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Martín Palermo a Mediagol: “Vi svelo il mondo di Schelotto, ha un sogno. Zamparini, io sapevo tutto. Ecco la sua squadra con Vazquez”

Martín Palermo a Mediagol: “Vi svelo il mondo di Schelotto, ha un sogno. Zamparini, io sapevo tutto. Ecco la sua squadra con Vazquez”

L'intervista esclusiva alla leggenda del calcio argentino.

Mediagol40

Sei anni assieme al Boca Juniors, dal '97 al 2000 e dal 2004 al 2007: caterve di gol, innumerevoli emozioni, una bacheca piena di trofei. Quando Martín Palermo incrocia, negli Xeneizes, Guillermo Schelotto (attuale tecnico dei rosanero), ritrova un acerrimo rivale che nelle giovanili aveva acceso la stracittadina di La Plata. Nei clasicos tra Estudiantes e Gymnasia (i club che vedono crescere rispettivamente 'El Titan' ed 'El Mellizo') i due sono spesso protagonisti di un duello in un clima rovente per non trattarsi di Prima Squadra. Ragion per cui, giunti al Boca, vengono inizialmente costretti a volersi bene: lo staff tecnico impone loro di dormire nella stessa camera e di condividere i palloni in allenamento. A poco a poco, da rivali iniziano ad essere amici, quindi inseparabili e infine fratelli del gol.

Intervista realizzata da Claudio Scaglione

Da Palermo al Palermo. Se dico 'El Mellizo', cosa le viene in mente?

"Un'onda di emozioni. Innumerevoli date. Forse la prima che mi viene in mente è il 28 novembre 2000, giorno in cui abbiamo alzato al cielo la coppa intercontinentale battendo a Tokyo il Real Madrid di Del Bosque. Un anno prima, invece, era accaduto qualcosa che mi fa ancora sorridere..."

Cosa?

"Dopo aver segnato un gol al Newell's Old Boys, andai a festeggiare sotto la curva dei tifosi del Boca, abbassandomi i pantaloncini. Lui, Guillermo, sapendo che il gesto poteva costarmi caro, provò a coprirmi col corpo, cercando di celare il fatto al direttore di gara. Ma poi arrivò il Mudo Riquelme e rovinò la copertura di Schelotto (ride, ndr)".

Ecco, il Mudo. A distanza di anni, El Mellizo dovrà avere a che fare con un altro Mudo, non Riquelme, bensì Franco Vazquez. Dove collocare Franco nel 4-3-3 di Schelotto?

"Eh... Sarà un problema di Guillermo (ride, ndr). Il 4-3-3 è divenuto un suo tratto distintivo nel Lanus: ha basato su questa ideologia tattica innumerevoli successi coi granata. Lui sicuramente partirà da questa idea del tridente d'attacco, ma successivamente dovrà capire come poter far recitare ai propri giocatori questo spartito - spiega Martín Palermo in esclusiva ai microfoni di Mediagol.it -. Vi sono calciatori che elevano la cifra tecnica di una squadra e di cui non puoi fare a meno: Franco Vazquez è uno di questi. Starà a Schelotto cucire il perfetto vestito tattico da consegnare al Mudo: dovrà, in buona sostanza, scoprire in quale posizione potrà esprimersi al meglio. Non manca di certo a lui. Vedete, Schelotto ha tre segreti".

Quali?

"La sincera comunicazione, lo splendido rapporto di collaborazione coi giocatori e l'individuazione della miglior posizione in cui certi calciatori possano esprimersi al massimo delle proprie potenzialità".

Palermo e Schelotto, El Titan y el Mellizo. Amici, prima che ex compagni al Boca. Da quanto tempo sa che Guillermo avrebbe potuto trovare sistemazione in una panchina in Europa?

"Sono stato uno dei primi a sapere di questa bozza di accordo tra il mio caro amico El Mellizo e il Palermo. Alcuni giorni prima che Schelotto andò a casa del presidente Zamparini, parlando con il mio procuratore, Gustavo Goñi, lui mi disse che era in contatto con Zoran Lemic (fratello di Vlado, leggi qui l'approfondimento) e che si stava provando a mettere a frutto questa idea: portare Guillermo in Italia. Gli chiesi 'dove' e lui mi disse 'Palermo'. Ero davvero felice per lui".

Le raccontò alcuni dettagli di questo incontro con il presidente del Palermo?

"Sì, mi spiegò come Zamparini ne rimase affascinato sin da subito. Bastarono praticamente delle chiacchierate in cui Schelotto manifestò questa sua grande voglia di spiccare, di seguire le orme dei grandi allenatori argentini che in passato e tuttora hanno successo in Europa. Questa fame sportiva, unita alle idee innovative di Guillermo sembrano abbiano convinto all'istante il presidente del Palermo. Quando tornò da questo summit, ci sentimmo, mi disse che era emozionato. Non solo era stato in grado di entrare nelle grazie di Zamparini, ma lo aveva convinto a tal punto da poter dare avvio a un progetto triennale a partire da giugno 2016 - ha aggiunto Martín Palermo a Mediagol.it -. Allo stato attuale si trova in vacanza con la famiglia negli Stati Uniti, le aveva pianificate sin da prima, non pensava che la data del suo insediamento potesse essere anticipata. E invece, alcune vicende in seno al club rosanero han fatto sì che lui sia sin da ora allenatore dei siciliani. So che sta facendo i bagagli perché nelle prossime ore sarà in Italia. Sono soddisfatto per lui".

