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Milan, Ibrahimovic: “In Svezia ho 2 figli, qui 25. Scudetto? Dobbiamo avere in coraggio di sognarlo”. E sul futuro…

Le dichiarazioni dell'attaccante rossonero in un'intervista a 360°

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Parola a Zlatan Ibrahimovic.

Si conclude con una vittoria all'ultimo respiro il 2020 del Milan, che saluta l'anno corrente in vetta alla classifica, dopo un avvio di stagione entusiasmante che ha visto i rossoneri protagonisti di un girone di andata sorprendete nonostante l'assenza di Ibrahimovic. Lo svedese, ai box per un infortunio al polpaccio, si è raccontato a 360° durante una lunga intervista rilasciata a 7 in cui svela gli obiettivi stagionali del Milan e racconta la sua lotta contro il Coronavirus.  

 "Continuerò a giocare finché riuscirò a fare quello che sto facendo adesso. Champions? Se posso restare... La mia famiglia? Mi manca. Tantissimo. Ma proprio tantissimo. Sono allo stremo, non ne posso più. Vorrei stare con mia moglie e con i miei figli Maximilian e Vincent, che hanno 14 e 13 anni e vivono in Svezia. Andare a trovarli? Ci ho provato, ma Pioli mi ha risposto che non mi posso muovere e che ho famiglia anche a Milanello: dice che lì ho 2 ragazzi ma qui ne ho 25e hanno bisogno di me".

Ibra si è poi soffermato sugli obiettivi del Milan: "Impazzisco se un compagno sbaglia un passaggio? Ma sì, sempre, anche in allenamento. Il problema è chi non si arrabbia. E se faccio un errore io? Io non sbaglio mai. Il talento serve se lo coltivi. Bisogna lavorare, lavorare, lavorare. Ci vuole sacrificio. Cosa sono i 90 minuti della partita? Niente, se non ti sei allenato tutti i giorni e tantissime ore. Più mi alleno e più sto bene. Lo dico a me stesso e agli altri: non mollare mai. Lo spiego in un altro modo: se non ti arrendi, vinci. Dove possiamo arrivare? Dobbiamo cominciare bene il 2021 e pensare partita per partita, come se fosse l’ultima. Dobbiamo avere fame: tutti i giorni, ogni momento. Scudetto? Dobbiamo avere il coraggio di sognarlo. Fino a quando giocherò? Me lo chiedono tutti, la risposta è sempre la stessa: andrò avanti finché riuscirò a fare quanto faccio adesso. Giocare la Champions? A chi non piacerebbe... se posso restare, lo faccio". 

Chiosa finale sulla sua esperienza col Covid: "Se mi sono preoccupato? Ovvio. Quando all’inizio mi è capitato, ero abbastanza tranquillo, quasi incuriosito, vabbè, voglio vedere cosa è questo Covid. Ha colpito tutto il mondo, una grande tragedia, adesso è arrivato da me. Ero a casa ad aspettare, vediamo cosa succede. Mal di testa, non fortissimo ma fastidioso, una cosa tosta. Ho anche perso un po’ il gusto. E stavo lì tutto il tempo, a casa, incazzato, non potevo uscire, non mi potevo allenare bene. Stare fermo è terribile. A un certo punto parlavo con la casa e davo i nomi ai muri. Diventa un fatto mentale. Ti fissi e ti immagini tutti i mali addosso, anche quelli che non hai. Una sofferenza per quello che senti e per quello che pensi di sentire. Questo virus è terribile e non va sfidato. Distanze e mascherine, sempre".