Il commento

ACR Messina-Palermo 1-1: Soleri risponde a Balde, Floriano sbaglia un rigore

Un punto a testa per ACR Messina e Palermo al termine di un derby spigoloso e non brillante sul piano del gioco e delle emozioni. Giallorossi avanti con Balde, Soleri subentra nella ripresa e pareggia i conti. Floriano sbaglia un rigore

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Un tempo a testa, un punto per parte. ACR Messina e Palermo si dividono la posta al culmine di un match intenso, non certo spettacolare né particolarmente vibrante. Vis agonistica ed ardore su entrambi i fronti a discapito di lucidità e qualità sotto il profilo del gioco. Peloritani più armoniosi, propositivi e frizzanti nella prima frazione, compagine rosanero macchinosa ed incapace di trovare fluidità di manovra e giuste distanze tra i reparti. La supremazia territoriale della formazione giallorossa è stata premiata dall'acuto di Balde allo scadere del quarantacinquesimo, con il numero undici lesto a sfruttare l'ingenuità di Marconi ed a griffare il vantaggio della squadra di Sullo.

Il Palermo ha faticato non poco ad imporre temi e ritmi al match in avvio, manovra farraginosa, piatta e fin troppo scolastica, dipanata in orizontale e priva di sbocchi in ampiezza ed in profondità. I giocatori dell'ACR arrivavano spesso primi sulla sfera, giallorossi più reattivi e ficcanti, bravi a ripartire ed infierire sugli imbarazzi in fase di non possesso della compagine di Filippi.

Poco dinamismo e movimento senza palla, De Rose ha gestito il possesso stentando a trovare opzioni di giocata, trequartisti spesso inghiottiti dalla densità peloritana, Almici e Giron più preoccupati di guardarsi le spalle in copertura che non di spingere sulle corsie di pertinenza.

Padroni di casa che hanno schermato senza troppi affanni le trame degli ospiti, ripartendo in modo organico ed incisivo, prendendo spesso di infilata un Palermo lungo, vittima di approssimazione e reiterata svagatezza nello svolgimento della fase difensiva.

Tre le chance regalate all'ACR Messina nei primi quarantacinque minuti, un'uscita non proprio felice di Pelagotti che stava per farsi beffare dall'inserimento di Simonetti, quindi Marconi che ha rischiato l'espulsione per fallo su Balde lanciato a rete dopo un retropassaggio mal dosato, poi ancora l'ex Monza, autore di un tocco maldestro su un corner avversario che ha originato il vantaggio giallorosso.

L'uscita di scena di Peretti rilevato da Marong, violenta e fortuita pallonata da distanza ravvicinata ad opera di Almici, ha certamente complicato le cose. Tuttavia, una squadra che nutre concrete ambizioni di vertice non dovrebbe concedersi amnesie difensive di così grave entità con tale frequenza.

La musica è cambiata nella ripresa, quantomeno sotto il profilo del piglio e della voglia di riequilibrare le sorti del match.

Baricentro alto, circolazione di palla più fluida, un forcing intenso volto a schiacciare gli avversari nella propria metà campo.

Il Palermo visto dopo l'intervallo ha certamente denotato una chiara supremazia territoriale sul neutro di Vibo Valentia,  ha avuto inoltre il merito di non smontarsi sul piano psicologico e nervoso dopo l'errore di Floriano dal dischetto. L'ex Bari ha sprecato l'opportunità di firmare il pari dopo una manciata di minuti dall'avvio della ripresa: esecuzione infelice dagli undici metri desolatamente in linea con una prestazione piuttosto opaca del numero sette rosanero. Filippi è stato bravo a mischiare un pò le carte, gli ingressi di Soleri e Fella hanno cambiato volto e pelle sul piano tattico alla squadra.

Palermo schierato con il 3-4-1-2 che si è appoggiato sulla fisicità del terminale offensivo scuola Roma, bravo a conferire profondità e peso specifico al reparto, lavorando in perfetta sinergia con Brunori.  Palle coperte con vigore e mestiere, strappi e accelerazioni che hanno dato vivacità e sostanza, un gol da rapace dei sedici metri dopo la respinta di Lewandowski sul doppio tentativo di Luperini. Raggiunto il pari il Palermo  ha provato a bissare con forza di volontà e coraggio, ma senza la necessaria lucidità e convinzione. La squadra rosanero ha rischiato ancora di capitolare sull'ennessimo strafalcione della linea difensiva: un movimento disarticolato e tardivo della retroguardia ha liberato Fazzi, libero di concludere a due passi da Pelagotti, quindi Busatto ha graziato il portiere rosanero, lacunoso in presa bassa nella fattispecie, calciandogli addosso la palla del possibile nuovo vantaggio giallorosso. Brunori ha cercato di sfoderare una magia dal suo repertorio, ma il suo prodigio balistico ha soltanto sfiorato la parte alta della traversa.  Perrotta ha esordito nella ripresa in luogo dell'infortunto Marconi, una provvidenziale chiusura su Matese come biglietto da visita per un calciatore di comprovato valore in categoria che deve, ovviamente, ancora integrarsi negli schemi della formazione di Filippi.

Un approccio al match a dir poco rivedibile, una performance modesta in termini di contenuti tecnici e qualità del gioco espresso, troppi errori, sul piano concettuale e squisitamente tecnico, che hanno rischiato di compromettere a più riprese il risultato. Non un gran derby quello disputato dal Palermo al cospetto della compagine di Sullo. Svarioni difensivi, scarsa linearità e fluidità in sede di impostazione, una evidente difficoltà nell'innescare trequartisti e terminali offensivi di riferimento, una manovra spesso sterile e stagnante, che raramente ha trovato spinta propulsiva sugli esterni,  incisività  e sviluppo in verticale. A fare da contraltare alle numerose criticità emerse, il carattere e la capcità di reazione a contingenze e circostanze avverse, la forza di interagire in corsa dalla panchina con soluzioni utili ed efficaci a raddrizzare una gara in salita. Il punto conquistato in una giornata non certo brillantissima sotto il profilo prestazionale, contro un avversario tosto ed organizzato, autore di una gara più che apprezzabile,  è certamente un dato da accogliere con moderata soddisfazione.