E' stato il secondo calciatore di Serie A dopo Daniele Rugani a risultare positivo al COVID-19.
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Coronavirus, Gabbiadini: “Io positivo? Non ci credevo, vi racconto com’è andata. Un pensiero mi tormenta…”
Le dichiarazioni rilasciate dall'attaccante della Sampdoria, il secondo calciatore di Serie A a risultare positivo al Coronavirus
Stiamo parlando di Manolo Gabbiadini. L'attaccante della Sampdoria, intervistato ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport', ha raccontato la sua esperienza. "Ho sentito un po' di febbre la sera del 10 marzo, ma non ho pensato al virus. Quella notte ho dormito male, mi girava la testa ma non ero caldo, avevo 37.5. Ho chiamato il dottor Baldari della Samp, poi mi ha moglie mi ha suggerito di chiedere il tampone visto che in casa abbiamo due bimbi piccoli. Il dottore è venuto a farlo, ma già giovedì stavo benissimo e mi era passata la febbre. Alle 15 mi ha chiamato per dirmi che ero positivo. All'inizio gli ho chiesto se stesse scherzando, anche se era ovvio fosse serio. Non me l'aspettavo, la febbre era passata subito ma da quel momento ho cominciato davvero a riflettere sul coronavirus", sono state le sue parole.
"Se avessi aspettato un giorno in più non avrei più fatto il tampone perché stavo molto bene e magari, andando a comprare la frutta, avrei contagiato un anziano signore in maniera inconsapevole: è un pensiero bruttissimo, che mi tormenta. Ho capito che ci sono tanti positivi che nemmeno lo sanno, allora è chiaro che la battaglia la si vince solo restando a casa. Non ho competenze politiche e sanitarie, ma probabilmente chiudere tutto per 15 giorni sarebbe stato giusto. Quanto tutto questo finirà, ci godremo di più la nostra Italia che è bellissima. A volte ci perdiamo dietro a stupide rivalità di ogni genere, ma poi ci sono delle situazioni che ci fanno riscoprire più uniti e forti di prima. I nostri nonni o bisnonni hanno fatto la guerra, noi dobbiamo solo stare attenti e seguire le direttive per battere il virus. Dobbiamo farlo per noi, per le nostre famiglie e per i medici che si stanno sacrificando tantissimo per tutta la popolazione. E il loro sacrificio deve essere ripagato".
Gabbiadini adesso è in isolamento con la sua famiglia. "Siamo in quattro in casa, chiusi per legge. Facciamo la spesa online e se abbiamo bisogno di qualcosa ce la facciamo portare a casa, farmaci compresi. Devo fare 14 giorni obbligatori di quarantena e poi, prima di uscire, dovrò seguire le indicazioni dei medici. La Samp è una famiglia, siamo tanti contagiati e ci sentiamo ogni giorno: sono sicuro che riusciremo a raggiungere la salvezza. Era difficile prevedere un'epidemia così grave. Noi siamo sempre in pullman, in hotel, a contatto con persone che non conosciamo ma a queste cose pensi solo dopo e, in ogni caso, non posso sapere come sono stato contagiato", ha proseguito.
"Lo stop del campionato? La priorità, al momento, è la salute. L'ultima partita con il Verona è stata paradossale. Eravamo in hotel quando abbiamo visto che Parma-Spal non si giocava, abbiamo ipotizzato che non avremmo giocato. Poi siamo andati allo stadio, ci siamo riscaldati e abbiamo giocato nel silenzio. La mia prima volta in Serie A è stata a porte chiuse, Juve-Atalanta nel 2009: quel giorno però ero felice lo stesso, stavolta no. Sono preoccupato per i miei e per i bergamaschi. Davvero non esce nessuno, aprono le finestre e sentono solo ambulanze. I miei genitori stanno bene, non si muovono di casa. Penso ogni giorno ai medici che lavorano in ospedale, è una situazione pesante e pericolosa", ha concluso Gabbiadini.
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