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Sampdoria, Ekdal: “Non riesco più a pensare al calcio, mi manca mia figlia. Ripresa? Ho la mia idea”

Le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista della Sampdoria Albin Ekdal, guarito dal Coronavirus, in merito al momento di isolamento che sta vivendo

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Parla Albin Ekdal.

Il centrocampista della Sampdoria è guarito dal Coronavirus, ma si trova adesso a vivere il lockdown a cui il Governo italiano ha sottoposto la nazione da solo a Genova. Un periodo, dunque, da dimenticare per il giocatore svedese, che attende con ansia il momento in cui, al termine dell'emergenza sanitaria, potrà riabbracciare i suoi cari. Intanto, però, pensa anche ad una possibile ripresa del campionato di Serie A.

"La prima settimana - racconta Ekdal ai microfoni della Gazzetta dello Sport - è passata bene, poi è diventato triste, non possiamo andare in giro, a me piace scendere sotto casa, parlare con le persone. Qui a Genova non ho neppure la mia compagna e mia figlia, un anno e mezzo di felicità. All’inizio per lei era divertente vedere papà su Facetime, ora il giochino non funziona più. Con i miei compagni ci siamo scritti tanto sulla chat, lo facciamo ancora, ma è normale che la frequenza sia diminuita. Anche con i miei genitori, in quarantena in Svezia, i contatti sono calati. Sono amareggiato, ma voglio e devo essere sincero: non per il calcio che si è fermato, bensì per questo virus che ha portato via tante vite ed avrà pesanti conseguenze economiche per le famiglie. Da sei settimane mi è difficile pensare al pallone. Se dovessimo ripartire a maggio saranno passate oltre sette settimane senza allenamenti, né pallone. In estate si fanno 2-3 settimane di ritiro, poi amichevoli prima del via. E la vacanza di un atleta è attiva. Riprendere troppo presto può essere pericoloso anche per gli infortuni".