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Coronavirus, Morace: “Calcio femminile non genera soldi. Taglio stipendi? Le ragazze vivono solo di quello”

Le dichiarazioni rilasciate dall'allenatrice Carolina Morace in merito alle drastiche conseguenze che l'emergenza Coronavirus può avere sul calcio femminile

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L'emergenza Coronavirus potrebbe avere drastiche ripercussioni anche sul calcio femminile.

L’epidemia da COVID-19  si è estesa progressivamente in tutta Europa, delineando un quadro sanitario estremante complesso in Italia, con un numero ingente di contagiati ed un computo drammatico in termini di soggetti deceduti. Il Governo italiano, per questa ragione, ha scelto di adottare contromisure rigorose ma necessarie per contrastare la diffusione della malattia. Decreti con annesse norme comportamentali di matrice igienico-sanitaria, volti ad evitare assembramenti e a ridurre al minimo i contatti sociali, con l’obiettivo di ridurre drasticamente il rischio di ulteriori contagi. I provvedimenti istituzionali hanno avuto importanti conseguenze anche sul mondo dello sport, dove le attività agonistiche sono state bloccate fino a data da destinarsi nel pieno rispetto delle norme ministeriali. I tesserati dei club professionistici e non, dunque, si trovano oggi di fronte all’esigenza di proseguire gli allenamenti da casa, tramite le video-lezioni e i consigli a distanza di preparatori atletici, fisioterapisti e medici. Le società, intanto, stanno mettendo a setaccio le modalità per evitare che il problema faccia insorgere gravi danni economici nelle proprie casse, ad esempio tramite il taglio degli stipendi. Una situazione che, certamente, ha coinvolto anche le quote rosa del calcio.

A discutere del complesso momento che lo sport italiano sta vivendo, ai microfoni di Sport Mediaset, è stata l'allenatrice ed ex giocatrice Carolina Morace, la quale si è soffermata sulla possibilità che le società attuino una riduzione negli ingaggi anche nel calcio femminile.

"Le ragazze vivono di quei soldi, non è che li mettono da parte e non si può parlare nel loro caso neanche di semiprofessionismo perché non stanno accumulando la pensione.Ok i tre anni di contributi dallo Stato, ma la pensione loro non l’avranno mai. Il calcio femminile non genera soldi, lo sappiamo ed è logico. Le ragazze vivono di quel che guadagnano e basta. Il loro è un discorso simile a quello di molti calciatori di Serie C".