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L'INTERVISTA

Palermo, Di Francesco: “Vogliamo far felice un popolo. De Zerbi genio, mio padre…”

Palermo calcio
Federico Di Francesco racconta i suoi primi mesi con la maglia del Palermo di Corini e gli obiettivi da centrare con il club rosanero
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Pietra miliare del calciomercato estivo del Palermo FC, Federico Di Francesco sta progressivamente integrandosi al meglio nello scacchiere tattico di Eugenio Corini. Prestazioni in crescendo, cambi di passo, giocate di qualità ed intelligenza calcistica di categoria superiore per l'ex Lecce, big che sposta gli equilibri nel torneo cadetto per doti tecniche, sagacia tattica e personalità. Bologna, Sassuolo, Lecce tra le tappe più significative nella carriera di un figlio d'arte che in Serie A ha dimostrato con i fatti di poter ben figurare ed ha tutta l'intenzione di tornarci quanto prima con la maglia rosanero. Attaccante esterno di straordinaria duttilità che ha alzato sensibilmente il livello in seno al tridente offensivo della squadra di Corini. Il classe 1994 si racconta in un'intervista concessa al Corriere dello Sport.

"Un gruppo eccezionale. Qui fin dal primo giorno mi sono sentito subito a mio agio. Credo sia fondamentale sempre mantenere l’equilibrio, vivere con umiltà tutto. L'esperienza di Bologna è stata formativa ed importante, la piazza di Palermo è ancora più passionale,  c'è un rapporto  tra squadra e città più forte. Abbiamo lo stimolo di fare felice un popolo e la responsabilità di dare il meglio. La squadra rosanero mi è sempre piaciuta sin da ragazzo, trasmette entusiasmo, ma non ero mai stato in città. Ora che la conosco mi piacerebbe fare qualcosa di storico assieme a questo gruppo ma sono uno che guarda al presente. Mio padre Eusebio? Negli anni il rapporto è cresciuto, più maturo, io sono diventato padre a mia volta. Ho due figli e questo cambia le cose. Da ragazzo ne soffrivo di più, qualche cattiveria, paragoni che non fanno piacere. Poi impari a conviverci e prendi il meglio. Per me lui è un esempio in ogni senso, era uno che dava tutto in campo e rispettava il proprio lavoro. Io guardo quello. Poi quando siamo insieme, fra le altre cose, parliamo di calcio che ci accomuna da sempre. Lui è stato uno dei primi a consigliarmi Palermo. De Zerbi? Allenatore geniale per certi versi: mi aveva voluto lui, ho vissuto un calcio diverso, allenamenti mai fatti prima. Abituato a giocare per difendermi e ripartire, ho anche faticato a comprenderlo: avevo accanto Berardi, giocatore formidabile, uno dei più forti in Italia. Mi ha lasciato tanto e mi è spiaciuto aver sbagliato qualche atteggiamento; tornassi indietro, mi piangerei meno addosso, concentrandomi di più sul lavoro".  

 

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