di Leandro Ficarra
CALCIOMERCATO PALERMO
Calciomercato Palermo, enigma Brunori veto rosa a big di B, club di A e vie d’uscita
Il nuovo Palermo di Alessio Dionisi prende gradualmente forma.
La compagine rosanero lavora alacremente nel ritiro estivo di Livigno agli ordini del tecnico toscano, tuttavia sono diverse e sostanziali le incognite che ad oggi gravano in relazione a futuro e collocazione di vari tasselli in seno al mosaico auspicabilmente in grado di competere per la promozione diretta in Serie A.
Gli arrivi di profili del calibro e background di Gomis, Nikolaou ed Henry costituiscono un confortante viatico che certifica le ambizioni di proprietà e management, al pari delle conferme di Ranocchia, Segre, Di Francesco, Diakitè, Lund, Ceccaroni, unitamente ai prospetti in attesa di sbocciare fattivamente sul rettangolo verdee, Desplanches e Vasic. In bilico, comunque suscettibile di variazioni, la posizione di elementi potenzialmente strategici e funzionali nelle dinamiche del nuovo progetto tecnico: il destino di Stulac, Gomes, Lucioni, Di Mariano, Saric, Damiani, Nedelcearu è fortemente subordinato ai riscontri forniti in pre-season ed alle contingenze che offrirà il calciomercato in corso d'opera. I giovani Buttaro e Corona andranno certamente a cercare continuità di impiego e maturazione professionale altrove. Tuttavia, il reparto che, allo stato attuale, pone i maggiori e più complessi interrogativi è certamente quello offensivo.
Fulcro dirimente del dilemma è inequivocabilmente il rebus legato al futuro di Matteo Brunori.
Matassa aggrovigliata e ulteriormente intrecciata da aspettative divergenti, fisiologiche aspirazioni, legittimi interessi da tutelare da parte di tutti i protagonisti della vicenda. Lo sfogo dell'italobrasiliano post ko col Venezia, figlio di adrenalina e delusione, ma decisamente mal posto sul piano temporale e della forma, ha complicato sensibilmente il quadro della spinosa questione. Un rigurgito di rabbia e frustrazione sportiva per il traguardo mancato, non doloso e distruttivo negli intenti del ragazzo, fuori luogo ed inopportuno nella fattispecie, che ha comprensibilmente indisposto gran parte della tifoseria.
Da una parte un attaccante alla soglia dei trent'anni, che intravede in dissolvenza lo scorcio di una chance, l'ultima o quasi realisticamente, di misurare la propria caratura nell'olimpo della Serie A. Probabilmente non all'apice del suo ciclo motivazionale in maglia rosanero, dopo sessantasei gol in un triennio che ha prodotto una trionfale promozione in Serie B, un nono posto ed una semifinale playoff tra i cadetti con trentasei centri personali all'attivo. Un'obiettiva maturazione sotto il profilo tecnico-tattico, parabola evolutiva in cui si è consacrato un terminale di manovra abile legare, con innegabile qualità in cucitura e rifinitura, le trame offensive. Al netto della sua acclarata indole da finalizzatore, ulteriormente impreziosita da perle balistiche di pregevole fattura.
Sull'altra sponda c'è il Palermo targato CFG, che, dopo aver edificato sin termini aziendali, infrastrutturali e della valorizzazione del brand, le basi del solido ed ambizioso progetto, è adesso pronto per compiere il salto di categoria. Management ed area tecnica non hanno certo come priorità in agenda la cessione del loro bomber più prolifico e performante, legato da un contratto in scadenza 2027, in quella che si spera sia la stagione del ritorno nel gotha del calcio italiano. O meglio, il Palermo contemplerebbero l'ipotesi di una cessione solo nell'eventualità di una proposta tale da generare una significativa plusvalenza, rispetto ai circa 3,8 milioni, bonus compresi, versati all'epoca nelle casse della Juventus per rilevarne il cartellino. Veto categorico del club di viale del Fante rispetto ad una cessione dell'italobrasiliano ad una big di B, mossa strategicamente e mediaticamente ritenuta un boomerang rigorosamente da evitare.
In ragione di ciò, i cinque milioni offerti dalla Cremonese, che rischiano di restare un unicum in materia di proposta cash, non hanno fatto breccia nel muro issato da Gardini, Bigon e De Sanctis.
I club di Serie A che hanno manifestato interesse e gradimento tecnico nei confronti del profilo di Brunori non mancano. Dal Genoa all'Empoli, passando per Lecce, Udinese ed Hellas Verona. Difficile ipotizzare che vi sia una società in massima serie talmente temeraria da mettere sul piatto cinque-sei milioni, cifra che il Palermo FC ritiene base per intavolare una negoziazione. Indipendentemente dall'indubbio spessore tecnico del calciatore, per il club acquirente sarebbe comunque un'operazione in entrata, con annesso lauto esborso, sul cartellino di un classe 1994, non certo propedeutica ad una prospettiva di plusvalenza in caso di futura rivendita Tra i club sopracitati che disputeranno il prossimo campionato di Serie A, c'è già chi si è spinto ad offrire una parte cash più alcune contropartite tecniche non ritenute dalla dirigenza rosanero funzionali e di interesse contingente al nuovo progetto tecnico di Alessio Dionisi.
Forse, al momento, appare questa l'unica via per sbloccare l'impasse e rendere possibile il trasferimento del bomber; una società di massima divisione italiana che individui a parziale conguaglio del cash ( tendenzialmente tra i due ed i tre milioni) dei profili che facciano nell'immediato al caso del club targato CFG. Il valzer degli attaccanti, tra Serie A e B, deve ancora innescarsi ed entrare nel vivo. Basta che si muova una casella per scatenare un sorprendente e repentino effetto domino che coinvolga anche il numero nove rosanero.
Sullo sfondo, ma di non semplice realizzazione, l'ipotesi di una pista estera che soddisfi le aspettative economiche del Palermo. Professionalmente irreprensibile, Brunori lavora con i compagni nel ritiro di Livigno con dedizione e senza lesinare energie, tuttavia lascia trasparire nell'espressione e nel linguaggio del corpo, l'umana insofferenza e la condizione psicologica non ideale chi non conosce ancora l'evoluzione del suo futuro professionale. Sarà compito di tutte le parti in causa, dirigenza e calciatore in primis, guardarsi negli occhi e fare chiarezza una volta per tutte. In un senso o in un altro. Capire se sussistono margini di prosecuzione di quello che fin qui è stato un proficuo e gratificante idillio professione, ed eventualmente esplorali, per cercare di insieme scrivere un nuovo ed esaltante capitolo che archivi scorie ed incomprensioni. Oppure prendere atto che la storia è giunta irrimediabilmente al capolinea, per cui è saggio e ragionevole separare le rispettive strade. Imboccando, con passo deciso, ognuno il proprio sentiero. Evitando di restare oltremodo impantanati nelle sabbie mobili di questa infruttuosa terra di mezzo.
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