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Reginaldo: “Mi voleva Mourinho, ora a Picerno per la salvezza. Il gol al Palermo…”

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Le parole del nuovo acquisto del Picerno, Reginaldo, tra presente e futuro

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Dopo le esperienze di Monza, Reggio Calabria e Catania, Reginaldo ha deciso di ripartire dalla Lucania per sposare il progetto del Picerno. L'obiettivo: la salvezza nel Girone C di Serie C. A spaziare tra presente e futuro, ricordando inoltre qualche aneddoto legato alla sua carriera, è proprio il neoacquisto del club rossoblù durante un'intervista concessa ai microfoni di "Fanpage".

"Dove possiamo arrivare? Noi dobbiamo raggiungere prima di tutto la salvezza. Una volta centrato l’obiettivo cercheremo di porci altri traguardi ma prima di tutto viene la salvezzaAvevo altre richieste, anche interessanti, ma non mi hanno dimostrato la voglia di avere Reginaldo in squadra come il Picerno. Come giocatori siamo una cosa ma come uomini, come persone, nel mondo del calcio siamo altro. Quello che mi hanno dimostrato qui, di volermi non solo per le mie qualità, mi ha portato a venire qui. Cosa mi ha colpito di più? La voglia di voler fare le cose fatte bene. Una società piccola con una organizzazione da club che può lottare per vincere il campionato. Vogliono fare calcio ma facendo le cose come si deve. Il fatto di far trovare ad un giocatore tutto ciò che ha bisogno, senza strafare e con umiltà, è importante".

"Il gol al PalermoIo sono un attaccante ed è importante segnare - ammette Reginaldo - ma sono più contento quando faccio degli assist per i miei compagni. Non è facile per un attaccante dire una cosa del genere. Quando ho giocato in squadre come Fiorentina e Parma e affrontavamo quelle più piccole c’era sempre quella cosina che ti fa pensare di essere superiore. Noi picernesi dobbiamo pensare di essere uguale a tutti e di poter essere in grado di giocare con tutti e batterli. L’umiltà del Picerno con la voglia che hanno i miei compagni possiamo giocarcela con tutti".

Su presente e futuro: "Cosa mi spinge ad andare avanti? Finché il fisico mi permette di giocare e finché me la sento, lo farò. Non voglio rubare il posto a nessuno perché ci sono tanti ragazzi giovani che vogliono fare questo ma devono capire che questo è un lavoro, non è solo divertimento. Noi che giochiamo a calcio dobbiamo capire che siamo fortunati perché lavoriamo un’ora e mezza, un’ora e 45 al giorno, ma in quel momento devi dare il massimo, perché c’è la gente che si sveglia alle 6 del mattino e forse riescono a tornare a casa per la sera per stare con la famiglia. Il giorno dopo lo stesso. E sono contenti. Noi facciamo molto meno e quindi dobbiamo andare a mille. Questo è il mio modo di pensare e finché starò bene giocherò. Dopo vorrei fare qualcosa per stare un po’ di più con la mia famiglia e con i miei figli".

Reginaldo ha poi raccontato un particolare aneddoto legato al suo passato: "Sono stato vicino all’Inter perché mi ha fatto seguire José Mourinho per tre mesi. Il problema mio è che ho sempre vissuto le cose con la massima serenità, anche se mi dicevano che mi seguiva il Real Madrid io facevo sempre le stesse cose. Non rimpiango nulla di quello che ho fatto in Italia e che ancora farò, visto che ho ancora voglia di giocare".

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