"Se analizzi il mio Napoli, scopri che crescita e risultati si possono coniugare: Cavani veniva da Palermo, aveva 22 anni, non era per niente esploso, giocava spesso sull’esterno, raramente al centro, dicevano che non vedesse la porta. L’ho fatto crescere, è diventato un campione". Queste le dichiarazioni di Walter Mazzarri, ex allenatore di Napoli ed Inter tra le altre, intervistato dal Corriere dello Sport.
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Napoli, Mazzarri: “Cavani a Palermo dicevano non vedesse la porta. Reso un campione”
TORNARE A NAPOLI - "A Napoli vorrebbero tornare tutti perché è una squadra forte, il club è diventato importante. Napoli è un posto affascinante. Se dovessi avere, come ho avuto, delle chance di rientrare, mi piacerebbe trovare gente disposta a capire il calcio che intendo fare. Mi piace insegnare, migliorare i giocatori, impostare un lavoro serio. Programmare: chiedo troppo?".
FUORI DAI RADAR - "Sono sparito perché quella era la mia volontà. Se avessi voluto allenare avrei potuto farlo, le offerte non sono mancate. In questo periodo mi sono reso conto dei cambiamenti del calcio e li ho approfonditi".
RICORDATO PREVALENTEMENTE PER I SUOI ALIBI - "Ho pagato l’antipatia di persone che non vedevano l’ora di attaccarmi e farmi fuori. Di Inter, quell’anno, c’era solo la maglia nerazzurra, basta dare un’occhiata alla formazione per rendersi conto che non era competitiva, non all’altezza del nome che portava. Con l’esperienza che ho oggi non avrei probabilmente accettato, anche se l’Inter è un posto prestigioso. Quando alleni un club di quell’importanza devi poter disporre di una squadra potenzialmente da primi tre posti, altrimenti preparati a essere contestato ogni tre giorni".
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