"di Maria Chiara Ferrara
palermo
Inchiesta Palermo Calcio, la Cassazione annulla provvedimento di sospensione del giudice Sidoti: “Nessuna corruzione”
La sesta sezione della Cassazione accoglie il ricorso dei legali del magistrato della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo che rigettato l'istanza di fallimento nei confronti del club rosa: "Non vi fu corruzione..."
La sesta sezione della Cassazione ha annullato senza rinvio il provvedimento del tribunale del Riesame di Caltanissetta che aveva confermato a febbraio la decisione iniziale del Gip, pur riducendo l'estensione temporale a sei mesi, in merito alla sospensione dell'incarico del magistrato Giuseppe Sidoti in servizio presso la sezione fallimentare del Tribunale di Palermo. Il provvedimento a carico di Sidotti era stato disposto in merito all'inchiesta sul rigetto dell'istanza di fallimento depositata nei confronti del Palermo calcio tra i cui indagati vi era proprio il magistrato sul quale pendeva l'accusa, tra le altre, di corruzione
Il magistrato nei mesi scorsi era stato accusato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta sentenza pilotata che avrebbe scongiurato il fallimento della società di viale del Fante. L’ex presidente Giovanni Giammarva, infatti, secondo quanto emerso dagli atti, aveva elargito regalie e favori nei confronti dello stesso Sidoti (biglietti dello stadio e altre utilità) nei mesi successivi alla decisione della Procura di Palermo. Tuttavia, a febbraio, il tribunale del riesame di Caltanissetta si era espresso a tal proposito, sentenziando che il "no" al fallimento del club rosanero era stato regolare. L'unico errore del giudice, dunque, era stato quello di accettare la serie di regalie, favori e via preferenziali che, nel periodo post-procedura, l'allora numero uno rosanero gli aveva elargito. Per tali ragioni la sospensione dalla professione per un periodo di un anno, decretata in un primo momento, era stata ridotta a sei mesi e l'accusa derubricata da corruzione propria ad impropria.
I legali del giudice Sidoti hanno fatto ricorso, interpellando la Suprema corte, affinché il provvedimento a carico del loro assistito venisse del tutto annullato, contestando l’inutilizzabilità delle intercettazioni che hanno dato il via al procedimento Le interlocuzioni di carattere tecnico tra il giudice delegato e il difensore incaricato non apparivano, infatti, di per sé lesive della riservatezza, della segretezza e dell’imparzialità dell'inchiesta. Secondo quanto stabilito dalla Cassazione, lo scambio di informazioni tra Giuseppe Sidoti e Francesco Paolo Di Trapani, legale del Palermo Calcio, sarebbe stata anzi una prerogativa legittima al fine di dare indicazioni proprio per scongiurare il fallimento.
Il ricorso degli avvocati è stato quest'oggi accolto dalla sesta sezione della Cassazione, che ha decretato l'annullamento senza rinvio della sospensione. Tale decisione mina evidentemente le fondamenta dell'intero impianto accusatorio in merito a presunte irregolarità nell'inchiesta sui conti del Palermo Calcio poi culminata nel rigetto dell'istanza di fallimento depositata nei confronti del club di Viale del Fante. Il presidente del collegio fallimentare del Tribunale di Palermo, il quale resta ad ogni modo indagato per corruzione, abuso d'ufficio e rivelazione di notizie riservate, potrebbe presto riprendere la sua attività.
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