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Bigliardi: “Primavera di Zeman una miniera, Zamparini ha conquistato imprese storiche. Ho un consiglio per il Palermo”

Tebaldo Bigliardi, ex difensore di Palermo e Napoli, dice la sua in merito all’esiguo numero di squadre del sud ai vertici del calcio

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Gli anni d’oro del Sud-Italia.

Sono passati trent’anni esatti dall’ultima annata in cui una squadra del sud, il Napoli, vinse lo scudetto. Era il 29 aprile 1990 e gli azzurri, trascinati da Diego Armando Maradona, conquistarono il successo all’ultima giornata contro la Lazio e misero un punto al palpitante testa a testa contro il Milan, sotto di due punti. Una squadra di fenomeni alzò la Coppa al cielo, ma per il Mezzogiorno non fu la svolta. Oggi, in Serie A, le squadre del sud si contano infatti sulle dita di una mano.

Tra i campioni dello storico Napoli c'era anche Tebaldo Bigliardi. Il difensore calabrese approdò ai partenopei dopo avere mosso i primi passi nel calcio con la maglia del Palermo e, nonostante si sia ritagliato pochi spazi, risultò tra i componenti della rosa più vittoriosa della storia della squadra azzurra. In una intervista rilasciata al Giornale di Sicilia, l’ex giocatore ha rivissuto gli anni d’oro.

È stato secondo me uno scudetto diverso dal primo, che è stato veramente unico. Alla fine, quando si vince la prima volta, ci si abitua a certe emozioni. D’altronde, in quegli anni, avevamo portato a casa anche altri trofei. Il primo scudetto, ovviamente, ma anche la Coppa Italia e la Coppa Uefa. Diciamo che personalmente, se dovessi scegliere quale scudetto mi ha dato le sensazioni più belle, preferirei il primo, ma anche rivincerlo è stato molto bello. Il sud meriterebbe sicuramente di rivivere certi fasti, anche se mi rendo conto che sia difficile. Oltre al Napoli c’è poco, ad alti livelli. Ricordo che fino a qualche anno fa il Palermo di Zamparini, che ha fatto delle cose veramente egregie, forse storiche per la piazza rosanero. Tolto questo, però, c’è sempre una punta dolente per il sud, che è sempre stata una terra di conquista”.

Il Napoli, oggi, è ancora ai vertici del calcio, ma c’è tornato dopo anni turbolenti. Delle compagini siciliane, invece, nessuna traccia. Nella stagione 2006/17, nella massima serie, c’erano ben tre squadre, al pari delle lombarde: Palermo, Messina e Catania. Poi, le aule dei tribunali hanno tolto spazio al campo.

Senza i De LaurentiisZamparini al sud non ci sarebbero mai stati questi risultati. Capisco che non ci siano tanti imprenditori con questo potere economico, ma spero che possa esserci una rinascita delle grandi piazze meridionali. Per risollevarsi le società dovrebbero ripartire dai giovani. A Palermo ho avuto come maestro Zeman, alla Primavera, e la società non si rendeva conto della miniera di diamanti su cui era seduta. In prima squadra arrivammo solo in tre: io, Barone e La Rosa. Gli altri andarono a Licata con Zeman e lì esplosero. A Bergamo e Napoli tutta un’altra organizzazione, bisogna progettare ed essere lungimiranti. Non solo nel calcio, ma nella vita, specialmente in questo periodo di emergenza. In Germania temono che possano esserci dodici club a rischio fallimento, qui credo che i numeri possano essere maggiori e in zone dove già si soffre, la situazione potrebbe complicarsi ancora”.

Infine, una battuta in merito all’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus che l’Italia sta vivendo e che ha generato l’ennesima diatriba tra nord e sud: “Io vivo tra Bergamo e la Sicilia, pur essendo calabrese, e vedo molte tensioni tra nord e sud. È un momento drammatico per tutto il Paese, anche se una parte sta soffrendo più dell’altra, e in questo periodo vedo degli scontri che non possono andare bene. Io sono un unificatore convinto, stiamo andando verso il grottesco con delle polemiche sterili. Il calcio, in questo scenario, — conclude Tebaglia non fa certo eccezione”.