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Coronavirus, Moggi: “Troppo audience, come per Calciopoli. Porte chiuse? Vi dico la mia”

Le dichiarazioni rilasciate dall'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, in merito all'emergenza Coronavirus

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Luciano Moggi frena gli allarmismi.

L'emergenza Coronavirus, nelle scorse ore, ha seminato terrore in tutta Italia: undici, finora, i morti, e più di un centinaio i contagiati. Un pericolo che ha costretto le autorità a limitare, nelle aree vicine ai focolai, le manifestazioni che prevedono un assembramento di masse, tra cui anche quelle sportive. È per questa ragione, dunque, che diversi match di Serie A sono stati rinviati ed altri si giocheranno a porte chiuse.

"In Italia enfatizziamo tutto - ha commentato l'ex direttore generale della Juventus ai microfoni di TMW Radio - Guardate Calciopoli! Un clamore esagerato, proprio come il Coronavirus. Siamo bravi perché in Italia cerchiamo l’audience, sembra che la Nazione sia afflitta da un male incurabile ma non è assolutamente così. Il clamore porta a non trovare più mascherine, Amuchina e ad avere le città deserte e le scuole chiuse. Mio nipote di sedici anni è contento per la scuola chiusa e dispiaciuto perché hanno chiuso le discoteche (sorride, ndr)".

A proposito, invece, della decisione di giocare domenica sera il big match Juventus-Inter a porte chiuse: "Le mie idee non collimano con quelle di chi ha fatto un’operazione del genere. Quando hai in mente di far giocare le partite a porte chiuse non puoi fare discriminazioni. Perché Juve-Inter a porte chiuse quando per il Torino che va a Napoli non vengono adottate misure? Oppure per la Lazio contro il Bologna? L’Allianz è uno stadio che da qualcosa in più ai giocatori, la Juve ha già giocato fuori casa a San Siro... Non si può dire ad alcuni di giocare a porte aperte e ad altre porte chiuse. A questo punto dovrebbero giocare tutti a porte chiuse".