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Lazio-Torino, Sconcerti: “DPCM non possono decidere sorti del calcio. Non sarei così certo che si rigiochi”

Lazio-Torino, Sconcerti: “DPCM non possono decidere sorti del calcio. Non sarei così certo che si rigiochi”

Le dichiarazioni rilasciate dal noto giornalista ed opinionista sul caso Lazio-Torino

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Il caso Lazio-Torino.

La sfida valida per la venticinquesima giornata del campionato di Serie A, in programma martedì 2 marzo alle ore 18.30 allo Stadio "Olimpico" di Roma, non si è giocata. I granata, infatti, non sono partiti alla volta della Capitale. Nonostante la quarantena disposta dall'Asl ai granata dopo i dieci casi di variante inglese, la partita non è stata rinviata. Il motivo? Secondo l'interpretazione della Lega di Serie A, si ha diritto ad un solo rinvio nel corso di una stagione. E il Torino ha già usato il bonus contro il Sassuolo.

Per questo motivo, gli uomini di Simone Inzaghi e gli arbitri si sono presentati regolarmente allo stadio. Il direttore di gara, Piccinini da Forlì, alle 19.15 circa ha dato la comunicazione ufficiale della mancata disputa del match. La parola passerà adesso al Giudice Sportivo. Cosa succederà? Lazio-Torino finirà per essere giocata come Juventus-Napoli?

"Un precedente solo non può fare legge. Peraltro non se c'erano due sentenze di condanna al Napoli e una per far rigiocare la partita. La motivazione dell'ultimo disse che la condanna era stata motivata ingiustamente dalla Corte d'Appello, che non ci fosse stato un giudizio sereno ma una condanna troppo pesante. Mi pare non si fosse entrati nel merito sul fatto se contasse più il parere della Asl o il patto tra calcio e Stato. Non sarei così sicuro che sia tutto automatico, e non siamo davanti a una pantomima: ci sono cose che vanno fatte, e infatti si presenta pure l'arbitro che è parte neutra. Se la Lazio non si fosse presentata avrebbe avuto anche lei partita persa... Ci sono delle regole". Lo ha dichiarato il noto giornalista ed opinionista Mario Sconcerti ai microfoni di 'TMW Radio'.

"C'è però una contraddizione in termini: la Asl rappresenta la municipalità e quindi lo Stato, ma la regola che permette alle squadre di andare a giocare è anch'essa frutto di un accordo tra calcio e Stato, visto che c'è la firma di Spadafora, allora Ministro. Sono cose fatte per sopravvivere: chiaramente non si sarebbe dovuto giocare a pallone, i calciatori hanno fatto sacrifici enormi, sono caduti come foglie d'autunno per quanti se ne sono ammalati. Credevo addirittura si fosse arrivati all'immunità di gregge. Non è stata presa nessuna decisione nuova, c'è un protocollo firmato, c'è una legge. Puoi fare come ti dice o come dice la Asl, sapendo però che dal punto di vista sportivo perdi la partita. La decisione di 10 mesi fa è stata fatta per salvare questa, di stagione. Non si può far decidere le sorti del calcio ai DPCM: già il calcio sta morendo nonostante si giochi. L'azienda è troppo grossa per poterla giudicare nei dettagli", ha concluso.

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