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Il pareggio a reti inviolate contro il Venezia lascia il segno in casa Palermo, dove la solidità difensiva continua a rappresentare una certezza, ma restano dubbi sulla fase offensiva e sulla gestione dei cambi.
Come sottolinea il Giornale di Sicilia, il passaggio dal 3-4-2-1 al 3-5-2, con l’inserimento dal primo minuto di Giovane e Blin, non ha portato i frutti sperati. L’idea di Filippo Inzaghi era quella di specchiarsi con l’avversario e rinforzare la mediana, ma il prezzo pagato è stato l’isolamento del reparto offensivo: appena tre tiri complessivi, nessuno nella ripresa.
La scelta di rinunciare a Palumbo e l’assenza di Ranocchia hanno inciso sulla qualità del gioco, privando i rosanero di fantasia e precisione negli ultimi metri. Le difficoltà di collegamento tra centrocampo e attacco hanno reso quasi innocuo il tandem offensivo.
In difesa, invece, la prestazione è stata di spessore: per oltre 70 minuti la retroguardia guidata da Joronen ha retto senza patemi, salvo qualche affanno nel finale quando il Venezia ha alzato il ritmo.
Sul fronte dei cambi, il quotidiano parla di una “coperta corta”: le sostituzioni di Pierozzi e Augello per motivi disciplinari e fisici hanno ridotto il margine di manovra, e gli ingressi di Gyasi, Gomes e Le Douaron non hanno dato l’impatto sperato.
Un altro tema emerso è la gestione degli ultimi minuti: dopo l’exploit contro il Bari, il Palermo ha mostrato un calo di brillantezza nelle due gare successive, abbassando troppo il baricentro contro il Cesena e i lagunari.
Ora, prima della sosta, arriva un test importante contro lo Spezia. Dopo due pareggi consecutivi che hanno riportato i rosa al terzo posto, lo spazio per nuovi esperimenti appare ridotto al minimo.
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