di Leandro Ficarra
zamparini
Focus: Il mago Zampa, Dezerbilandia ed il circo degli orrori
Esonero che pareva inevitabile al culmine di una crisi profonda e trasversale. Zamparini sorprende ancora, confermando il tecnico nonostante la stucchevole serie di sconfitte. De Zerbi ha commesso degli errori, ma la classifica è figlia di un...
Vince la Lazio. Capitolini in surplace, impongono d’inerzia la loro netta superiorità. Pilota automatico, zampata ferale, agevole gestione. Crisi rosa profonda e trasversale. Più di quanto svelato da numeri sportivamente mortificanti. Sembrava calare il sipario su Dezerbilandia. Giostra di calcio spettacolare e propositivo negli auspici presidenziali. Parco divertimenti per gli avversari alla luce dell’impietoso verdetto del campo. Sequenza frustrante di rese senza appello. Rituale periodico di propositi ed intenti, naufragati al cospetto di quasi ogni avversario. Primati su scala europea di cui non andar certo fieri. Dati che certificano voragini strutturali ed inadeguatezza acclarata di questo organico.
Ratifica in un comunicato ufficiale il patron. Spiazza, sorprende, conferma il suo giovane pupillo. L'informazione specializzata sfogliava già la margherita per individuarne il successore. Coerenza? Ottusità? Ragioni prettamente economiche e di opportunità? Forse di tutto un po'.
Fin qui si è dimenato in vano il giovane Roberto. Nel tentativo di tarare ambizione ed audacia del suo calcio alla modestia degli interpreti. Ricerca laboriosa, dedita, estenuante. Centrifuga di moduli, strategie, protagonisti. Bramando un quid di competitività credibile. Sciorinando versioni variegate.
Dal 4-3-3 al 3-4-2-1, dal 4-2-3-1 al 4-1-4-1 al 3-5-1-1. Tourbillon di assetti e rispettive interpretazioni. Ora audaci al confine del temerario, ora accorte ed attendiste. Giro palla difensivo e fraseggio esasperato, pressing alto e partecipazione organica alla fase offensiva. Poi baricentro basso, densità e copertura nella propria metà campo, profondità sul lungo ed attacco della seconda palla.
Difesa a tre con esterni più alti e protesi alla spinta, difesa a quattro con i laterali a turno bloccati. Tridente offensivo con estremi larghi a piede invertito, o due trequartisti alla ricerca dell’imbucata per vie centrali. Centrocampo più tecnico o più muscolare, più geometrico o più dinamico. Tutto ed il contrario di tutto. Palermo a più facce con un unico comun denominatore: disarmante modestia di contenuti tecnici, inconsistenza mostrata in tutte le sue forme.
Organico povero, acerbo, incompleto. Non conforme agli standard della massima serie. Costretti a ribadirlo fino alla nausea. La caratura dei singoli determina, al netto della funzionalità dei dispositivi tattici. Basta scrutare la maggior parte delle reti subite. Figlie di marchiane topiche individuali più che di scompensi legati agli equilibri collettivi.
De Zerbi ha commesso i suoi errori. Destro allo scadere di Bruno Fernades a Marassi, amaro crocevia. Miraggio del secondo blitz esterno, anticamera del calvario. Flop contro il Toro unico vero picco di integralismo e presunzione. Sette sconfitte consecutive e zero punti conquistati al “Barbera”. Ruolino eloquente, marginale ogni dissertazione tattica. Inesperienza e poca lucidità nella lettura dei momenti e della condizione dei singoli.
Sprazzi del suo verbo sciorinati contro Juve e Milan. Palermo intenso, avvolgente, propositivo. Focolai di gioco, coralità, linearità. Germogli accattivanti ma fumosi ed effimeri. Picchi prestazionali di un feeling tra lui e la squadra rimasto imploso. Forse più propinato che reale. L’acuto di Bergamo, poi solo buio. Sterilità, evanescenza, fragilità. Inferiorità manifesta, sempre o quasi. Sconfitta insinuatosi nella mente del gruppo come condizione fisiologica. Progressiva erosione di autostima e consapevolezza dei, seppur minimi, mezzi a disposizione.
Il tecnico non è ad oggi riuscito ad infondere alla squadra il suo fervore. Mai un' impetuosa trasposizione sul manto erboso del De Zerbi pensiero. Connessione e sinergia con i calciatori lacerate dall' emorragia di risultati. Stasi numerica, nervosa e motivazionale. Tecnico in seria difficoltà. Divorato da ansia da risultato, ingerenze collegiali, pressione mediatica. Eppure il patron, forse conscio della desolante pochezza della squadra da lui costruita, non l'ha ritenuto il primo responsabile.
