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Acerbi: “Io come un leone in gabbia, vi dico la mia idea sul futuro del calcio. Lotta scudetto? La Lazio merita il titolo”

ROME, ITALY - FEBRUARY 07:  Francesco Acerbi of SS lazio celebrates winning the Serie A match between SS Lazio and Empoli at Stadio Olimpico on February 7, 2019 in Rome, Italy.  (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

Le parole del difensore della Lazio, Francesco Acerbi, relative al presente e il futuro del calcio

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Francesco Acerbi racconta il suo isolamento.

Continua la quarantena per i giocatori di Serie A, costretti ad allenarsi tra le mura domestiche in attesa di conoscere il destino dei campionati e le modalità e le tempistiche con cui - eventualmente - concludere la stagione 2019/20. A soffermarsi sull'argomento è il difensore della Lazio, Francesco Acerbi, ansioso di tornare in campo dopo lo stop forzato dei campionati.

“Mi sento un leone in gabbia, spero che torni presto la normalità. Mi manca fare quello che amo, dal lavoro all’andare al bar a bere un caffè - ha ammesso il giocatore ai microfoni del sito ufficiale del club - Normale che poi ci si abitua a tutto, ma quando si ripartirà saremo i primi a scendere in campo. Ora siamo obbligati ad aspettare, lo faccio tenendomi impegnato. Non decidiamo noi. Mi alleno praticamente tutti i giorni facendo delle doppie sedute. Ho messo apposto il polpaccio, corro e vado in bici. Abbiamo delle tabelle e vedo di rispettarle, ma la mia prioriotà era guarire dal fastidio al polpaccio. Sono abituato a stare in casa e mi sono adattato in fretta. Mi tengo allenato da sempre, soprattutto per occupare la mente. Quando ci chiameranno sarà pronto nel migliore dei modi. Ora l’obiettivo è stare in forma, ma senza le gare abbiamo perso qualcosa. Speriamo che presto ci dicano di riprendere”.

Acerbi ha poi analizzato il momento vissuto dal Paese e, conseguentemente, anche dal calcio: “I miei abitano a Milano, li sento spesso. Stanno bene anche se sono stati momenti duri. Il pericolo resta ma l’importante è che se ne possa uscire. Per il calcio ma non solo. La salute degli altri per me è fondamentale. Il pallone è bello, per le economie ma anche per la passione. Noi possiamo vincere il campionato, ma se mi guardo intorno penso anche agli altri, a chi non ha lavoro per sempre. Se mi chiamano per tornare a Formello sarò il primi a partire. Il virus va contenuto al massimo”.

Inevitabile la parentesi relativa al futuro del calcio: “Il calcio continuerà come sempre, magari per uno o due anni ci saranno delle turbolenze. Sto sentendo tante ipotesi, ma bisognerà aspettare per sapere la verità. Io credo e spero che il 4 maggio si potrà piano piano ripartire. E chissà che tra un mese il contagio non possa scendere ulteriormente. Partite a porte chiuse? Secondo me sarà orrendo. Il tifo e le persone sono quelli che animano il calcio, i calciatori vengono dopo. Non riesco ad immaginarlo senza gli spalti gremiti. Non sarà facile giocare ogni 3 giorni in condizioni così particolari. Chi avrà i nervi più saldi vincerà. Noi lo scudetto lo meritiamo”.