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mediagol palermo Palermo, essere squadra e sapersi accettare: solidità e punti tra plus e criticità

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Palermo, essere squadra e sapersi accettare: solidità e punti tra plus e criticità

Palermo Calcio Inzaghi
Palermo poco brillante ma granitico contro un Venezia di alto lignaggio. Performance rosa arida sul piano propositivo ma estremamente solida, Punto prezioso e perfetta fase difensiva. Vari gl aspetti perfettibili su cui Inzaghi avrà modo di lavorare
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di Leandro Ficarra

PUNTO PREZIOSO - Punto pesante. Edificato con abnegazione, carattere e resilienza. Rendiconto massimale nella fattispecie. Prestazione fornita e caratura dell'avversario inibiscono altre velleità. Palermo solido, applicato, gagliardo nella fase di non possesso. Marchio di fabbrica della banda Inzaghi. Decisamente arido e sterile in sede di costruzione e sviluppo della proposta offensiva. Mai ispirato, fluido e lineare con la sfera tra i piedi. Visibilmente provato, sotto il profilo atletico e mentale, dai numerosi impegni a strettogiro di posta. Rosa fisiologicamente poco brillanti. Privi di lucidità, idee e qualità necessarie a pungere il Venezia di Stroppa. Lagunari che hanno patito, si fa per dire, una ventina di minuti. Palermo che approccia con audacia e buona intensità. provando ad aggredire, alto e forte, l'undici arancioneroverde. Forcing alimentato dall'onda d'entusiasmo del Barbera. Volée di Segre su torre di Diakitè. Unico squillo a turbare la quiete di Stankovic.

VENEZIA DA BIG, ROSA IN RISERVA - Busio e soci hanno progressivamente conquistato scena e pallino del gioco. Mostrando coralità, armonia, scorrevolezza e cifra tecnica di assoluto rilievo nella tessitura della manovra. Marcando una supremazia in termini di fosforo e reattività, specie in zona nevralgica, che ha indirizzato l'inerzia nell'ultima ora di match. Logica conseguenza i tre gialli a Pierozzi, Augello e Bani nella prima frazione. Fardelli dirimenti nella performance dei sanzionati e nelle scelte di Inzaghion the road. Il Palermo si è accettato. Lottando strenuamente con quello che aveva. Vis agonistica, compattezza, dedizione e densità nello svolgimento di una fase difensiva difficilmente scalfibile. Luce fioca in mediana, complice l'assenza di Ranocchia. Non certo un playmaker puro. Comunque unico interprete dotato di senso geometrico, visione e tasso tecnico utili ad impreziosire tracce e tempi di manovra. Blin e Segre hanno fatto legna finché le gambe hanno retto. Gli acciacchi di Augello e Gomes hanno complicato  il piano gara di Inzaghi. Palermoappannato in termini di ritmo, esplosività ed intensità rispetto agli standard abituali. Troppi i duelli persi sulle proverbiali seconde palle. Trio Segre-Blin-Giovane in mediana apprezzabile per schermatura, interdizione, sagacia. Tuttavia impossibilitato, per caratteristiche peculiari, ad uscire con pulizia in palleggio dalla pressione lagunare. Ricorso al lancio lungo tema obbligato e sistematico. Pohjanpalo e Brunori spesso isolati e sovrastati dalla morsa dei centrali di Stroppa. Rosa privi di energia e veemenza, imprescindibili per accorciare sequenzialmente con le linee in avanti, creando giusti presupposti per riconquista e transizione. Palermo che non ha mai trovato interspazi e connessione sulla trequarti offensiva. Né, tantomeno, profondità alle spalle del pacchetto arretrato ospite. Concetto di ampiezza drasticamente ridotto da Augello a mezzo servizio e Diakitè votato alla fase di copertura. Sbocchi sulle corsie totalmente dissolti nella ripresa, quando Inzaghi ha rilevato l'ex Cagliari ed il fido Pierozzi, entrambi ammoniti, con Gyasi e Peda.

