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Focus Palermo, Lucca è l’ago della bilancia: patto di ferro, sirene di mercato e obiettivo playoff. I suoi gol decisivi per il futuro del club

Da intrigante scommessa ad ago della bilancia: la parabola rosanero di Lorenzo Lucca

Mediagol2

di Leandro Ficarra

Diamante grezzo. Da levigare e lustrare con cura. Forgiandone l'essenza sul rettangolo verde, smussandone spigoli ed angoli, con pazienza e dovuta cautela.

Custodendone l'integrità in una provvida teca virtuale fuori dai confini del terreno di gioco. Al fine di tutelarne il valore, alimentandone, gradatamente, la lucentezza. Proteggendolo dalla morsa subdola di giudizi superficiali e qualunquisti. Isolandolo dall'eco, caotico e stridente, delle fumose sirene di mercato. Fatale mela d'Adamo per un talento di prospettiva all'alba della sua formazione calcistica. Da intrigante scommessa ad ago della bilancia, il passo è stato breve. Forse, troppo.

Lorenzo Lucca, due metri di personalità, forza ed ambizione made in Moncalieri, si è avventato con la ferocia implacabile del bomber di razza sul presente del Palermo. Dieci gol fin qui realizzati in venticinque presenze. Al suo primo assaggio di professionismo. Senza indugi, rodaggio, remore o riverenze di sorta. Frustate vincenti e stacchi imperiosi, gioielli balistici su palla inattiva, sassate di forza, stoccate di giustezza, zampate di rapina. Repertorio eterogeneo e variegato, da manuale del provetto goleador.

Classe 2000, mole imponente e fisicità tracimante. Prototipo moderno del centravanti boa. Dominante sì nel gioco aereo e in the box, ma dotato al contempo di un'apprezzabile tecnica individuale in relazione a morfologia e statura. Bravo a coprire la sfera ed alzare il baricentro della squadra, abile nel gioco di sponda, capace di compartecipare in modo fruttuoso ed organico alla tessitura delle trame offensive.

Terminale di riferimento propenso a venire incontro, attaccare la profondità, tagliare alle spalle della linea difensiva avversaria.

Ariete che fa gol, ma anche reparto. Vorace nel suo insopprimibile desiderio di gonfiare le reti avversarie. Sfrontato ed elettrico, calcisticamente cattivo, nel volersi divorare di slancio i gradini che lo separano dall'Olimpo del nostro calcio.

La strada per l'ex gioiello della cantera granata è ancora lunghissima. Ripida ed irta di ostacoli. Insidie da dribblare, polvere da mangiare, rospi da ingoiare. Giornate storte, vezzi maldestri di gioventù. Gloria effimera e vacue illusioni.

Resistere alla forza centrifuga di critiche, pressioni, aspettative. Restare in equilibrio, seppur sballotati dall'incedere tumultuoso dell'altalena di umori, valutazioni, etichette double face, che da sempre anima il pianeta calcio. Un'onda anomala e frenetica che scuote e capovolge ripetutamente valori e gerarchie. Dall'altare alla polvere in un'inezia. Spalle larghe, mente lucida e nervi d'acciaio. Costruire un bagaglio da professionista inviolabile e capiente. Culla e scudo della sua dimensione da calciatore. Abnegazione, disciplina, passione e spirito di sacrificio: l'unica strada per ottimizzare e non disperdere una cospicua dote di talento. Percorso tortuoso e lastricato di bivi. Non esistono scorciatoie.

Già al suo arrivo in Sicilia, il ragazzo mostrò quanto fosse pregiata la sua stoffa. Garra e gagliardia non comuni ad un millennials catapultato nel vorticoso ginepraio del dilettantismo. Veemenza e forza nel bodycheck, sportellate con rudi ed esperti difensori di categoria, indole caparbia e indomita nel prendere posizione e proteggere la sfera. Tratti caratterizzanti tangibili, seppur intravisti in dissolvenza, che hanno subito destato curiosità ed attenzione di appassionati ed addetti ai lavori. Potenzialità che, se adeguatamente modulate ed affinate, su una struttura fisica di quella levatura, avrebbero potuto costituire lodevole base di un profilo di assoluto rilievo nel ruolo.

