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Bouy: “Io a Palermo anche per Ballardini, ma dopo tre giorni già non c’era più”

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"La Juventus mi notò già al Torneo Scirea quando avevo 14 anni. Ero ancora all'Ajax e dopo una partita, sentii che qualcuno in hotel chiedeva: 'Chi è il ragazzo dell'Ajax con il n.8?'. Ero io. La Juventus insieme ad altri club iniziavano a farsi avanti. Alla fine ho scelto di proseguire il mi processo di crescita in Italia. In Italia c'è tutto quello di cui un calciatore ha bisogno: atmosfera giusta, l'esperienza che ti trasmettono compagni e avversari è imparagonabile, il rispetto reciproco come valore basilare. Il calcio qui ha qualcosa in più, rappresenta la vita di tutti noi. Per non parlare del resto. Qui c'è tradizione, c'è passione, il cibo è buonissimo... e mi fermo qui: avrei parlato anche delle donne italiane, ma ad oggi è un capitolo chiuso, dato che sono fidanzato (ride, ndr). Ero orgoglioso dell'interessamento della Juventus: il club bianconero ha classe, stile... ha tutto. Appena sono arrivato, ho notato subito che tutto era organizzato per me nel minimo dettaglio: non ho fatto in tempo ad arrivare che già mi avevano messo a disposizione un telefono, una casa e un'automobile con autista. Al mio primo allenamento non credevo ai miei occhi: nello spogliatoio ero seduto accanto a Pirlo. Poco più distante da me c'era Gigi Buffon. Che ricordi. Il loro carisma è tutto ciò che serve a un giovane per crescere: è inimmaginabile".