di Anthony Massaro
SCHEDA COULIBALY
Palermo, dal Senegal alla Serie A: Mamadou Coulibaly ed i sogni che guidano
Sogni, coraggio, paure. Volontà di cambiare vita, il desiderio di svoltare e la paura del mare, che troppo spesso ha fatto male e spezzato vite. L'Africa e l'Italia, nel mezzo il Mediterraneo, tomba senza nome di oltre 26mila persone (dal 2014 ad oggi) che cercavano la luce e, invece, hanno incontrato le stroncanti onde azzurre. Per fortuna, non per tutti, il destino è stato crudele e molti, ancora oggi, continuano a sbarcare sulle coste dello stivale, in cerca di un percorso migliore, che le terre del continente africano difficilmente possono garantire.
A quel punto, ogni vita prende il suo cammino, spesso in salita ma sotto un cielo decisamente più lieve. Altri, baciati dall'alto e con lo spirito giusto, hanno la possibilità di svoltare. Il calcio è una via, forse una delle più belle da raccontare. Un pallone da calciare può cambiare le sorti di famiglie e generazioni intere. Non esclusivamente di un singolo individuo, spesso lontano centinaia di migliaia di chilometri dalla propria casa, solo per inseguire il sogno di una vita. Solo, si fa per dire.
Anche dall'altra parte, nulla è perduto. Il continente africano, ormai da tempo, a livello calcistico, è in grande via di sviluppo. Il Senegal ha vinto l'ultima edizione della Coppa d'Africa ed ha raggiunto gli ottavi di finale dell'ultimo Mondiale. Il Marocco dei miracoli ha eliminato Spagna e Portogallo prima di arrendersi alla Francia nell'ultima semifinale in Qatar. Il florido parco giocatori delle giovanili nigeriane ed il talento algerino sono ulteriori segnali tangibili di un progresso che negli anni darà vita a nuovi importanti successi sportivi.
Da Alfred Gomis a Kalidou Koulibaly, passando per Fodé Ballo-Touré e Boulaye Dia. Tutti giocatori oggi nel giro della Nazionale guidata da Aliou Cissé, che disputerà la Coppa d'Africa edizione 2024 da Campione in carica. I quattro giocatori citati in comune hanno il trascorso o l'attuale militanza nel calcio italiano. Fattore che si collega e non poco al tema immigrazione. Si, perché proprio in Italia c'è un giocatore, approdato al bordo di un barcone, che adesso insegue il suo sogno attraverso il pallone. E le sue origini sono riconducibili a quelle dei Leoni della Teranga.
Mamadou Coulibaly, 15 anni e idee chiare il giorno dell'addio alla sua terra natale. Zaino in spalla e si parte alla volta dell’Italia. Pullman fino al nord del Marocco, attraversando il Senegal, la Mauritania e il deserto. Tante sono state le tappe prima di raggiungere la meta, il sogno di una vita: dalle notti passate a dormire su un molo, all’ospitalità ricevuta dalla Zia di Grenoble. Poi l'approdo nella nostra terra. Livorno, la casa famiglia di Montepagano, il provino in Seconda Categoria con il Foresto Sparso. Quel ritiro estivo fece intravedere qualità non indifferenti all'occhio del navigato uomo di calcio delle piccole provincie. Infine ecco il Pescara, prima vera luce nel suo viaggio di vita che si mescola perfettamente al calcio.
La Primavera al classe 1999 stava stretta e nel 2017, quando incrocia Zeman, la Serie A smette di essere un sogno e passa dal diventare realtà. Lo stesso, coronato dalla famiglia, che attraverso una sudata colletta, è riuscita a seguire il figlio in tv dal Senegal, quando debuttò dal primo minuto in un Pescara-Milan, terminato 1-1. La prestazione fu da gigante navigato nella categoria, nonostante fosse un vero e proprio debutto dopo lo scorcio di match concessogli dal boemo in occasione della sconfitta di Bergamo, con l'Atalanta.
Coulibaly non perde tempo ad entrare nelle gerarchie del maestro Zdenek, totalizzando con lui le prime ventotto presenze italiane, tra massima serie e cadetteria (l'anno dopo la retrocessione), mettendo a referto anche due gol e due assist. Interno muscolare e dalla mole imponente, Mamadou può agire da centrocampista centrale e all'occorrenza può ricoprire anche il ruolo di intermedio in virtù di gamba, prestanza atletica e discreta tecnica di base. Era perfetto per l'idea di calcio dell'allenatore nativo di Praga, oggi ancora una volta sulla panchina del Pescara.
