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Palermo, la Cassazione smentisce se stessa: l’operazione Alyssa è un «artificio contabile». I dettagli

Maurizio Zamparini

Secondo i giudici della terza sezione della Suprema Corte l'affare Mepal-Alyssa sarebbe stato compiuto «strumentalmente per mettere i conti in ordine». Nei giorni scorsi la sesta sezione l'aveva definito non fittizio

Mediagol92

Caos anche in Cassazione.

Il Palermo oggi attende l'udienza della Corte Federale d'Appello per capire in quale serie giocherà nella prossima stagione. In primo grado il club rosanero è stato condannato alla retrocessione in Serie C, a causa di illeciti amministrativi che hanno permesso alla società di viale del Fante di iscriversi a tre campionati. Pomo della discordia, su cui si basa tutta l'accusa della procura federale, è la cessione del marchio Mepal alla holding lussemburghese Alyssa.

L'edizione odierna de Il Giornale di Sicilia evidenzia come questa operazione è ancora parecchio discussa e poco chiara anche per la Cassazione: "Il credito Alyssa, quello che per la sesta sezione non poteva essere considerato «fittizio», è invece un «artificio contabile» compiuto «strumentalmente per mettere i conti in ordine» per la terza sezione, che ha confermato gli arresti domiciliari per Zamparini lo scorso 24 gennaio".

Le motivazioni della Suprema Corte sono arrivate in virtù dei ricorsi presentati dall’imprenditore friulano (in merito all’esecutività degli arresti domiciliari) e dalla Procura di Palermo (sul mancato sequestro di 50 milioni di euro). Entrambe le richieste sono state rigettate e sono state confermate le misure cautelari per Zamparini, che andrà a processo il prossimo 2 luglio. La Suprema Corte, nello specifico la terza sezione, ha evidenziato «il carattere di artificio contabile» dell’operazione dato dalla discrepanza tra il valore della partecipazione e il corrispettivo pattuito: la valutazione di Mepal sarebbe stata di circa 18 milioni, mentre il prezzo di acquisto da parte di Alyssa è stato di 40 milioni.

Secondo la Cassazione, tra l'altro, la cifra pattuita non sarebbe nelle disponibilità della holding lussemburghese e nelle conversazioni tra Zamparini e gli altri soggetti «si manifesta in modo chiaro la natura fittizia dell’operazione, compiuta strumentalmente per mettere i conti in ordine, dissimulando la reale situazione economico-patrimoniale della società».