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AIC, Tommasi: “Protocollo originale rigido, spiego perché. C’è un aspetto poco considerato”

Il presidente dell’AIC ha espresso la sua opinione in merito alla possibile ripresa dei campionati di calcio e al protocollo sanitario da attuare

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Il calcio verso la ripresa.

L'Italia, che sta combattendo ormai da mesi contro l'emergenza Coronavirus, sta compiendo piccoli passi verso il ritorno alla normalità. Una ripresa graduale che ha coinvolto anche il mondo dello sport. Con l'inizio della "fase 2", infatti, è stato possibile tornare a svolgere attività fisiche individuali, mentre quelle di gruppo riprenderanno a partire da lunedì. Nessuna novità ufficiale, tuttavia, per la data della ripresa del campionato di Serie A. Mentre la Bundesliga è tornata in campo quest'oggi, infatti, i vertici italiani stanno ancora valutando gli ultimi rilevanti dettagli in merito al protocollo sanitario da seguire.

Damiano Tommasi, numero uno dell'Associazione italiana calciatori, tra le colonne dell'edizione odierna della Gazzetta del Mezzogiorno, ha parlato delle eventuali modifiche al protocollo, soffermandosi su quelle relative ai casi in cui venga registrata la positività di un tesserato di un club di Serie A.

"Oggi la voce dei calciatori e delle calciatrici non ha il peso che necessita. In questa fase tornare ad allenarsi e a giocare significa non poter rispettare le norme di sicurezza. L'attenzione deve essere per tutte le persone che entreranno in contatto con gli atleti. Qualsiasi protocollo, va pensato e condiviso con il più ampio consenso possibile. Ad oggi non abbiamo contezza di quali sono le modifiche definitive. Il precedente protocollo era molto rigido e senz'altro complicato, soprattutto in assenza di strutture adeguate. Non possiamo permetterci fughe in avanti e azzardare atteggiamenti rischiosi. Diventerebbero un boomerang nel caso di positività. Non ha senso oggi rischiare di ripartire se la previsione di quarantena obbligatoria rimane quella attuale. Un altro aspetto poco considerato è la preoccupazione per chi risulta positivo. Quali possono essere le conseguenze sul singolo? Cosa rischia veramente? Inquadrare bene i rischi - conclude Tommasi aiuterebbe a prendere decisioni".

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