SERIE B

Reggina, Saladini: “Consiglio di Stato? Credo nelle sentenze, non nei miracoli”

Reggina
Le dichiarazioni dell’ex presidente della Reggina sull’esclusione del club amaranto dalla prossima serie B
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Dopo diversi attimi di tensione fuori dagli studi, ai microfoni di Sportitalia ha parlato l'ex patron della Reggina Felice Saladini, il quale ha approfondito il tema estromissione della società amaranto dal campionato di Serie B. Di seguito, le sue parole:

È una situazione complessa, non un casino, è complessa da comprendere. Ecco perché i tifosi contestano, la Reggina non è una semplice squadra di calcio. Ma io ho fatto tutto quello che si doveva fare, persino ricorrere al Consiglio di Stato, che non è comprensibile di fronte a una legge dello stato; c'è però chi mi sostiene, chi sostiene la Reggina perché conosce la verità dei fatti e capisce bene le leggi dello stato. Io meno di un anno fa ho preso una Reggina praticamente fallita, aveva 20milioni di debito, e il 18 giugno dello scorso anno mi accollo il debito e salvo il club, versando 4 milioni e facendo iscrivere il club al torneo cadetto, seppur appunto la situazione debitoria. I debito però continuano ad aumentare fino a settembre, mentre guardavo le carte... ma ci sono stato, e perché? Perché sono calabrese e voglio valorizzare il mio territorio. In 10 mesi ho messo 15 milioni".

Prosegue poi, riguardo al Consiglio di Stato: "Ai miracoli non ci credo, ma alle sentenze sì, e la sentenza dice che il Tribunale di Reggio Calabria mi ha permesso di fare un piano di ristrutturazione del debito entro 30 giorni successivi alla data dell'11 giugno: io avevo quindi il tempo per sistemare le cose, ed ecco perché sono così determinato, ecco perché di fronte al Consiglio di Stato vado fiducioso. Che mi darà ragione, perché la legge è ripresa anche dalla Federazione. Se vorrò le scuse dei tifosi? Ma no, ho tanta gente e tante istituzioni dalla mia parte. Ci sta che i tifosi siano incazzati, ma io sono vittima di un sistema che mi ha messo spalle al muro".

C'è però in mezzo una cessione: "Io però ero divenuto il parafulmine di tutto, e allora ho raggiunto un accordo con un fondo inglese che ha poi nominato Ilari per gestire la questione societaria. Gli investitori, che poi dovranno aggiungersi, li ho visti, e se il 29 andrà bene li vedrete anche voi: ma ripeto, la Reggina al momento ha un socio e ha un amministratore. Io sono un difensore della Reggina, e andrò anche oltre il Consiglio di Stato se servirà, non mi sento al capezzale di nessuno. Ho fatto tanto, potevo fare di più e meglio, ma ripeto, ho venduto perché sono stato messo in un angolo da questo sistema: per liberare la Reggina potevo solo venderla. Ma non mollo. E se avrò ragione farò una festa da Serie A".

E conclude: "Il riferimento di un mio collaboratore che si è picchiato con Inzaghi è relativo a una delle ultime gare, c'è stato un misunderstanding tra dirigenza e staff tecnico, ma non è successo niente di che. Poi guardo oltre, e non è questione di ottimismo, ma di legge dello stato che dice che Saladini e la Reggina hanno ragione".

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