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Lazio, il duro sfogo di Parolo: “Il decreto ci penalizza, penso che qualcuno non voglia finire il campionato”

ROME, ROMA - JANUARY 24:  Marco Parolo of SS Lazio during a training session on January 24, 2017 in Rome, Italy.  (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

"La categoria dei calciatori è stata penalizzata. La mancata ripresa è una notizia che non mi aspettavo", afferma il centrocampista della Lazio

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Marco Parolo a muso duro.

Non solo Igli Tare, anche il centrocampista biancoceleste, uno dei vice capitani della Lazio, ha attaccato il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora e le disposizioni dettate dal Governo, che prevedono il rinvio al 18 maggio per la riapertura dei campi di allenamento.

Un attacco duro, diretto e sincero quello di Parolo, che intervenuto ai microfoni di 'Lazio Style', ha denunciato disparità di trattamento e ha chiesto rispetto e par condicio con gli altri atleti: "La categoria dei calciatori è stata penalizzata. La mancata ripresa è una notizia che non mi aspettavo. C’è stata un’apertura per gli allenamenti individuali degli atleti e non capisco perché noi giocatori, con un centro sportivo adatto a disposizione, non possiamo andare in campo per lavorare. Siamo atleti professionisti, riprendere il contatto con il terreno e tutta un’altra cosa, non vedo perché non possiamo allenarci. Possiamo andare a correre nei parchi, ma non possiamo andare al centro sportivo dove il terreno non è sconnesso e ci sono le condizioni perfette per non stressare muscoli e tendini. La categoria dei calciatori è stata penalizzata. Abbiamo cinque o sei campi, possiamo lavorare distanziati gli uni dagli altri anche di cinquanta metri, allenarci in orari diversi e in maggior sicurezza rispetto ad un parco pubblico. C'è la massima attenzione da parte nostra di rispettare le normative del Governo, possiamo e dobbiamo riprendere con cautela ma non ha senso non allenarsi in un centro idoneo e correre rischi maggiori di infortunarsi. Tutti gli atleti devono essere messi sullo stesso piano".

Rabbia e perplessità nelle parole del numero 16 della Lazio: "Ci sono protocolli che medici e scienziati stanno vagliando, ma almeno gli allenamenti individuali dovrebbero essere consentiti nelle strutture. Il decreto ci penalizza. Forse qualcuno non vuole provare a finire il campionato, mi viene da pensare questo. Vogliamo essere equiparati agli altri sportivi. Non so se il campionato ripartirà o meno, non siamo noi a deciderlo, ma serviva un segnale perché il Paese ha bisogno di ritrovare fiducia ed entusiasmo".