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Palermo, querelle Brunori: eccessi e silenzi di una normale storia di calciomercato

Calciomercato Palermo
Le parole di Brunori chiudono, forse, in casa Palermo una querelle di mercato in cui eccessi e silenzi hanno complicato non poco quadro, toni e ricerca di una ragionevole soluzione del caso.
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di Leandro Ficarra

Non proprio una storia d'amore. Ordinaria querelle di calcio e calciomercato. Grande e variegato circo in cui, incidenza e peso specifico di sentimenti e pulsioni emotive sono, purtroppo e salvo rarissimi casi, elementi di corredo. Poche volte dirimenti. Ragion per cui, è assolutamente normale e fisiologico che un idillio professionale tra un calciatore ed il suo club di appartenenza possa impelagarsi in ciclici check-point di criticità.

Corto circuito, prolungato e tormentato, quello tra Brunori ed il Palermo, figlio di interessi e posizioni divergenti. momento storico in cui la condizione motivazionale e psicologica del professionista non era proprio al top. Dopo un triennio esaltante, sul piano prestazionale e realizzativo. Le sirene, più o meno illusorie, della Serie A, l'amarezza per l'ondata di dissenso e ostilità da lui stesso alimentata con delle dichiarazioni infelici. In origine e concettualmente prive di dolo. Comunque fuori tempo, fraintendibili e decisamente mal poste in termini di forma, dopo il cocente ko patito al Penzo contro il Venezia.

Coesione ed equilibrio tra tutte le componenti come fattori critici di successo. Basi e plus imprescindibili per il perseguimento del traguardo. Giudizi di pancia ed altalene umorali generano ansia, tensioni e pressioni che logorano e zavorrano il percorso di ogni squadra. Questo, probabilmente, il senso di uno sfogo genuino a caldo, un rigurgito di frustrazione post sconfitta, uscito male ed arrivato peggio. Da lì, si è delineato un quadro sempre più spinoso. Con parte della tifoseria ferita e delusa, che ha sbraitato il suo biasimo, talvolta con toni beceri e ben oltre i confini dell'umana ragionevolezza. Col bomber che ha sempre più contemplato nel suo intimo l'ambizione di vivere calcisticamente una nuova esperienza. Voglioso di salire sull'ultimo, o quasi, treno con destinazione Serie A. Alla soglia dei trent'anni, al culmine di una gavetta problematica e calcisticamente in salita, che ha trovato lustro, ribalta ed orizzonti degni del suo talento sul manto erboso del Barbera. Ambizione professionalmente legittima, difficile da conciliare con le altrettanto comprensibili ragioni del club che lo ha di fatto reso Brunori. Scommettendo in tempi non sospetti su un carneade dal bagaglio tecnico sopraffino, annacquato da indolenza, discontinuità ed un percorso personale non dei più agevoli.

Palermo categorico: per noi sei al centro del progetto tecnico.  Impensabile, strategicamente, non realizzare una plusvalenza sul cartellino del tuo giocatore più prolifico e performante degli ultimi tre anni in caso di cessione. Sulla base di sei milioni si può intavolare una negoziazione con club di A. Sulle big di B veto assoluto. Così, i cinque milioni messi sul piatto dalla Cremonese, diretta concorrente del Palermo nella corsa alla A,non hanno fatto gioco. Al pari del paio di milioni che società come Genoa, Lecce, Empoli, Verona sarebbero state disposte ad elargire integrando qualche contropartita tecnica nell'affare. Suggestione Fiorentina ed ipotesi scambio con Nzola: chiacchiera tra De Sanctis e Pradè rimasta tale. L'impasse che si è venuto a creare è stato logorante ed imbarazzante. Il ragazzo, professionista irreprensibile, in ritiro con malcelata insofferenza. Stati generali del club saldi sul punto, trincerati dietro un silenzio inerziale ed assordante. Poi l'assenza del calciatore in tribuna, al fianco dei compagni indisponibili, nell'amichevole di Chesterfield contro il Leicester.  Questo fino all'intervista riparatrice di domenica notte. Figlia di una presa di coscienza del bomber che, dopo essersi confrontato con entourage, management ed area tecnica, si rende conto che è giunto il momento di parlare. Di spiegare e di spiegarsi.

