VENEZIA-PALERMO

Venezia-Palermo 3-2: Brunori illude, poi crollo nella ripresa. Rosa ko al Penzo

Palermo avanti con Brunori ma che crolla rovinosamente nella ripresa contro il Venezia
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Ennesimo crocevia della stagione infausto. Il Palermostecca ancora, ribadendo, suo malgrado, i limiti strutturali, mentali e tecnici che ne hanno fin qui zavorrato la rincorsa alla zona playoff. La compagine di Corini ha dimostrato, ancora una volta, di non avere le carte in regola per ambire ad una classifica diversa da quella attuale. Venti minuti promettenti quanto illusori, approccio intenso, vigoroso e tonico al match che lasciava ben sperare al cospetto di un avversario tosto, ma non certo irresistibile, come il Venezia di Vanoli.

Pronti via, rosa corti, aggressivi, armoniosi e fluidi nello sviluppo della manovra in zona nevralgica, propensi a dare verticalità e ampiezza alla tessitura del gioco . Un Verre in origine ispirato che imbucava per il taglio di Brunori a campo aperto, stoccata chirurgica e vincente del nove sull'uscita di Joronen. Il var a certificare la bontà regolamentare della trama, il vantaggio all'alba del match, la strada apparentemente in discesa sul manto erboso del Penzo.

Il peccato letale di non saper tramortire gara e avversario, quando Soleri su assist di Brunori corretto da Saric, calciava incautamente addosso a Joronen con la porta spalancata. Quindi l'episodio, fortuito e condito da una buona dose di cattiva sorte, che ribaltava l'inerzia del match, Pigliacelli che centrava in pieno con un rinvio la schiena di Gomes, il rimpallo che diventa assist per il lob di Johnsen, parabola con il contagiri che pescava l'estremo difensore rosa abbondantemente fuori dai pali. Da lì, dopo un bel colpo di testa di Marconi sventato da Joronen, il Palermo si sfaldava progressivamente. Irretito dalla circostanza avversa, sovrastato da ritmo e ferocia agonistica dei padroni di casa. Var e posizione di offside di Johnsen, salvavano la squadra di Corini dal sorpasso lagunare già prima dell'intervallo.

Il Venezia si ripresenta con gli ingressi di Andersen e Tcherichev al ritorno dagli spogliatoi, il Palermo non cambiava nulla negli undici ma approcciava la frazione in modo a dir poco abulico. Palla banalmente persa sulla propria trequarti, corner regalato alla formazione di Vanoli. Nedelcearu che stacca con un braccio troppo largo, travolgendo Pohjampalo ma impattando simultaneamente la sfera, l'arbitro che decretava un penalty oggettivamente molto discutibile. Fatto sta che Pohjampalo trasforma implacabilmente dagli undici metri ed il Palermo sparisce per un paio di minuti dal campo. Giusto il tempo di allungarsi e protendersi in avanti in modo scriteriato e disomogeneo, facendosi infilare con irrisoria facilità dalla ripartenza a campo aperto di Zampano che serviva a Tessmann un delizioso assist per il tris.

Quasi in cerca di una scossa, più nervosa ed emotiva che tattica, Corini varava un triplo cambio: Masciangelo, Broh e Tutino in luogo di Gomes, Verre e Valente. In bambola e tramortito dall'inerzia lagunare, il Palermo incassava anche il poker: combinazione Pohjampalo-Johnsen- Candela e destro al fulmicotone del calciatore di Vanoli che non lasciava scampo a Pigliacelli. Un lungo check al Var ravvisava la millimetrica posizione di offside di Johnsen, invalidando la quarta rete degli arancioneroverdi.  Gettati nella mischia anche Sala e Vido per Aurelio e Soleri, nella speranza di imbastire qualcosa che somigliasse ad una reazione nel finale. Una giocata d'alta scuola di Brunori: controllo in anticipo sull'uscita incerta di Joronen e splendido destro a giro sulla traversa, ridestava i rosanero da uno stato di profondo torpore. Sala si guadagnava un rigore dopo uno slalom insistito sull'out mancino. Tutino realizzava il penalty, regalando scampoli di tenue speranza nel finale. Forcing generoso quanto confuso e desolatamente sterile, Venezia che congela sfera e risultato nei sei minuti di recupero. Palermo che torna ancora a casa a mani vuote, bucando rovinosamente l'ennesimo esame di maturità. Limiti mentali, caratteriali, tecnici. Mancanza di cinismo e concretezza, poca lucidità  e personalità nel leggere. gestire, interpretare le fasi topiche della partita. Il Venezia sorride ed incassa l'intera posta in palio, i rosa masticano amaro e si leccano le ferite. La zona playoff, proseguendo su questi standard prestazionali, permane obiettivamente una chimera. Battere il Benevento al Barbera diventa un must, per scongiurare il rischio incombente di un anonimo e desolante finale di stagione.

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