Crediamo che De Zerbi detenga idee, carisma ed acume per diventare un tecnico importante. Con tempi e modi graduali, in un contesto societario e tecnico diverso. Non è il problema di questo Palermo. La sua condizione di esordiente ai massimi livelli costituisce oggettivamente un’ aggravante per un organico di per sé debole e con tale classifica. Scommessa masochista targata Zamparini. Azzardata al limite del ragionevole. Forse oltre.
Ultimo posto legittimamente meritato dall’attuale dirigenza rosa con in testa il patron friulano. Stucchevole e noioso ripetersi. A nulla è servita la lezione dello scorso anno. Quando gli epurandi del presidente, Sorre, Maresca e Gila, illuminati da Vazquez e guidati da Ballardini, condussero una squadra modesta ad una miracolosa salvezza.
Mosaico depredato dei suoi pezzi pregiati ed altresì integrato da prospetti presumibilmente futuribili da forgiare sul campo. Prove di laboratorio live con conseguenze nefaste e prevedibili.
Posavec ha potenzialità importanti, pari alle lacune attuali. Parate decisive, vizi sistematici in termini di stile ed esecuzione di alcuni fondamentali. Perfettibili ma letali in termini di punti.
La retroguardia, disposta con tre centrali e adeguatamente protetta, può dirsi dimensionata all’obiettivo. Sempre che Gonzalez sia sul pezzo e si integri un mancino in luogo del lungodegente Rajkovic.
Idem la batteria degli esterni, Rispoli e Aleesami, con Morganella e Pezzella alternative, con le note luci ed ombre. Rendimento non eccelso ma mediamente affidabile per puntare al quartultimo posto. Imbarazzante la situazione in mezzo al campo. Passi per sagaci e gladiatori portatori d’acqua come Gazzi e Jajalo.
Hiljemark e Chochev galleggiano su standard di rendimento impalpabili. Mai un inserimento col tempo giusto, un tiro dalla media distanza, un cambio di ritmo o di passo. Cucitura orizzontale, scolastica e monocorde, priva di una folata, un guizzo che esuli dall’ordinario.
Bruno Henrique ha classe, senso geometrico, piedi di velluto. Deve scalare le marce se vuole incidere nel calcio italiano. Bouy, allo stato, resta un oggetto misterioso. Zona nevralgica, cuore ed anima di ogni squadra, inconsistente nelle due fasi. Povera di qualità, inventiva, nerbo. Mal si oppone e poco propone.
Non sta meglio il reparto offensivo. Diamanti doveva costituire un fattore. Sul piano tecnico e della personalità. Impiegato a singhiozzo ed incautamente fuori ruolo, non fa una grinza. L’ex Livorno ha fatto poco. Complice una condizione fisica non brillantissima. Gli manca lo spunto, l’esplosività, la brillantezza sul breve. Cronico logorio o gap atletico migliorabile? Bisogna scoprirlo in fretta non è una risorsa a cui poter rinunciare.
Sul nugolo di trequartisti ed attaccanti esterni c’è poco da dire. Nessuno in grado di saltare l'uomo, vedere la porta, tagliare alle spalle delle difese avversarie. Quaison lascia attoniti per evanescenza ed inconcludenza reiterata. Embalo e Sallai, talentuosi ma acerbi per incidere nell’immediato. Chiedere di più al talento cristallino di Lo Faso sarebbe ingeneroso. Bentivegna, Balogh e Trajkovski ai box. Possono essere utili, non decisivi. Nestorovski merita una statua. Per prolificità, dedizione, orgoglio. C’è il fondato timore che non basti.
De Zerbi resta clamorosamente in sella. Per quanto non è dato saperlo.
Chiunque siede o siederà sulla panchina del Palermo dovrà fare i conti con questa realtà. Complessa e deficitaria sul piano tecnico, estremamente problematica sul fronte psicologico.
Figlia di un mercato estivo miope, incauto, supponente. Circo degli orrori programmatici imperniato su criteri finanziari e logiche di scuderia, incurante delle basilari esigenze tecniche attinenti al presente ed al campionato di pertinenza. Responsabilità sono ascrivibili al presidente, con dirigenza e corte di consulenti annesse. Empoli ancora ad un tiro di schioppo. Gennaio alle porte. Almeno quattro innesti. Pronti, strutturati, veri. Quantomeno per provarci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA