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Avellino-Palermo 1-0: il cuore non basta, D’Angelo punisce i rosanero! La corsa della banda Filippi finisce qui

Il Palermo cede di misura al Partenio e chiude qui il suo cammino nei playoff

Mediagol8

Il Palermo scende dalla giostra dei playoff.

Non ci sarà un'altro giro. La corsa della compagine di Filippi finisce qui. A testa alta, con l'onore delle armi. Rosanero puniti dal peggior piazzamento maturato nella regular season. Una vittoria per parte, con identità differenza reti nel doppio confronto. La classifica delineatasi al termine del campionato premia però l'Avellino di Braglia. Squadra tignosa, scorbutica, smaliziata. Solida, fisica e calcisticamente cattiva. Tatticamente quadrata e con il diapason della tensione nervosa tarato a misura di categoria. Il Palermo ha fatto una partita onesta. Prestazione accorta, intensa, ordinata.

Per sperare di superare il turno serviva obiettivamente qualcosa di più. Una prova tosta ma non brillante quella fornita dalla formazione rosanero, macchiata da un paio di ingenuità pesanti e decisive.

Pressione alta sulla sfera, copertura del campo, coesione tra i reparti, disciplina in fase di non possesso. La prima mezz'ora della squadra di Filippi aveva fatto ben sperare. L'Avellino sbatteva regolarmente sulla densità rosanero senza mai davvero spaventare Pelagotti e compagni. Anzi, era il Palermo con Kanoute, ispirato da Valente, a chiamare Forte ad una parata non banale. Quindi Pelagotti emulava il collega, togliendo dall'incrocio una palla inattiva magistralmente eseguita da Aloi.

Gli ospiti gestivano la fase difensiva senza troppi affanni, ma col trascorrere dei minuti si abbassavano un po' troppo, lasciando il pallino del gioco decisamente in mano alla formazione irpina. Difficoltà ad uscire palla al piede e ad organizzare la ripartenza, una gestione troppo frenetica ed approssimativa del possesso palla. De Rose e Luperini raramente trovavano valide opzioni di scarico in appoggio e transizione, In questi frangenti di cristallizzato equilibrio anche il minimo dettaglio fa tutta la differenza del mondo.

Una palla lavorata da Carriero in un fazzoletto sul binario destro, un filtrante per Maniero, spalle alla porta e defilato sulla trequarti, con Lancini e Marconi francobollati sull'attaccante in marcatura. L'ex Pescara che si gira e beffa entrambi di fisico, nessuno dei due marcantoni di Filippi che spende il più banale dei falli tattici, con il bomber irpino lanciato in percussione ed i centrali difensivi fuori posizione.

Leggerezza grave, peccato di supponenza e superficialità che consentirà a Maniero di servire il più ghiotto e semplice degli assist al match winner D'Angelo. Il vantaggio dei padroni di casa ha ribaltato inerzia tattica e psicologica del match. L'Avellino si è abbassato e compattato, serrando i ranghi e chiudendo ogni spiffero, esaltando indole gladiatoria e voracità in marcatura dei suoi calciatori. Il Palermo ha visto la strada tremendamente in salita, dovendo rimontare ad ogni costo con un attacco notoriamente spuntato. Floriano si è sbattuto alla ricerca di palloni giocabili, Kanoute è stato per buona parte di match una spina nel fianco della retroguardia di Braglia. Santana non è praticamente entrato in partita.

Filippi ha letto con acume criticità e contesto tecnico-tattico, varando valide soluzioni dalla panchina.

Silipo e Saraniti per Santana e Marong nel primo scorcio della ripresa. Accardi riportato centrale difensivo, Kanoute esterno alto sul versante destro. Il numero 20 rosanero è stato assolutamente tra i migliori per continuità ed intensità nel corso della partita. L'ex Catanzaro non solo ha più volte ribaltato l'azione in percussione con gamba ed incisività, ma ha anche sfiorato il pari con un gran destro che ha scheggiato la traversa al culmine di un pregevole fraseggio corale.

Il Palermo ha cercato di tessere la sua tela in modo lineare ed avvolgente, provando a stanare l'Avellino, squarciando la compattezza irpina con laqualità tra le linee di Floriano e Silipo. Tema che ha prodotto inizialmente i suoi frutti. Il gioiello classe 2001 ha dato fantasia e cambio di passo, coniando uno splendido lancio per il taglio di Valente che ha impegnato Forte alla deviazione in corner.

Floriano ha imbucato un paio di palloni, potenzialmente letali, letti e chiusi in extremis dalla retroguardia avellinese. L'incedere del cronometro alimentava adrenalina e vigoria tra i padroni di casa, maestri nel giocare con esperienza e malizia con i giri d'orologio, spezzettando il gioco e togliendo il ritmo ad un Palermo già in riserva.

Le mosse Almici e Doda, subentrati a Kanoute e Lancini, non sortivano gli effetti sperati. Nello scorcio finale di match, il Palermo non ha più avuto lucidità e brillantezza per costruire con fosforo e profitto la sua manovra dal basso. La squadra di Filippi ha lanciato lungo alla ricerca di un flipper salvifico che premiasse quanto meno l'abnegazione e la voglia di fare risultato. L'Avelllino ha blindato la sfera e ibernato il gioco nel recupero, portando a casa vittoria e qualificazione.

Per Filippi sfuma il sogno di realizzare un'impresa che avrebbe avuto calcisticamente del clamoroso. A lui il merito di aver restituito logica, compattezza, sorriso e voglia di sfidare i propri limiti ad una squadra che è divenuta tale troppo tardi. Una rosa che, compatibilmente a conclamati limiti strutturali ed infortuini, ha forse prodotto in questi playoff anche di più di quello che era ragionevolmente lecito attendersi. La scalata alla Serie B è giocoforza rimandata alla prossima stagione. Si spera con ambizioni, lungimiranza, oculatezza programmatica e gestionale da parte del club ben diverse da quelle che hanno caratterizzato un'annata controversa e perennemente in salita.