ASCOLI-PALERMO

Ascoli-Palermo 1-2: Brunori show, doppietta e rigore parato. Rosa belli e da playoff

Palermo intenso e brillante al Del Duca: doppio Brunori, rosa ln zona playoff

Mediagol ⚽️

Palermo

di Leandro Ficarra

Prova di forza e di maturità. Di una squadra che è divenuta tale a piccoli passi. Una gestazione lenta e graduale, ma costante e progressiva.

Il Palermo ha tratto spunto e forza dai propri limiti strutturali, virando decisamente sul piano tattico e mentale, riponendo smoking e fioretto per dotarsi di corazza e sciabola, coniando strada facendo un'identità gagliarda, solida e pragmatica, decisamente più consona a peculiarità della rosa e tratti caratterizzanti del torneo cadetto. Bravo Corini a restare lucido, facendo incetta di realismo, nel momento più difficile del girone d'andata, lavorando in profondità su equilibri collettivi e complementarità dei calciatori a disposizione, fino a plasmare anima, spirito e modello calcistico idoneo ad esaltare le attitudini dei singoli mascherandone i difetti. Creando un blocco monolitico, che non ha mai rubato l'occhio ma ha cominciato a fare punti. Pesanti, preziosi, tendenzialmente meritati, funzionali a corroborare una classifica che oggi autorizza soddisfazione e sorriso.

La strada è ancora lunga, ma è quella maestra. Sedici punti in otto partite, una striscia di risultati positivi che non ha eguali in categoria, il plus di un calciomercato ancora in corso che ha segnatamente alzato l'asticella di cifra tecnica e personalità. Promettendo ancora un paio di ciliegine che possono impreziosire ulteriormente una torta potenzialmente indigesta per gli avversari. Ad Ascoli il Palermo ha disputato una signora partita. Rotonda, intensa, volitiva. A tratti brillante. Tonica, reattiva e palesemente in fiducia, la compagine rosanero l'ha letta con acume, interpretata al meglio, aggredita e vinta. Attraversando, con umiltà, abnegazione e spalle larghe, comprensibili frangenti di difficoltà, contro una buona squadra. Venendone fuori a testa alta e petto in fuori, legittimando i tre punti e l'ingresso di slancio in zona playoff.

La doppia griffe di Matteo Brunori non è certo una novità. Solo l'ennesimo ed impetuoso timbro sull'eccellente stagione di un attaccante all'apice della sua maturità calcistica. Feroce, dirimente, implacabile nei sedici  metri e dintorni. Tecnicamente ispirato, mentalmente granitico. Detronizza e scaccia, a suon di gol decisivi, ogni retaggio psicologico figlio degli errori dal dischetto. Se il Palermo riesce a giocare con profitto ed efficacia il suo calcio, talvolta laborioso ed operario, ma concreto ed essenziale alla luce del tabellino, lo deve alla presenza di un terminale così totalizzante e prolifico nel reparto offensivo.

Il muro dei centrali difensivi, guidato da Ionut Nedelcearu con i fidi scudieri, Marconi e Mateju, ha ancora una volta retto bene l'urto davanti all'ottimo PIgliacelli. Appena qualche spiffero ed un paio di indecisioni, rimediate con qualche fallo ben spesso ed una buona dose di mestiere, nel computo di una partita di lodevole attenzione e reattività. Sala e Valente, con le rispettive attitudini, hanno arato la corsia nelle due fasi. Gamba ed intraprendenza in sede propulsiva, sacrificio e disciplina in copertura su entrambi i fronti.

Gigantesca la partita di Damiani in cabina di regia: lancio d'autore con il contagiri per il primo gol di Brunori, gestione lucida e fluida nella distribuzione della sfera, pressione costante su Buchel e tackle vigorosi in zona nevralgica, percussioni e strappi interessanti palla al piede. Inizia a rombare a pieni giri anche il motore turbodiesel di Dario Saric, finalmente libero psicologicamente e dominante sotto il profilo atletico. Un mix di tecnica e fisicità che può cambiare passo e ritmo  alla manovra, scompaginando la densità avversaria. L'ha dimostrato anche al Del Duca, giocando, da grande ex di turno, un ottimo match che conferma il trend evolutivo delle ultime uscite. Segre ha chiuso falle, pressato chiunque e macinato chilometri, denotando sagacia tattica e generosità consueta, sfiorando la rete con un perentorio stacco di testa, specialità della casa. Vivace e pregna di sostanza anche la gara di Di Mariano: strappi, assist, corsa e qualità dentro la partita del numero dieci rosa, che paga imprecisione e poca lucidità all'atto della finalizzazione. Pigliacelli ha compiuto un paio di interventi non banali, mostrando sicurezza e audacia nelle uscite in presa alta, conferendo un plus di sicurezza e personalità al reparto.

Dopo un quarto d'ora il Palermo era già avanti. Il destro velenoso in diagonale di Brunorispaccava di netto il match.

Ascoli colpito, nel punteggio e nel morale. Chances per il raddoppio in serie per la compagine di Corini: corta, aggressiva e compatta in fase di non possesso, rapida a distendersi, con tracce  ficcanti e tangibili in ampiezza e profondità, quando riparte e ribalta il fronte. Prima Valente che va in percussione e impegna Leali, quindi Di Mariano che sfiora l'incrocio dopo uno slalom speciale. La testa di Marconi, lo strappo di Saric, interessanti opportunità per il bis. In mezzo la reazione inerziale bianconera: Pigliacelli dice no a Gondo, Ciciretti e Falasco.

La ripresa e il pari marchigiano firmato in mischia dal nuovo acquisto Forte. L'ingresso impattante dell'ottimo Tutino, che mostra ottima tecnica individuale, abilità nel puntare l'uomo, capacità di aprirsi e squarciare la difese avversarie, ma anche di legare il gioco impreziosendo le trame in sede di rifinitura. Brunori che si conquista e sbaglia malamente il rigore del possibile nuovo vantaggio. Verre e Broh gettati nel cuore della contesa che danno linfa, spessore e muscoli al centrocampo di Corini. Il bomber italobrasiliano che si mette in proprio e beneficia della deviazione di Simic per ribadire il ruolo di match-winner. Orihuela e Soleri che si giocano a tutta il loro scorcio di partita, divorano l'erba, con l'ardore e l'orgoglio di vuole contribuire alle sorti della squadra, in attesa di un maggiore minutaggio. Verre che gestisce il possesso con eleganza e maestria, scartando anche un cioccolatino di tecnica e pensiero per l'esausto Saric, confermando di costituire un profilo di lusso per la categoria. I cinque minuti di recupero gestiti con esperienza e relativa disinvoltura, senza particolare affanno. Il triplice fischio che sancisce una realtà inconfutabile. Imperfetta e perfettibile, con pregi e difetti, notevoli e promettenti margini di miglioramento, impreziosita da nuovi acquisti di significativo spessore: il Palermo di Corini è davvero diventato squadra.

tutte le notizie di