A breve raggiungerà la squadra in Italia. Che emozioni mette in valigia?

"Sicuramente Guillermo è molto entusiasta, ha voglia di lavorare, di mettersi in gioco. A novembre scorso ha rassegnato le dimissioni al Lanus dopo tre anni fantastici. Sapeva, in cuor suo, che fosse arrivato il momento, l'attimo giusto: doveva andare in Europa perché è lì che si diventa grandi allenatori. Tattica, schemi, strategie: lì si può sostenere un vero esame di maturità. Voleva compiere il salto di qualità e adesso inizia per lui un test probante. Schelotto è da sempre un assiduo seguace del calcio europeo. Non si perde una partita di Champions League, registra le gare di Serie A, di Liga, anche di Premier League e Bundesliga e, quando allenava il Lanus, era solito guardarsele successivamente, perché il fuso orario non sempre gli permetteva di guardare in diretta i match del calcio europeo. Vivere, e non più guardare dall'esterno, il calcio europeo sarà per lui la realizzazione di un sogno nel cassetto".

Ci può raccontare più dettagliatamente il Guillermo calciatore?

"Lui stato mio compagno per sei lunghi anni al Boca Juniors. Siamo diventati amici sin da subito. Abbiamo lo stesso carattere, abbiamo le stesse idee. Da calciatori, poi, la pensavamo alla stessa maniera. Il nostro mister Carlos Bianchi ci diceva che eravamo due allenatori in campo. Lui, Guillermo, aveva e ha tuttora grande personalità: da calciatore, ho invidiato la sua furbizia calcistica e la sua capacità di conferire equilibrio alla squadra. Sono tutte caratteristiche che ha fatto vedere di aver mantenuto anche una volta aver iniziato la sua seconda vita. E' un tipo intelligente, ha misura, ha contezza di ciò che può accadere se in campo si prende una decisione tattica piuttosto che un'altra".

L'ambiente rosanero è un po' scettico. Può essere un rischio per Zamparini?

"Secondo me, quello di Zamparini non è un rischio. Il Palermo sta mettendo a capo dello staff tecnico un allenatore umile, che in questi anni ha studiato tanto, che si è informato e soprattutto che ha approfondito alcune teorie, cercando di applicarle al calcio italiano. Sarà tutta una questione di adattamento. Sensata la scelta di affiancargli un allenatore (Viviani, ndr) che conosce meglio il gruppo e la Serie A: in questi sei mesi, lui continuerà a studiare e, avendo la possibilità di confrontarsi quotidianamente con la realtà italiana, riuscirà ad avere quei responsi che tanto cerca per completare la sua cultura tattica. Appena si ambienterà, capirà il modo più esaustivo per trasmettere ai calciatori del Palermo le idee sviluppate da lui in questi anni".

Che difficoltà incontrerà in Serie A?

"Il campionato italiano è ben differente da quello argentino. Nel 2015, più o meno, tra luglio e agosto, ho avuto modo di assistere ad alcuni allenamenti della Juventus di Allegri, dell'Inter di Mancini e del Milan che già era di Mihajlovic. Il calcio italiano è molto tattico, molto fisico. Sfortunatamente non ho avuto modo di giocarvi, ma ho ricevuto importanti referenze da miei amici calciatori che hanno militato in squadre di Serie A - ha aggiunto -. Da giocatore è stato sempre un riferimento all'interno del gruppo, un vero capitano, un maestro per i più giovani. Io e lui ci siamo sempre distinti per questa sfaccettatura del nostro carattere: volevamo fungere da chioccia per i ragazzi, indicando loro la strada giusta da percorrere, infondendo loro insegnamenti di vita. Essere responsabili, essere leali, essere professionisti: tre imperativi che non mancavano nello spogliatoio del Boca Juniors. Io lo dissi allora, lo dico tuttora: Guillermo è un allenatore nato, lo era già in campo. Il suo segreto: la comunicazione. Parla sempre con chi lo circonda, è svelto a capire l'aspetto in cui eccelle un ragazzo e prova a spiegargli dove deve lavorare per esprimersi al meglio. Mi sarebbe piaciuto un giorno essere allenato da lui (ride, ndr)".

Zamparini ha rivelato che l'obiettivo di Guillermo è di farsi le ossa al Palermo per poter ambire nei prossimi anni alle panchine dei top-club europei. Sogna di ripercorrere le orme del Cholo Simeone?

"Beh, in questi ultimi anni molti allenatori argentini hanno fatto vedere le proprie qualità in giro per l'Europa, e lo hanno fatto guidando alcune delle squadre più importanti nel Vecchio Continente. Si è così venuta a creare una sorta di scuola di tecnici argentini emergenti. Questo fa sì che la nuova generazione abbia dei modelli, dei punti di riferimento tangibili. Uno di questi è chiaramente Simeone. Diego è cresciuto tatticamente in Argentina, guidando il Racing, l'Estudiantes, quindi ha provato la prima esperienza in Italia col Catania e poi si è imposto all'Atletico Madrid. Per ognuno di noi quello di andare ad allenare in Europa è un sogno, anche per me, me lo auguro. La certezza è che negli ultimi anni si stanno aprendo le porte dell'Europa per il mercato degli allenatori argentini. Guillermo - conclude 'El hombre de la película' - è un allenatore capace, lo ha dimostrato al Lanus. Speriamo che possa avere questa possibilità di continuare a crescere a Palermo".