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Coronavirus, Frey: “Italia, sono lì con te. Un anno fa ho vissuto un incubo simile, vi racconto”. E sulla Serie A…

BRUNECK, ITALY - JULY 21:  Sebastian Frey of Bursaspor Kulubu reacts during the pre-season friendly match between AS Roma and Bursaspor Kulubu on July 21, 2013 in Bruneck, Italy.  (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Le dichiarazioni rilasciate dall'ex portiere Sebastien Frey in merito alla difficile situazione legata alla diffusione del Coronavirus

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Francese, ma con l'Italia nel cuore.

L'ex portiere Sebastien Frey, prima di appendere gli scarpini al chiodo, ha militato a lungo in Serie A, vestendo le maglie di Inter, Verona, Parma, Fiorentina e Genoa. Una lunga e gloriosa esperienza, che ha fatto sì che il classe '80 si senta oggi un italiano d'adozione a trecentosessanta gradi, anche in questo momento difficile legato alla diffusione del Coronavirus.

Intervenuto ai microfoni della Gazzetta dello Sport, l'ex estremo difensore ha parlato a cuore aperto agli italiani: "Dico agli italiani di rimanere tutti a casa, che è la cosa più importante. L’Italia - ha spiegato - è la mia seconda casa ed ho un occhio di riguardo per la popolazione: in questo momento è come se fossi lì con loro. Hanno il mio sostegno. In Francia adesso siamo chiusi in casa, come accaduto già 10 giorni fa in Italia. Voglio dire anche ai francesi di usare il buonsenso e la testa, e di rimanere in casa. Purtroppo vedo tanta gente che sta sottovalutando la situazione: se non facciamo un sacrificio, tutto diventa più complicato. Quando ho visto le immagini dei mezzi militari a Bergamo mi piangeva il cuore. I protagonisti assoluti in questo momento sono i medici che mettono a rischio la propria salute per quella degli altri. Sono loro i campioni di oggi. Tutte le sere in Francia facciamo un applauso alle 20: il mio è anche per l’Italia e il mondo intero. Gli sportivi devono dare l’esempio. Tantissimi stanno lanciando dei messaggi e creando iniziative per far sì che la gente resti vicina a loro".

Frey stesso, un anno fa, ha vissuto sulla sua pelle le conseguenze di un virus: "Quello che mi è successo è stato molto strano. Ho avuto la febbre a 40 per dieci giorni, nonostante gli antibiotici e i medicinali. Una mattina mi sono svegliato e non riuscivo a muovermi: mi sono recato al pronto soccorso e sono stato in terapia intensiva per otto giorni. Un inferno. Mi hanno detto che si trattava di una malattia autoimmune e sono tornato a casa pensando fosse l’inizio della risalita ma non è stato così. Se sei stato atleta non è facile comprendere di dover ricominciare a camminare ma, grazie alla mia famiglia, ne sono venuto fuori. Anche per questo bisogna rispettare le regole, per il bene di tutti".

Infine, sul futuro della Serie A: "Non so se il campionato ripartirà quest’anno, anche perché non sappiamo ancora quando inizieremo la risalita. Anch’io dovevo inaugurare i campi estivi in giro per Italia e Francia con l’accademia di portieri che ho creato ma ho scelto di rimandare a data da destinarsi".