Il futuro dello sport italiano.
serie a
CONI, Malagò: “Stop forzato provocherà feriti, dobbiamo mantenere in vita le società”
Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha affrontato la tematica legata al futuro dello sport italiano
Sono passati più di due mesi da quando l'Italia è stata potentemente colpita dalla pandemia del Coronavirus, che ha colto di sorpresa il Governo italiano. Per cercare di limitare il contagio e salvare quante più vite possibili, il Premier Giuseppe Conte ha indetto un periodo di quarantena obbligatoria, con cui l'Italia è riuscita ad affrontare la minaccia nel miglior modo possibile. Ad oggi infatti, i numeri dei tamponi positivi continuano a diminuire quotidianamente, e il numero dei pazienti guariti aumenta in modo incrementale giorno dopo giorno.
Il paese è dal 4 maggio entrato nella "Fase 2" della quarantena, ossia quella della convivenza con il virus, e il motore dell'economia ha iniziato nuovamente a funzionare: sono state riaperte molte attività lavorative fondamentali per evitare il collasso delle casse dello Stato. Inoltre ai cittadini sono state concesse maggiori libertà, come la possibilità di andare a visitare i congiunti o quella di praticare attività sportiva individuale. Nessuna novità invece per gli allenamenti di gruppo, decisione che ha creato moltissime polemiche nel mondo dello sport (e in particolar modo in quello del calcio): per riprendere le sessioni di gruppo, si dovrà invece attendere il 18 maggio, giorno da cui saranno concesse ulteriori libertà.
Ad analizzare il futuro dello sport italiano è intervenuto Giovanni Malagò, presidente del CONI, durante la diretta su Facebook "Sport: ripartiamo dalla base". Queste le sue dichiarazioni: "Lo sport italiano è fondato sulle società sportive dilettantistiche. Questo stop forzato provocherà diversi feriti, forse anche qualcosa di peggio. La priorità è mantenere in vita queste società, prima ancora di parlare di sgravi fiscali, iniziative per gli impianti e supporti dal sistema bancario".
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