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Coronavirus, Reina: “Adesso sto bene, ma ho avuto paura. Non ho respirato per 25 minuti, vi racconto quel tragico momento”

Il numero uno di origini spagnole, da poco trasferitosi a Birmingham, racconta la sua personale esperienza sull'emergenza Coronavirus

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Pepe Reina, attualmente in forza all'Aston Villa, non ha alcuna voglia di smettere.

Durante l'ultima finestra di calciomercato invernale, con un colpo last minute, l'ex napoletano ha deciso di cambiare per l'ennesima volta residenza. Ha sempre vissuto un'esperienza calcistica da primo della classe e, forse, il ruolo di secondo affidatogli dai dirigenti del Milan lo ha come tenuto in gabbia. L'ex portiere, tra le altre, di Barcellona e Liverpool, che nelle scorse settimane ha maturato tutta la sintomatologia riconducibile al Coronavirus, sebbene non si sia mai sottoposto al test del tampone per via di alcune scelte politiche britanniche, ha adottato tutte le misure necessarie per l'isolamento domiciliare. Adesso, che la luce in fondo al tunnel è sempre più nitida, l'estremo difensore spagnolo ha affidato il racconto della sua terribile esperienza alle pagine de "Il Corriere dello Sport".

QUARANTENA: "Non esco da diciotto giorniLa compagnia non mi manca, siamo io, mia moglie Yolanda, cinque figli e i due suoceri. La casa è grande e la solitudine non vi ha accesso.  Però  isolato lo sono stato dopo aver accusato i primi sintomi del virus. Febbre, tosse secca, un mal di testa che non mi abbandonava mai, quel senso di spossatezza… L’unico spavento quando per venti- cinque minuti mi è mancato l’ossigeno, come se la gola si fosse improvvisamente ristretta e l’aria non riuscisse a passare... I primi sei, otto giorni li ho trascorsi chiuso in una stanza. E poi ho cominciato a uscire nelle ore notturne, quando i ragazzi e i miei suoceri dormivano. Una vita a targhe alterne. Faccio ancora attenzione a tenermi a distanza dai genitori di Yolanda, non sono più giovanissimi".

TEST: "I medici della Premier, mi hanno dato tutte le informazioni necessarie, oltre al protocollo da seguire. Qui in Inghilterra i tamponi li fan- no esclusivamente ai malati gravi, nel mio caso non vi erano dubbi. Virus. Il fisico ha reagito bene. Ti dico la verità, a parte qualche mo- mento non facile, è stato come se avessi avuto l’influenza, solo più pesante".

ESPERIENZAINGLESE: "Sono in prestito fino a maggio. Ma quale maggio, forse giugno, luglio, agosto… ero venuto a Birmingham perché avevo bisogno di giocare ogni fine settimana, volevo sentirmi di nuovo protagonista e la sfida che mi aveva proposto l’Aston Villa era l’ideale. Adesso non so più quando, né come finirà. Da queste parti la situazione si è aggravata negli ultimi cinque, sei giorni. Le restrizioni sono minori rispetto a quelle italiane, si può ancora uscire per fare una passeggiata o una corsa nel parco, anche se il Governo ha chiesto a tutti di restare il più possibile a casa".

CARO NAPOLI: "Napoli è la mia dimensione naturale, a Monaco me ne accorsi subito, mi resi conto che volevo una vita diversa, esattamente come quella che avevo lasciato. Aggiungici che al Bayern ero dietro a Neuer, la volontà di rientrare fu immediata… Non avrei potuto fare una scelta migliore, posso assicurare che non mi sono mai divertito tanto a giocare come nei tre anni di Napoli con Sarri. Il Napoli avrebbe dovuto riscattarmi dal Liverpool, non si trovarono i numeri e quindi dovetti cercare un’altra squadra. Fu il presidente a riprendermi. Che collettivo… Lo spirito con cui ci allenavamo e giocavamo, e la qualità del gioco di quel Napoli. Non vedremo mai più una squadra muoversi in quel modo. Sarri riuscì a portar- ci al di sopra di limiti e potenzialità. In quegli anni avete visto il miglior Koulibaly, il miglior Mertens, un Allan strepitoso, Albiol una guida formidabile, il contributo prezioso di Callejòn e Insigne. A un certo punto della seconda stagione sembrava che giocassimo a me- moria. Non c’erano primedonne, ma grande disponibilità, e umiltà, il nostro leader era il gioco che ci aveva insegnato lui".

NOSTALGIA: "Mi manca l’appartamento a Posillipo, il sole. Ho letto che la vitamina D può essere importante nella riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale, incluse quelle da Coronavirus. Ci sono evidenze scientifiche sulla capacità della vitamina D di contrastare il danno polmonare da infiammazione. Non voglio sostituirmi a un virologo, né dire sciocchezze, se ne ascoltano troppe, ma è curioso che nel Sud della Spagna, così come nel Sud dell’Italia, i numeri siano incredibilmente inferiori a quelli del Nord".