Non c'è enfasi, niente sorrisi di circostanza o iperbole retoriche e ruffiane, ma una significativa trasparente ammissione di colpa, una calcistica assunzione di responsabilità  di un tesserato che è ancora bomber e capitano di un club prestigioso ed importante, che rappresenta una piazza di impagabile passione e dal rimarchevole blasone calcistico e lo sottolinea con fierezza. Una sobria esternazione del legame con una società ed una città che lo hanno consacrato l'attaccante di livello che è oggi.

La promessa, eticamente doverosa, di concentrare ogni stilla di energia sul raggiungimento del traguardo prefissato dal club con cui è sotto contratto. Mossa che nasce dall'esigenza dell'uomo di trovare argine a travaglio interiore ed insostenibile disagio. Uscendo dalla morsa, inopinata e deplorevole, delle aspre e scurrili invettive social reiteratamente subite nel corso delle ultime settimane. Presa d'atto del professionista, che ha probabilmente fiutato lo status quo e le contingenze di mercato stantie attorno al suo profilo. Ritenendo opportuno ricucire uno strappo, divenuto progressivamente squarcio, con un ambiente a cui ha dato tanto sul campo, ricevendo molto, sotto il profilo di affetto e considerazione, ben oltre i confini del rettangolo verde. Salvo colpi di scena last minute,Brunorigonfierà ancora le reti avversarie indossando la maglia rosanero. Continuerà a coniare perle balistiche d'autore, divorare la profondità con la voracità dei bomber di razza. Legare ed impreziosire le trame offensive, con sponde al miele ed imbucate geniali per tagli degli aculei del tridente ed inserimenti dei centrocampisti di Dionisi. In linea con l'evoluzione tecnico-tattica che lo ha consacrato completo e funzionale terminale di manovra. Non solo rapace e risoluto finalizzatore in the box. 

L'indole bizzosa, egocentrica, talvolta suscettibile, schiva e un po'scorbutica di un bravo ragazzo, che di mestiere fa egregiamente l'attaccante, non è il fulcro di questa vicenda. I cui toni e contorni hanno davvero raggiunto dimensioni esasperanti ed eccessive. Principale stortura, di una storia in cui, sul piano umano e della morbosità si è decisamente passato il segno. Che va dimensionata correttamente e riportata sui giusti binari, quelli di una normale dinamica e classica bega di calciomercato. Rivedibile l'atteggiamento del club, bravo a mantenere fermezza e lucidità nella gestione della spinosa questione. Decisamente meno, forse fin troppo passivo oltre che tardivo, nel dirimere la querelle a livello interno e sul piano mediatico. Palermo e Brunori proseguono, probabilmente, insieme, poiché per entrambi, in questo momento storico, è la soluzione migliore. Nonché l'unica possibile. I sorrisi di tutti aumenteranno in maniera direttamente proporzionale al numero di reti e vittorie conquistate. Questa è la sostanziale verità, al netto di ipocrisie e favole di inscindibili, connubi imperniati su eterna gratitudine e corrispondenza di amorosi sensi che nel calcio business dell'era moderna, purtroppo, non esistono più. O quasi. Ora urge archiviare e resettare. Ritrovare equilibrio, condivisione e linfa motivazionale per legittimare ambizioni e centrare gli obiettivi comuni. Brunori resta polo centrale nel progetto tecnico di un club dalla proprietà solida, facoltosa e prestigiosa.  Il Palermo ha bisogno anche dei suoi gol e delle sue giocate per centrare il salto di categoria. Assodato che, fino alla chiusura della sessione estiva, vedi effetto domino da valzer di punte in Serie A, ogni scenario permane ancora possibile.

 

 

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