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Palermo, scontro Mirri-Di Piazza: da Paparesta al compenso di Sagramola, tutti i motivi della rottura

Mirri-Di Piazza è rottura totale: i quattro motivi della frattura

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"Da Paparesta al compenso di Sagramola, i 4 motivi della frattura".

Titola così l'odierna edizione del 'Giornale di Sicilia', che punta i riflettori sulla querelle Di Piazza-Mirri. Il noto imprenditore italo-americano, che detiene il 40%, ha informato i soci di aver formalizzato lo scorso 11 dicembre il recesso dalle quote di Hera Hora. La decisione è stata comunicata lunedì sera nel corso dell'ultimo cda.

Una rottura totale e definitiva, che fa capo a diverse motivazioni. Quattro, nello specifico, i punti di contrasto che hanno spinto Tony Di Piazza ad esercitare il diritto di recesso delle quote del pacchetto azionario di Hera Hora - il 40% - concludendo dopo neanche due anni la propria avventura nel club rosanero. Su tutti, la mancata riconferma di Gianluca Paparesta come direttore operativo. Uomo fidato e punto di riferimento di Di Piazza, che avrebbe dovuto tutelare gli interessi dell’immobiliarista. Tuttavia, "una volta scaduto il contratto, l’ex arbitro pugliese non è più rientrato nell’organigramma. Di fatto, senza Paparesta, l’immobiliarista italo-americano si è trovato senza un soggetto di riferimento all’interno della dirigenza".

Le distanze tra le due parti erano siderali già in estate, ma ai tempi c’era comunque la voglia di tutelare la prioritaria “ragion di stato”: il bene del Palermo. Ma dopo diversi messi di tira e molla, anche "la querelle sul capitale da versare" è diventato un punto di contrasto troppo grande da superare.  L'aumento della discordia però, è riconducibile allo stipendio dell'amministratore delegato Rinaldo Sagramola, "triplicato rispetto a quello della passata stagione fra i dilettanti". Infine, a complicare la situazione, si sono aggiunti i rapporti con Damir e Hera Hora. L’accusa dell’italoamericano è quella di non esser stato coinvolto nei processi decisionali del club rosanero.