Parola a Walter Sabatini. L'ex direttore sportivo della Salernitana ha rilasciato una lunga intervista sulle colonne del Corriere dello Sport. Tra le tante tematiche affrontate, Sabatini si è soffermato sulla propria disoccupazione e sugli allenatori più in auge del massimo campionato italiano. Di seguito, le sue dichiarazioni.
l'intervista
Sabatini: “Non mi ritrovo nel ruolo di spettatore, non ne sono capace. Vergognoso…”
DISOCCUPAZIONE – «Io sono incazzato sul serio, perché star fuori non mi sembra giusto. Non mi ritrovo nel ruolo di spettatore, non ne sono capace, vergognoso che io sia fuori».
KVARATSKHELIA – «Leao ti fa a pezzi, porca miseria. Ma il georgiano è cattivo, determinante, di impatto. Io voto per Kvara. Mi dica Cristiano come ha fatto a pescarlo? Come? Non ho mai conosciuto l’invidia, tranne ora che ho scoperto questo ragazzo. Giuntoli è stato un fenomeno».
IL CAMPIONATO – «Un campionato esageratamente intrigante, con lotte che s’annunciano per lo scudetto, per la Champions, per la salvezza. Non ci si potrà annoiare, dentro uno spettacolo che va crescendo e che azzera la narrazione del passato sul nostro calcio ritenuto antico e superato».
IL NAPOLI – «Una squadra europea da considerare tra le più forti. Il cocktail tra ciò che ha fatto quell’allenatore stellare che si chiama Spalletti e quello che ha saputo fare una società coraggiosa come poche».
SPALLETTI, UN FRATELLO – «E gli posso dire di tutto. Io mentre mi gusto il Napoli me ne sto in religioso silenzio. Fateci caso: si esprimono come se fossero in ipnosi, indotta dal proprio allenatore che ne decuplica il rendimento. Mario Rui, che presi alla Roma e che purtroppo si fece male subito, è divenuto il riferimento per ferocia, determinazione, eleganza nel crossare e personalità. Tutto ciò, tutto questo spettacolo che ci viene regalato, l’ha generato quel pazzo furioso che sta in panchina».
MOURINHO – «Ecco un altro che fa dipendere il proprio club da se stesso. Perché non so cosa sarebbe la Roma senza Mou. Ha un calcio diverso, chiamiamolo freddo, cinico, tutti quegli aggettivi che mi fanno anche un po’ schifo perché sanno di niente, ma è quarto e dunque è da scudetto: chi arriva là, se la gioca fino alla fine. E gli mancano Dybala e Wijnaldum, che recupererà. Ha il vegano, Smalling, che è irrinunciabile, va a strozzare le linee, ad aggredire il probabile rifinitore, a stracciare gli avversari e poi, se gli capita, fa pure gol. C’è il segno di Mou pure in questo».
SARRI – «La Lazio ha Sarri, al quale ho già detto al telefono di curarsi la polmonite. L’ho ripetuto anche a Juric, perché io so cosa vuol dire dover fronteggiare un guaio del genere. Ma Sarri è matto, nel senso buono, e poi ha calcio in testa. Mentre i tifosi si stanno dilaniando per l’infortunio di Immobile, e li capisco, lui starà studiando».
ALLEGRI – «La garanzia della Juventus è Max. La riprenderà. Non capisco per indirizzarla dove, ma lui ha dentro le conoscenze. Il resto lo fa la tradizione, l’idea che la Juve ha di se stessa, Andrea Agnelli, il management. Ma Allegri dalle difficoltà saprà uscirne».
MIHAJLOVIC – «E’ un grande allenatore che recentemente è stato raccontato solo per la malattia, mentre lui ha lasciato un patrimonio tecnico sul quale Thiago Motta lavorerà. Mihajlovic ha sensibilità, ha passato, ha futuro, ha conoscenze e invece per giorni, settimane e mesi la narrazione è rimasta confinata dentro altre considerazioni. Il suo spessore tecnico è finito ai margini, mentre quello doveva essere fulcro della riflessioni».
GASPERINI – «Gasp è nell’Olimpo ed è importante che non faccia irritare gli Dei. E’ uno dei pochi, a pensarci bene, con cui non ho avuto modo di lavorare, ma questo è un dettaglio che fregherà poco ai lettori. La sua Atalanta si è presa rischi enormi, ha stravolto, ha perduto nel tempo riferimenti importanti, è in fase di mutamento, e però sta lì, tra le grandi, perché ha un allenatore che sa spargere innovazione».
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