Pisa-Palermo

Pisa-Palermo 1-1: dominio e rimpianti! Di Mariano gol e bis sprecato, beffa Sibilli

Palermo padrone per un'ora, va avanti con Di Mariano e spreca il bis. Pari Sibilli

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Palermo

di Leandro Ficarra

Un pugno nello stomaco. La perla balistica di Sibilli, bagliore nel buio toscano ad una manciata di minuti dal novantesimo, è una stilettata all'ego di un Palermo che aveva dominato la scena per circa un'ora all'Arena Garibaldi. Un primo tempo in cui  la banda Corini aveva sciorinato una versione sontuosa, esaltante quanto inedita, di sé. La migliore, per distacco, dell'intera stagione. Un primo tempo gigantesco. Quasi perfetto.

Quel quasi fa tutta la differenza del mondo. Poiché se non marchi sul tabellino una superiorità talmente schiacciante, compiacimento ed orgoglio finiscono per  ristagnare nel lago torbido del rimpianto. Corini ha palesato nella scelta dell'undici iniziale la convinzione di poter fare la gara. Gestendo e comandando pallino ed inerzia del gioco. Il canovaccio sul campo gli ha dato insindacabilmente ragione. Almeno per l'intera prima frazione.

Un Palermo autorevole, intenso e brillante. Baldanzoso e coeso. Lineare, armonioso, fluido. Solido e particolarmente incisivo. Baricentro alto, squadra corta ed aggressiva, meccanismi corali e sincronismi oleati in entrambe le fasi di gioco. Damiani a dirigere il traffico, con fosforo, senso geometrico e piede educato, Aurelio e Di Mariano a garantire ampiezza e spinta sulle corsie, Verre a dipingere calcio, volteggiando sul centrosinistra e ricamando tra le linee, Saric a rullare le sue leve, cambiando passo e ritmo in percussione, sfaldando la densità pisana in zona nevralgica. Soleri in modalità full-time: peso, profondità e predominio nel gioco aereo, chiave per sgravare dalla morsa centrifuga dei centrali di D'Angelo bomber Brunori.

Fraseggio avvolgente e ragionato, dipanato sia tra le linee sia  sugli esterni, dinamismo e moto perpetuo volto a stanare la retroguardia nerazzurra ed a scoprirne il lato debole. Rasoiata di Saric e prodezza di Nicolas, folate ficcanti di Di Mariano ed Aurelio sulle corsie.

Concentrazione e reattività in sede di marcature preventive e applicazione dell'onda elastica difensiva. Distanze tra i reparti tarate in modo egregio, ogni ripartenza toscana spenta sul nascere grazie a tempi giusti di uscita in pressione sulla sfera, solerzia e cooperazione totale nel ricomporre la densità.

Verre che ispira Di Mariano, steso in area di rigore da Esteves. L'ennesimo penalty che diventa incubo per Brunori, goleador di razza che sparaasalve dagli undici metri. La tenuta nervosa e mentale utile a non scomporsi, continuando a tessere con sicumera la propria tela regale.

Davvero un tempo di gran bel calcio giocato dalla compagine rosanero.Verre che imbuca magicamente dalla trequarti a premiare il taglio interno di Di Mariano, il dieci che scava il pallone e conia il lob salvifico per scacciare spettri e venti di crisi.Checco che inciampa nell'ossimoro della sua partita, calciando incredibilmente fuori, a porta quasi sguarnita, il rigore in movimento del raddoppio, dopo l'assist di  Soleri imbeccato da Aurelio, a compimento dell'ennesima trama corale di pregio.

La ripresa inizia con una gestione attenta ma attiva del campo e del vantaggio. Fase di non possesso disinvolta ed ordinata per disinnescare la reazione fisiologica di un Pisa che ci prova ma non punge.Brunori si incarta in un raptus di egoismo, sbattendo sui difensori toscani anziché premiare inserimenti di Saric e Verre e tagli sul secondo palo di un liberissimo Di Mariano.

D'Angelo le ha già provate tutte o quasi: dentro Helmansson, Sibilli, Morutan, Masucci.

Corini vara un triplo cambio, dopo quello forzato per infortunio Marconi-Bettella, con Broh, Tutino e Valente per Damiani, Brunori e Di Mariano. Palermo che abbassa un po' troppo ritmo e baricentro, lasciando colpevolmente campo e iniziativa al Pisa pur senza rischiare granché. Circostanza che rende legittimo il dubbio sulla bontà, o meglio sulla tempestività, delle mosse del tecnico in quel momento storico del match. Segre rileva quindi Saric.

Qualità e verticalità nella gestione e nel palleggio della sfera calano sensibilmente. La compagine di Corini gioca con il cronometro e non riparte più con l'audacia e l'indice di pericolosità che avevano caratterizzato la prima parte monstre della gara rosanero. Masucci, sponda di petto,dà il là al siluro imparabile di Sibilli dai venti metri. Pari beffa dei nerazzurri. Gelo sulla panchina di Corini e volti basiti dei suoi calciatori.

Nel convulso finale, il Palermo rischia anche clamorosamente di perderla. Sarebbe davvero stato troppo.

Resta la consapevolezza, palesata da quanto mostrato sul rettangolo verde, di un processo di crescita innegabile ed esponenziale. Sotto il profilo tattico, di identità, sincronismi ed impianto di gioco. Escalation prestazionale e di condizione, in termini individuali e collettivi Evidenza che prescinde dai risultati. Trend certamente ascrivibile al buon lavoro di Corini. Il Palermo ha fatto per quasi un'ora una signora partita.Prendendosi la scena sul manto erboso dell'Arena Garibaldi, contro un avversario tra i più forti, organizzati e solidi dell'intero torneo. La classifica legittima inconfutabilmente il valore assoluto della formazione di D'Angelo.

A fare da contraltare, stride l'assenza di cinismo e malizia, doti imprescindibili per compiere il definitivo salto di qualità. Il Palermo ha ancora una volta dimostrato di avere potenzialmente le carte in regola per sedersi al tavolo dei playoff. Tuttavia, ci sono ancora un paio di gradini da salire. Step da compiere sul piano mentale e psicologico, ancor prima che tecnico. Sarebbe un peccato ruzzolare giù dalla scala sul più bello.  Proprio adesso che, con abnegazione, lavoro e lodevole determinazione, si è giunti sulla soglia di un'ambita e agognata anticamera che potrebbe schiudere le porte del paradiso.

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