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Juventus, senti Sarri: “Forte il richiamo dell’Italia. I tifosi del Napoli si sentono traditi? Rispondo così”

Juventus, senti Sarri: “Forte il richiamo dell’Italia. I tifosi del Napoli si sentono traditi? Rispondo così”

Le dichiarazioni rilasciate dal tecnico del Chelsea, che potrebbe tornare ad allenare in Italia: "Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare"

Mediagol7

"Per noi italiani il richiamo di casa è forte. Senti che manca qualcosa".

Parola di Maurizio Sarri. Diversi sono stati i temi trattati dal tecnico del Chelsea che, reduce dalla vittoria in Europa League conquistata contro l'Arsenal in occasione della finale di Baku, ha tracciato un bilancio della stagione appena conclusa: dal suo rapporto con la tifoseria del Napoli dopo il suo addio, al possibile approdo sulla panchina della Juventus di Andrea Agnelli. Di seguito, le dichiarazioni rilasciate ai microfoni di 'Vanity Fair'.

"È stato un anno pesante. Comincio a sentire il peso degli amici lontani, dei genitori anziani che vedo di rado. Ma alla mia età faccio solo scelte professionali. Non potrò allenare 20 anni. È l’anagrafe a dirlo. È roba faticosa, la panchina. Quando torno a casa in Toscana mi sento un estraneo. Negli ultimi anni ci avrò dormito trenta notti", sono state le sue parole.

NAPOLI -"I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? L’ultima bandiera è stata Totti, in futuro ne avremo zero", ha proseguito.

SARRISMO - Quanto alla smania di cambiamento che sta portando all'addio di diversi allenatori, Sarri se la prende con "il concetto di vittoria a ogni costo. Un’estremizzazione che annebbia le menti dei tifosi e di alcuni dirigenti, cosa che mi preoccupa di più. È sport, non ha senso. Non si può essere scontenti di un secondo posto. Il sarrismo è un modo di giocare a calcio e basta. Nasce dagli schiaffi presi. L’evoluzione è figlia delle sconfitte. Non solo nel calcio. Io dopo una vittoria non so gioire. Chi vince, resta fermo nelle sue convinzioni. Una sconfitta mi segna dentro più a lungo, mi rende critico, mi sposta un passo avanti. Mio nipote mi fa leggere la pagina facebook Sarrismo e Rivoluzione. Si divertono, io sono anti-social, non ho nemmeno whatsapp. Esistono squadre medie di grandi giocatori o grandi squadre di giocatori medi. Io lavoro su questo. Il fuoriclasse è quello a disposizione della squadra, altrimenti è solo un bravo giocatore. Siamo pieni di palleggiatori fenomenali. Pure ai semafori. Il divertimento è contagioso se collettivo. Se ti diverti da solo, in 5 minuti arriva la noia".

JUVE, SENTI -"La tuta che indosso in panchina? Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare. A me fanno tenerezza i giovani colleghi del campionato Primavera che portano la cravatta su campi improponibili. Mi fanno tristezza, sinceramente. Io superstizioso? Ne ho meno di quelle che mi attribuiscono. Ho smesso di vestire solo di nero. Mi è rimasta l’abitudine di non mettere piede in campo, dentro le linee dico, finché la partita non è finita. Prima o poi abbandonerò pure questa: già in certi stadi le panchine son dalla parte opposta degli spogliatoi e il prato devo calpestarlo per forza. Quando cominci a vincere, le scaramanzie finiscono", ha concluso.