l'intervista

Roma, Pellegrini: “Mourinho quando perde sta male. Maglia numero 10? E’ di Totti”

Roma
Le parole di Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma

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Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma, ha rilasciato una lunga intervista alla piattaforma streaming durante il programma 'DAZN Heroes". Il calciatore giallorosso si è raccontato, soffermandosi su numerosi argomenti tra cui la vittoria della Conference League, il rapporto con Zaniolo, Totti e Mourinho.

"Quando giochiamo la sera tardi fino alle 4 non dormo, sto lì e rivedo la partita, le cose in cui posso migliorare. A vedersi dallo schermo sembra sempre facile, poi ti trovi lì ed è diverso".

Sul primo gol in Serie A: "Sì, vincemmo (col Sassuolo, ndr) a Marassi. Che emozione. Trasferirmi da Roma non fu facile, quell'anno c'era Rudi Garcia a Roma, che stimo infinitamente e con cui ho un ottimo rapporto. Non essere più il ragazzo della Primavera non è stato facile, molti non se lo ricordano ma nei primi mesi al Sassuolo non giocavo mai, perché avevo degli aspetti da dover migliorare. E l'ho capito. Ricordo poi che feci 90 minuti col Cagliari in Coppa Italia, non mi aspettavo di giocare anche la domenica dopo. Invece successe e mi sentii benissimo, tanto che segnai il primo gol. La maglietta di quella volta ce l'ha mio papà, come le altre importanti. Sennò le perdo. Mi vengono attribuite un sacco di cose ma non si dice mai che sono un lavoratore, uno di quelli che non lascia nulla al caso quando è a Trigoria, per dare anche l'esempio agli altri. Sono quindi anche molto esigente. All'epoca però ero diverso, saltare dalla Primavera alla Serie A ti cambia il mondo. A 18 anni condividi lo spogliatoio con gli over-30 e con chi ha centinaia di partite in Serie A e viene naturale chiederti di più".

Sulla maglia numero 10: "Mai pensato di prenderla, per prima cosa perché il 7 è il mio numero preferito e averlo trovato libero non mi sembrava vero. Non avrebbe senso cambiare numero, per cosa, per far contento chi? Conta quello che fai in campo. Quando vedi la 10 pensi solo a Totti, mi piace ed è giusto sia così. Totti e De Rossi sono due simboli di Roma e sarà sempre così. La cosa che mi piaceva tanto di Francesco era che una volta in campo non parlava, ma era come se tu lo sentissi. Tutti gli riconoscevano questa leadership. So che magari con il mio carattere posso aiutare compagni in difficoltà o sotto pressione, ma tante volte le parole non bastano. Sono uno cui piace dare l'esempio. Con Zaniolo ho un rapporto particolare, come se fosse il mio fratello più piccolo. Mi dispiace che a volte venga fatto passare per quello che non è invece è un ragazzo eccezionale e un giocatore straordinario".

Sulla finale di Conference League vinta: "Quella è l'unica partita che non ho mai rivisto. E non la rivedrò mai. Non c'è bisogno, basta entrare a Trigoria e vedere la coppa per farmi ricordare tutto. (riguarda le immagini) L'effetto che mi fa è volerne vincere un'altra. Per me è stata un'emozione talmente grande... In questi anni, non me ne voglia nessuno, ma di cose difficili da gestire e buttare giù ce ne sono state tante. Sia qui che personali. Sono uno ambizioso, che sa ciò per cui lavora. Anche quando sono a casa penso a come fare meglio ogni giorno. La vittoria della coppa non era dovuta o scontata, la abbiamo voluta e sudata tanto. Era il mio sogno, raggiungerlo è stato bello".

Su Mourinho: "È stato fondamentale, mi ha insegnato cose alle quali sinceramente mai avrei pensato. La cosa che mi piace di più è che a lui non basta mai, neanche essere l'allenatore con più trofei nella storia: se non vince il prossimo, sta male. Ti fa esprimere al 100% e percepire la passione che ha ancora una persona che ha vinto tutto. E parlo di singole partite, neanche di trofei. Una finale abbiamo fatto con lui, non si parlava di altro che di vincere".

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