La trattativa, lineare ma accuratamente articolata nei suoi cadenzati passaggi, che l'estate scorsa ha legato Lucca al Palermo FC fino al 2024 oggi assume un rilievo ben diverso rispetto al momento storico in cui è stata ratificata.

Tra incongruenze, omissioni, errori di valutazione che hanno dato origine alla stagione ad oggi deludente della compagine rosanero, l'esplosione del GoldenBoy classe 2000 è certamente una della poche pagine lungimiranti e fulgide, in ottica calcistica e manageriale, del nuovo corso del club di viale del Fante. Nonostante un avvio di stagione tutt'altro che semplice, tra incubo Covid-19, assenza di risultati e criticità trasversali della gestione Boscaglia, l'impatto del bomber piemontese con il professionismo è stato devastante. Lucca ha progressivamente scalato le gerarchie tecniche a suon di gol pesanti e decisivi.

Planando sulle ali di autostima, entusiasmo e voglia di emergere. Diradando con i fatti una coltre di diffidenza e scetticismo di default. Dazio inopinato figlio di valutazioni superficiali e frettolose, talvolta approssimative e preconcette. Retaggio di stereotipi tecnico-tattici su valore assoluto e peso specifico del classico attaccante pivot. Dissolti e drasticamente smentiti dall'evoluzione del ruolo nel calcio moderno, la cui storia recente è costellata da stelle del firmamento calcistico mondiale capaci di spostare gli equilibri coniugando statura, straripante fisicità e qualità tecniche di alto lignaggio.

Le doppiette contro Viterbese, Bisceglie e Turris. In mezzo il sigillo contro la Casertana, la perla balistica rifilata al Bari, gli acuti graffianti a Ternana e Teramo.

L'esultanza piccata e plateale al suo primo centro stagionale contro i laziali al "Barbera". Rigurgito di amor proprio a zittire il frastuono di qualche critica tranciante e rumorosa dopo le prime non convincenti performance. Moto d'orgoglio ed ardore umano. Comprensibile ma mal riposto. Bizza di un ego profondo e pronunciato, ma fisiologicamente acerbo ed in via di formazione. Storture perfettibili di una personalità che se sapientemente setacciata può portarlo lontano. Al giorno in cui capirà che soltanto gol e prestazioni tolgono voce e fiato ai detrattori. Ben più di un piccolo gesto di stizza.

Lungo il cammino, complesso e stentato, del Palermo prima di Boscaglia ed oggi di Filippi, Lucca ha sorprendentemente accelerato il suo processo di maturazione calcistica. Oltre le dieci reti messe a segno nel girone C della Serie C, l'ex Torino ha mostrato progressi graduali ma costanti in termini di  arricchimento e definizione del suo bagaglio tecnico. Dinamismo, cura nella gestione della sfera e nei tempi di scarico, movimenti senza palla volti ad aprire varchi per gli inserimenti dei compagni, peso specifico crescente nello sviluppo della proposta offensiva.

Ovviamente, sono molteplici gli aspetti da migliorare: postura, coordinazione ed armonia nell'esecuzione del gesto tecnico, lucidità e pulizia all'atto della finalizzazione, lettura e relativa visione delle situazioni di gioco in fase offensiva. Propensione al sacrificio in ripiegamento e intensità in pressione sul portatore di palla non sembrano fare difetto ad un attaccante pronto a spendersi per creare il prima possibile le premesse del recupero della sfera.

L'imprecazione in faccia al direttore di gara, al tramonto di una sfida compromessa, con tanto di annessa espulsione diretta nel match contro la Juve Stabia. Un'ingenuità assolutamente da evitare. Leggerezza che pregiudicherà la presenza del ragazzo almeno nella prossima sfida contro la Paganese, in una fase estremamente delicata del campionato rosanero. La crescita complessiva e trasversale di un giovane calciatore passa anche e soprattutto dalla corretta gestione della tenuta nervosa e dell'ambito disciplinare.

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