serie c

Avellino-Palermo 1-0: la papera di Pelagotti condanna i rosa alla sconfitta! Banda Boscaglia non pervenuta, caos e sterilità al “Partenio”

Prestazione disarmante del Palermo di Boscaglia e sconfitta meritata contro l'Avellino

Mediagol8

La papera di Pelagotti è solamente la punta dell'Iceberg.

Per quanto marchiano ed evidente, l'errore tecnico e di valutazione del portiere rosanero non è infatti l'aspetto più calcisticamente inquietante  emerso dalla performance del Palermo di Boscaglia al "Partenio". Prima e dopo il rocambolesco gol di Silvestri che ha deciso il match, la compagine rosanero aveva sostanzialmente prodotto il nulla cosmico in materia di contenuti calcistici, trame offensive ragionevolmente rilevanti, conclusioni degne di essere giornalisticamente segnalate verso la porta avversaria.

Corsa, intensità, ardore agonistico. Questi gli unici elementi sui quali obiettivamente c'è poco da eccepire in relazione alla prova offerta dal Palermo odierno.

Basi minime per qualunque squadra che scenda sul rettangolo verde con amor proprio, ambizione ed obiettivi. Chiaramente volontà, carattere ed abnegazione, per quanto capisaldi imprescindibili, non bastano da soli a vincere le partite. I valori tecnico-tattici, sul piano collettivo ed individuale, fanno la differenza nel momento topico e determinano i risultati. La sensazione perpetratasi in più occasioni nel corso di questa stagione è quella di una squadra non particolarmente convinta del sentiero che sta provando a percorrere, con evidenti equivoci tattici e limiti strutturali, che si sta progressivamente e pericolosamente appiattendo su anonimi ed inerziali standard di mediocrità.

Anche oggi, al  cospetto della formazione di Braglia, si è visto un Palermo inizialmente ordinato, gagliardo e volenteroso, ma desolatamente scolastico ed insipido, incapace di creare con trame organiche, ragionate e corali, pericoli all'avversario. Col trascorrere dei minuti è come se la banda Boscaglia avvertisse questo palese senso di frustrazione ed impotenza, perdendo fiducia ed attenzione nell'esecuzione dello spartito. Cominciando a recitare a soggetto, o quasi, con risultati sempre più modesti.

Boscaglia ha sorpreso in sede di undici iniziale, preferendo adattare Doda sul binario mancino in luogo del veterano Crivello, concedendo l'ennesima chance a Broh in luogo di Odjer, restituendo a Saraniti la titolarità al centro dell'attacco, complice la squalifica di Lucca. 4-3-3 di partenza e avvio di match piuttosto equilibrato, con capovolgimenti di fronte regolarmente naufragati sulle rispettive trequarti. Poco fluidità e lotta senza quartiere in mezzo al campo in virtù del manto erboso reso viscido e pesante dalla pioggia. Occasioni sporadiche, frutto di situazioni estemporanee più che di geometrie ben orchestrate, vis agonistica notevole e ritmi apprezzabili in relazione alle contingenze. Il Palermo si affaccia con qualche percussione in ampiezza, sfruttando gamba ed elettricità in progressione di Kanoute e Valente, ma di fatto calcia una sola volta, proprio con l'ex Catanzaro, verso la porta di Forte. L'Avellino denota una maggiore supremazia territoriale e gestisce il pallino del gioco, Pelagotti se la cava su punizione velenosa di Tito e risponde bene sul suo palo ad un mancino di Carriero.

Nella ripresa accade l'imponderabile. La più classica delle papere da "Mai dire gol"  con protagonista, suo malgrado, Pelagotti.

Con ancora quasi un tempo da giocare, dopo il comprensibile smarrimento da contraccolpo psicologico, ti attendi una reazione dalla compagine di Boscaglia.

Non solo nervosa e caratteriale, ma calcistica. Il tecnico inaugura il festival dei cambi. Rauti per Broh e ritorno al 4-2-3-1.

De Rose calcia dalla media distanza verso la porta irpina e costringe il portiere di Braglia alla deviazione in corner. Sembra l'inizio dell'assalto rosanero al fortino dei padroni di casa. In realtà, resterà l'unica conclusione nello specchio della porta irpina. Almici e Silipo rilevano Doda e Kanoute. Il Palermo butta palla lunga senza costrutto e cerca fortuna.

L'Avellino abbassa il baricentro e serra le linee, compattandosi con ordine e densità e ripartendo con buona pericolosità. Bernardotto manca per pochi centimetri l'impatto con la sfera che avrebbe sancito il raddoppio della squadra di Braglia e chiuso i conti. A sette minuti dal novantesimo, Floriano e Crivello rilevano Accardi e Valente.

Recupero compreso, il Palermo si ritrova a detenere da copione il pallino del gioco senza sapere esattamente cosa farsene. Forcing inerziale e di nervi, neanche il solletico alla difesa di casa fino al triplice fischio. Al netto degli errori evidenti da parte di proprietà e dirigenza in sede di pianificazione e allestimento dell'organico, linguaggio del corpo e rendimento di gran parte dei calciatori del Palermo sollevano dubbi e perplessità di ogni sorta. Boscaglia sta facendo molta fatica ad instillare i principi fondanti del suo calcio nel Dna di un gruppo composto da calciatori non propriamente funzionali per caratteristiche al suo verbo tattico e concettuale.

I proclami della vigilia si dissolvono inesorabiolmente alla luce dei fatti e pongono un legittimo dubbio su fluidità e qualità della connessione attuale tra allenatore e squadra. I calciatori, salvo sporadiche eccezioni, hanno mostrato grosse difficoltà nel recepire gli unput strategici e motivazionali forniti dal tecnico, rispondendo raramente, ed in modo discontinuo, alle sollecitazioni dell'ex coach della Virtus Entella. Una cosa è certa: proseguendo su questa falsa riga raggiungere i playoff, in qualsiasi posizione utile di classifica, diviene mera utopia.