Javier "El Flaco" Pastore ha rilasciato una lunga intervista al portale spagnolo "Relevo" in cui ha parlato del suo imminente ritiro dal calcio giocato e delle sue esperienze in carriera, compresa quella in rosanero.
L'intervista
Pastore: “Mi ritiro, il calcio non è più come prima. Quando ero al Palermo mi voleva…”
IL RITIRO
—"Il mio corpo non ce la faceva più. L'infortunio all'anca mi ha limitato tanto e sentivo dolori molto forti. Negli ultimi anni la mia testa mi voleva in campo: il pubblico, gli allenamenti, condividere lo spogliatoio... erano tutte cose che non mi facevano pensare al dolore - ha spiegato l'ex Palermo -. Quando mio figlio piccolo mi chiedeva di giocare a pallone in giardino mi ammazzava, non riuscivo nemmeno ad alzarmi dalla poltrona per quanto dolore avevo. Lì la mia testa ha fatto un clic e ho preferito decidere di non tornare a giocare, passando quest'anno ad operarmi come si deve e godermi mio figlio che è la cosa più importante. Nella mia testa non ho lasciato il calcio, ma non tornerò a giocare. Mi piacerebbe annunciare ufficialmente prima di giugno il mio ritiro dal calcio giocato."
IL CALCIO DI OGGI
—"Avevo lasciato una porta aperta per vedere come mi fossi sentito - ha raccontato l'argentino - ma non mi sono nemmeno allenato per tornare. Il calcio è cambiato, ora è molto più fisico e meno tecnico. Non sono le migliori condizioni per il mio stile di gioco. Negli ultimi anni non sono stato al 100% a livello fisico e gli allenatori che ho avuto mi dicevano che dovevo correre di più, saltare di più, essere più veloce. Non era più così fondamentale l'importanza che ha un giocatore nello sviluppo del gioco, nel dare un buon passaggio, nel fare un assist, nel giocare con i compagni, nel segnare... tutto questo è passato in secondo piano. Oggi la priorità è correre molto ed essere alti, poi se giochi anche bene è qualcosa in più. Non sono un atleta e nemmeno posso allenarmi per esserlo, quello che mi rende felice è giocare la palla, no correre 20 km a partita."
I TEMPI DI PALERMO
—"Interesse di una big quando giocavo in Sicilia? Negli anni di Palermo si è parlato molto con il Barcellona, però non ci sarebbe stato spazio per giocare lì. Non è mai stata una decisione del club. Nel calcio sono rimasti dentro di me tanti allenatori, come per esempio Delio Rossi al Palermo, metteva la squadra in condizione che il mio gioco fosse più protagonista. Gli altri sono stati Ànegl Cappa, che mi fece debuttare nell'Huracàn. Al PSG mi sono trovato bene con Ancelotti, pero Blanc amava il mio stile di gioco - ha concluso l'ex trequartista rosanero - mi dava tanta libertà, fiducia e concetti che hanno reso la mia carriera molto buona in quegli anni."
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