STERILI MA SOLIDI - Seconda frazione in cui il Venezia ha menato le danze, fase di non possesso del Palermo che ha denotato crismi di eccellenza. Plus costante e proficuo che nutre classifica, morale ed autostima. Pur subendo palesemente la notevole caratura, collettiva ed individuale, degli avversari, gli uomini di Inzaghi non hanno corso rischi clamorosi. Venezia limpido, organico e brillante nell'imbastitura della sua tela offensiva. Dinamico senza palla, bravo ad attaccare gli spazi. Palermo granitico e disciplinato a protezione di Joronen. Squadra corta, blocco basso, vigoria ed attenzione maniacale in marcatura e nella chiusura delle diagonali. Un paio di conclusioni di Kike Perez trovano pronto il portiere finlandese. Un pregevole acuto in slalom del guizzante Yeboah murato da Bani. Interventi, prodigiosi e provvidenziali, ad evitare il peggio firmati dall'ex Genoa e da Diakitè. Le interazioni di Inzaghi dalla panchina, staffetta Brunori-Le Douaron, Gomes per Giovane, non sortiscono effetti rilevanti. Rosso finale a Ceccaronisigilla la sofferenza. Debutto nel finale per Bereszynski in luogo di un esausto Diakitè. 

Mettere fieno in cascina. Anche in giornate non di grande vena. Valore inestimabile, paradigma concettuale dell'Inzaghi pensiero. Una decina di punti  stagionali, strappati con ardore, pragmatismo e sofferenza. Dote spesso decisiva ai fini del perseguimento dell'obiettivo. Imbattibilità e continuità mantengono i rosa in alta quota. Indole famelica, spirito gagliardo e battagliero. Intensità e ferocia, atletica e mentale, nell'interpretare il match. Automatismi, sinergia, dedita compartecipazione alla base di una fase di non possesso serrata. Pregi e basi tangibili di un Palermo che si mostra squadra nella sua accezione più virtuosa. Il punto conquistato contro la compagine di Stroppa è prezioso e non banale. Fa il paio con il pari del Manuzzi. 

RIFLESSIONI E CRITICITÀ - Tuttavia, emergono ragionevolmente anche elementi di criticità. Da esplorare ed analizzare per comprendere quanto perfettibili. In quanto squadra fisica, tendenzialmente strutturata e muscolare, il Palermo riesce a risultare tracimante quando sovrasta l'avversario sul piano atletico. Imponendosi in termini di ritmo, esplosività, reattività. Vincere i duelli nel gioco aereo, fagocitare le seconde palle. Alzare linea e frequenza del pressing, prevalere in riconquista per alimentare transizione e verticalità. Matassa molto più complessa in giornate di gamba vuota e debito d'ossigeno. Quando il livello dei contendenti si alza ed il ritmo rosa scema. Con tempi e spazi drasticamente ristretti, l'assenza di un polo catalizzatore in zona nevralgica, che elevi ricercatezza di esecuzione e pensiero in sede di costruzione, pesa non poco. Con Ranocchia ai box, la manovra risulta piatta e fin troppo scolastica. Emerge nitidamente un deficit di fosforo e qualità. Figlio dell'assenza nel reparto di un centrocampista in grado di innescare adeguatamente catene laterali ed attaccanti. Dosando magistralmente tempi e giri della sfera.

Nel reparto offensivo affiora la sensazione che vi sia ampio margine per trovare la chiave e settare i codici d'accesso. Capitalizzando al meglio l'ottimo potenziale. La crescita condizionale di Palumbo, estro ed imprevedibilità in rifinitura e finalizzazione, sarà un fattore. Trovare funzionalità e profitto a talento e vena realizzativa di Brunori garantirebbe un upgrade significativo. Interpretazione del ruolo e tipologia di calcio, gladiatorio e poco fraseggiato, non appaiono fin qui propriamente nelle corde del capitano. Lodevole per piglio ed abnegazione, ma talvolta in affanno, nel giocare palle sporche e vaganti, figlie di contese muscolari e duelli arei, in cui paga dazio per attitudini e struttura. In relazione a quadro tattico e peculiarità dell'avversario di turno, Inzaghi ha spesso optato per mole, centimetri ed ardore di Le Douaron. Pohjanpalo resta cecchino implacabilein the box.  Basta implementare lignaggio e computo di cross ed assist in verticale giocabili dal totem finlandese. Spunti di riflessione ed evoluzione su cui Inzaghi avrà modo e tempo di lavorare in concomitanza con la prossima sosta. Magari chiudendo al meglio l'estenuante tour de force con un prezioso blitz esterno a La Spezia.