Il trasferimento a titolo definitivo all'Udinese la reale gratificazione dopo i sacrifici fatti. La realizzazione di qualcosa di concreto, dopo il sogno di giocare tra i grandi professionisti. La società dei patron Pozzo mise sul piatto due milioni di euro per il prospetto senegalese, che in un secondo momento venne girato in prestito in alcune piazze di Serie B: Carpi, Virtus Entella, Trapani e Salernitana.
Tre fra queste società hanno un profilo che le accomuna: Fabrizio Castori, altro allenatore di rilievo nel suo percorso professionale."È un centrocampista universale: ha grande capacità di tenere alto il livello della sua prestazione, è incredibile come riesca a giocare con ritmi alti e costanti", ha raccontato il mister di San Severino Marche in una recente intervista rilasciata ai microfoni del "Giornale di Sicilia".
Con l'ex allenatore del Perugia Mamadou ha giocato ben 4.474 minuti: 60 presenze, sei reti e due assist vincenti per i compagni. Poco importa se a Carpi e in quel di Trapani, insieme al suo fido tecnico, è retrocesso dalla Serie B alla Lega Pro (categoria nella quale non ha mai giocato). La vita, come nello sport, presenta a chi persevera l'opportunità del riscatto, di dimostrare realmente il proprio valore. Salerno, l'Arechi, ancora la cadetteria e quel sogno di riportare una piazza così calorosa in massima serie dopo ventidue anni dall'ultima volta. Al termine di quel faticoso percorso, nel 2021, la Salernitana dello stesso Castori, riuscì a prendersi quella tanto agognata Serie A. Un traguardo meritato.
Nella stagione 21/22 il club granata non ingrana e nelle prime otto giornate realizza appena quattro punti. Il tecnico marchigiano viene sollevato dall'incarico e subentra Colantuono. L'addio nella solitudine, su una panchina davanti al mare. Il classe 1954 non sarà il protagonista di quella miracolosa salvezza firmata dal brillante binomio Nicola-Sabatini, ma lascerà in dote a Mamadou l'ebrezza di rivivere i bei tempi di Pescara, il quale segnerà addirittura due gol in quel primo lotto di gare. Successivamente al cambio in panchina il centrocampista senegalese giocherà solamente altre tre volte, a causa di alcuni acciacchi fisici che lo costringeranno a saltare buona parte della stagione. Trovando spazio solo nel finale, dove il sogno è divenuto, ancora una volta, realtà. Quasi come un talismano, come un cacciatore orizzonti.
Il nuovo corso Iervolino a Salerno prende sempre più forma. E nel suo progetto non c'è più spazio per Coulibaly. L'ex Virtus Entella sarà costretto ad accettare la cessione in prestito, che comunque gli permetterà di tornare a giocare con continuità, in questo caso, ancora una volta, in Serie B. La Ternana di Cristiano Lucarelli (nel mezzo una breve parentesi targata Andreazzoli) gli permette di giocare quasi sempre titolare, a parte qualche acciacco estemporaneo. Ventotto apparizioni, tre gol, un assist e tanta fame agonistica dimostrata. Il duttile jolly senegalese è riuscito a conferire ritmo, fisicità ed intensità alla squadra rossoverde, che comunque è riuscita ad ottenere una salvezza più o meno tranquilla.
Oggi Mamadou sbarca a Palermo, un ritorno per lui in Sicilia. Un'avventura certamente diversa, i percorsi tornano alle radici e si rinnovano. Coulibaly, la cadetteria, il sogno di riportare una piazza importante in Serie A ed il calore della gente che fa da spinta propulsiva. Ad Eugenio Corini l'ennesimo innesto con comprovato background e spessore in categoria.
Ragazzo umile, profondo e meticoloso nel lavoro. Riguarda le sue partite, cerca il miglioramento costante e come quella volta che lasciò casa sua, SOGNA! Dalla casacca del Senegal alla Champions League, ma oggi il suo focus è tornare dove tutto è iniziato, ma con la maglia rosanero cucita sulla pelle.
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