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Sampdoria, Ferrero: “Zero certezze, non si può pensare di tornare a giocare. Io ho una proposta”

Le dichiarazioni del patron della Sampdoria: "Parlare di calciatori e campionati, quando c'è un'Italia che deve ripartire, mi sembra molto poco elegante"

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Prosegue, senza sosta, l’emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione del Coronavirus.

Una situazione complessa e drammatica che sta inevitabilmente sconvolgendo la quotidianità di ogni singolo cittadino e dell'intero mondo dello sport, che al fine di bloccare la diffusione del Covid-19 ha dovuto procedere con la sospensione di tutte le attività agonistiche fino a data da destinarsi. Una contromisura rigorosa ma necessaria che ha messo un punto di domanda sulle sorti dei campionati.

Sulla delicata questione si è espresso il patron della Sampdoria, Massimo Ferrero, che intervenuto ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport', ha detto la sua sulla possibilità di tornare a giocare in tempi relativamente brevi: "Non sono per il non riprendere il campionato a prescindere, semplicemente il calcio è una parte del Paese e il Paese oggi non sa dirci quello che potrà essere domani. Possiamo fare ipotesi, nessuno ha certezze. Noi in squadra abbiamo avuto diversi casi di Coronavirus. Ora dovrò andare a dirgli che potrebbero doversi allenare, magari giocare tre partite a settimana?A chi lo chiedo, a chi è stato male? A chi conoscerà famiglie a cui è andata peggio? Il calcio è anche o forse soprattutto una questione mentale".

CAUTELA - "Io uno tra i presidente più cauti in questa situazione? Si, perché osservo quello che succede. Il 3 aprile saremmo dovuti tornare ad allenarci secondo il piano precedente. E pensavamo di giocare dal 4 maggio. Oggi siamo agli allenamenti fissati, forse, per subito dopo il 13 aprile. E domani? Domani che succederà? Nessuno lo sa. Concludere la stagione oltre il 30 giugno? Servono almeno quattro settimane di preparazione. Ipotizziamo che si torni a giocare tra maggio e giugno, per poter chiudere i campionati massimo entro il 3 agosto, come avrebbe specificato la Uefa. Poi si riparte a ottobre, e finiremmo chissà quando. Così invece che al 2021 l’Europeo va rinviato al 2023".

PROPOSTA - "Finiamo qui, troviamo accordi con tv e giocatori che sono persone serie. E poi pensiamo a delle riforme per il movimento del calcio e non solo. Ho parlato con Percassi. Ripeto a maggior ragione: andiamo da lui a chiedere di giocare a calcio mentre Bergamo conta centinaia di morti?. Io suggerisco di vivere alla giornata, cercare di capire, stare tutti un po’ più zitti. Se ripartiamo e il virus torna che succede? Torniamo quando saremo sicuri, quando ci sarà un vaccino. Oppure qualcuno mi dica già da oggi che succederà in quel caso. Ma è impossibile, siamo condizionati da troppi se. C’è un’Italia che deve ripartire, gente che perderà il lavoro. E noi vogliamo davvero metterci a parlare di milioni di euro, di calciatori e campionati? Mi sembra molto poco elegante".