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Focus Palermo, analisi per reparto: dubbi e criticità. Dilemma modulo e carta Silipo

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Rispetto a valori tecnici ed attitudini in dote ai singoli componenti del reparto avanzato, il Palermo produce troppo poco in fase offensiva.

L'ampiezza della manovra dovrebbe essere garantita dall'apporto sulle corsie di Giron, Valente ed Almici, i tre più impiegati fin qui, con Doda in attesa di una chance. Il francese è certamente quello che ha maggiormente convinto in questo primo scorcio di stagione. L'ex Bisceglie ha garantito spinta propulsiva e disciplina in copertura, conferendo equilibrio e risolutezza sul versante di pertinenza.

Valente va un pò a corrente alternata dopo l'infortunio, il recente dirottamento a destra ha evidenziato le lacune dell'ex Carrarese in fase difensiva, creando più di un imbarazzo.  Sulla corsia mancina, il numero 30 rosa pare sensibilmente più a suo agio. Recuperata brillantezza ed intensità, Valente tornerà valore aggiunto in sede di spinta e variabile dirimente in fase offensiva.  Almici  fatica a ritrovare brillantezza e continuità di rendimento. Compito non semplice per i laterali rosanero nel 3-4-2-1, chiamati non solo a spingere sul binario, ma a ricomporre la densità e chiudere le diagonali in fase di non possesso. Pochi i cross dal fondo calibrati con tempi e giri giusti per gli attaccanti, quasi tutti firmati Giron, ancor meno i tagli interni senza palla.

Difficoltosa ricerca e connessione con i trequartisti tra le linee. Floriano, Fella, Dall'Oglio e Luperini si sono alternati a sostegno del terminale offensivo. Nessuno degli interpreti scelti da Filippi può definirsi uno specialista del ruolo. Floriano ha prevalentemente agito in carriera da attaccante esterno in un tridente o da seconda punta. Fella ha raggiunto picchi realizzativi e di rendimento da seconda punta,  giocando anche da falsonueve, partendo talvolta anche largo, da estremo offensivo, fungendo all'occorrenza anche da elastico sulla trequarti.

Dall'Oglio e Luperini sono dei centrocampista incursori, classiche mezzali da centrocampo a tre, adattati in una posizione anomala per conferire equilibrio e sfruttare i tempi di inserimento sui varchi aperti dal movimento degli attaccanti. Calciatori che non hanno certo il cambio di passo, la propensione alla rifinitura in verticale, il dribbling e la tecnica sullo stretto utili a scalfire la densità avversaria e creare superiorità numerica. La simultanea presenza in campo di entrambi, al netto della rispettiva intercambiabilità, propone spesso un Palermo di fatto disposto con un 3-5-1-1, o 3-5-2 che dir si voglia, a dispetto delle indicazioni numeriche in distinta.

L'unico trequartista puro in rosa è certamente, per peculiarità e cifra tecnica, Andrea Silipo.

Il gioiello scuola Roma, classe 2001, deve sicuramente crescere aotto il profilo tattico e mentale, ma ha già dimostrato nelle sporadiche porzioni di gara concesse dal tecnico di avere in dote un talento, seppur ancora acerbo, che può spostare gli equlibri in certi frangenti del match in questa categoria.  Estro e ricercatezza di pensiero del pupillo di Bruno Conti andrebbero probabilmente corroborati con una  maggiore continuità di impiego e periodiche infusioni di autostima, al fine di impreziosire e ravvivare una proposta offensiva attualmente piatta e prevedibile. Un terminale di manovra come Brunori, dotato di dinamismo e buona tecnica individuale, bravo a legare il gioco, attaccare la profondità, tagliare alle spalle delle linee difensive avversarie, andrebbe servito in modo adeguato, con giocate fuori dall'ordinario ed imbucate di qualità in verticale. Così come un piede educato, in grado di premiare le sovrapposizioni degli esterni e mandare a dovere i centrocampisti, potrebbe  creare le premesse ideali al fine di sfornare cross ed assist idonei a valorizzare fisicità e statura di Soleriin the box.

Il modulo attualmente utlizzato garantisce tendenzialmente maggior equilibrio e compattezza in fase di non possesso, ma subordina fisiologicamente incisività della fase offensiva e indice di pericolosità a vena e stato di forma dei singoli.

Filippi gioca molto sulla versatilità degli elementi in organico, adattandoli in ruoli non proprio idonei ad esaltarne le caratteristiche individuali, sull'altare delle esigenze collettive. Filosofia di gestioneche ha sortito alterni risultati e suscitato più di un interrogativo dopo le ultime deludenti prestazioni. Un cambio di sistema di gioco, che implichi un passaggio al 4-3-3,  4-3-2-1 o al 4-3-1-2, richiederebbe certamente un tempo di metabolizzazione fisiologico, al fine di assimilare movimenti, sincronismi ed automatismi diversi rispetto all'assetto attuale. Filippi pare orientato, almeno per il momento, ad insistere sul 3-4-2-1, confidando in una reazione sul piano caratteriale e motivazionale della squadra ed in una crescita repentina di condizione da parte dei suoi calciatori. Le sfide contro Campobasso e Juve Stabia forniranno sicuramente indicazioni utili in tal senso, non dovessero giungere i riscontri sperati dal manto erboso, testare soluzioni alternative diverrà un' impellente necessità.

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