Walter Sabatini, ex calciatore ed ex dirigente sportivo - tra le altre - di Lazio, Palermo, Roma, Inter, Samp, Bologna, resterà alla Salernitana. Dopo avere centrato l'obiettivo salvezza nell'ultimo turno di campionato, complice il ko del Cagliari, Il direttore sportivo granata ha toccato svariati temi caldi relativi alla Serie A durante un'intervista concessa ai microfoni de "La Repubblica".
l'intervista
Sabatini: “Roma la mia malattia. Napoli? Non da scudetto, il fantasma di Maradona…”
Le parole del direttore sportivo della Salernitana, Walter Sabatini, sui temi più caldi della Serie A
"Il campionato scarta i giovani giocatori italiani? Ci fossero e anche bravi, giocherebbero. Se l’Udinese che è una società saggia mette in campo 8-9 stranieri non è perché trascura i giovani, ma perché gli stranieri hanno più qualità. Smettiamola con questi slogan. L’Italia non vai ai Mondiali, e mi dispiace, non perché non fa esordire i giovani, ma perché ha giocato male, i titolari hanno sbagliato i rigori e perché la condizione atletica era scarsa".
"Cosa mi ha detto questo campionato? Che conoscenza, preparazione e perseveranza contano. Il Milan ha vinto grazie soprattutto al lavoro dei suoi dirigenti, Maldini e Massara, che in un angolo, spesso opponendosi ai proprietari, hanno combattuto. Si sono imposti per avere Leao e Hernandez. Ibrahimovic è stato trascinante per lo spogliatoio, anche se c’è molta, troppa, letteratura, però qualche giocata importante in campo l’ha fatta. Non è un caso che forse l’Atalanta, che con la famiglia Percassi era ancora in gioco, appena passata a un fondo di investimenti sia scivolata fuori. Un conto è vedere padre e figlio ogni giorno in campo, insomma i cambiamenti in alcune dinamiche si fanno sentire, poi magari l’usura nervosa di qualche giocatore ha fatto abbassare il rendimento. Il Napoli ha fatto un ottimo campionato, il terzo posto è un eccellente risultato, onestamente non penso avesse una squadra da scudetto. Inoltre il fantasma di Maradona pesa tantissimo e opprime. Il ricordo di Diego schiaccia questa squadra e quando si tratta di stringere i bulloni ecco che le mani si indeboliscono. Come ho seguito la Roma? In tv. Con una sciarpa giallorossa al collo. L’ho sempre detto che la Roma è la mia malattia"
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