L'intervista

Sagramola: “Zamparini la bugia su Sabatini e casa a Palermo. Walter firmò in bianco”

Sagramola
L'intervista rilasciata dal dirigente rosanero, Rinaldo Sagramola, in esclusiva alla redazione di Mediagol.it tra passato, presente e futuro del club di viale del Fante

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Lo scorso 1 febbraio si è spento all'età di ottant'anni Maurizio Zamparini. Nella storia del Palermo, l'ex patron friulano è stato sia il presidente, sia il proprietario, rimasto più a lungo in seno al club rosanero (dal 21 luglio 2002 al 27 febbraio 2017 e dal 21 luglio 2002 al 1° dicembre 2018), portando il Palermo dalla Serie B alla A, fino all'Europa League e alla finale di Coppa Italia. Un Palermo capace di dare scacco alle big del calcio italiano, in grado di conciliare gioco, risultati e spettacolo. Viaggio di palpiti, emozioni, amore e fierezza. Di gioia e anche di amarezza.

Intervistato in esclusiva dalla redazione di Mediagol.it, Rinaldo Sagramola - amministratore delegato negli anni d'oro dell'era targata Maurizio Zamparini ed uno dei principali artefici del brillante modello manageriale che consentì ai rosanero di attestarsi con continuità nell'olimpo del panorama calcistico nazionale dal 2004 al 2012 - ha tracciato un quadro dei ricordi che lo legano allo stesso Zamparini.

Intervista realizzata da Leandro Ficarra

"Zamparini era una persona straordinaria, eccentrica, visionaria, generosa e competente. Le mie uniche stagioni in cui non ho avuto la delega sportiva è stato proprio con Zamparini a Palermo, perché a tenerla era lui con i grandi direttori sportivi - Foschi e Sabatini - con il presidente che voleva tenere per sé l'ultima parola. A lui non interessavano gli aspetti quotidiani legati alla politica sportiva, per cui io ho operato in quell'ambito con grandi soddisfazioni e senza avere problemi con nessuno. Eravamo un club modello ed in grande salute, con l'ottavo fatturato della Serie A, rispettato dagli organi istituzionali del mondo del calcio e anche dal punto di vista bancario. Per me Palermo è stata una palestra, io venivo da tutt'altra esperienza con il Vicenza con la prima proprietà straniera in Italia nel 1997. Con Zamparini trovai una forma di collaborazione tale per cui lui si 'scatenava' con i malcapitati allenatori e direttori sportivi di turno, gli piaceva tenere sotto controllo tutto. Un giorno venni a Palermo e andai ad abitare in una casa il cui affitto era pagato dalla società. Nel 2009 l'affitto era in scadenza e con mia moglie pensammo di trovare e comprare una casa nostra. Dopo aver trovato casa, Zamparini mi chiamò e mi disse: Ho saputo che hai comprato casa a Palermo, guarda che decido io quanto tu starai qui...", ha raccontato l'attuale dirigente del Palermo.

"Profili simbolo della storia moderna del Palermo in cima alla mia hit parade? Mi metti in imbarazzo, come calciatore non ho dubbi. Lasciando stare le stelle che hanno illuminato il Barbera, che sono tantissime, io dico sicuramente Giulio Migliaccio. Il mio prototipo del calciatore ideale, fatto di generosità e dedizione assoluta. Queste componenti lo hanno portato ad ottenere risultati che vanno aldilà delle sue personalissime qualità tecniche. Migliaccio è un giocatore nel cui spirito mi identificavo e che ho sempre ammirato tantissimo. Allenatori? Ce ne sono stati tantissimi, tutti molto bravi. Un esempio è Pioli che è stato mandato a casa subito e ora ha vinto il campionato di Serie A con il Milan. Tutti hanno dato il loro contributo, confrontandosi con un presidente molto esigente e con cui dovevi stare attento perché non appena prendevi un po' di visibilità diventava geloso (ride, ndr)", ha proseguito.

"Dirigenti? Sono stati tutti molto bravi, da Foschi a Sabatini. Io ho un rapporto personale fortissimo con Walter Sabatini, ci lega una sorta di affinità concettuale ed esistenziale e gli voglio molto bene. Per me il più bravo di tutti è Renzo Castagnini, ma con Sabatini c'è un feeling particolare. Walter l'ho imparato a conoscere e a subire quando ero a Roma con la Lodigiani. Lui lavorava con il settore giovanile della Lazio e siccome noi eravamo realtà leader della città a livello di vivaio, i calciatori volevano venire tutti da noi piuttosto che nella Roma e nella Lazio. Quando lui arrivò in biancoceleste non c'era più oratorio o campetto dove già non era passato per scoprire nuovi talenti. Sabatini lavorava 24 ore al giorno, sinceramente non saprei dirti come facesse. Quando poi andai a Vicenza lo chiamai per chiedergli se la sentiva di venire a fare il responsabile del settore giovanile con me in biancorosso. Lui mi disse che ci avrebbe pensato, poi incappò in una serie di disavventure disciplinari per motivi ingenui che lo misero in imbarazzo, per cui alla fine non mi diede più risposta. Arrivando ai nostri giorni ci fu un momento in cui mi chiamò Zamparini dicendomi: 'Senti Rinaldo, mi parlano tanto bene di questo Walter Sabatini, tu lo conosci?'. La mia risposta fu un no secco, perché Zamparini si sarebbe insospettito, sapendo che già ci conoscevamo (ride, ndr). A quel punto Maurizio mi chiese di informarmi sulle qualità di Sabatini. Dopo un po' di tempo lo richiamai dicendogli che era bravissimo. Allora ci incontrammo e addirittura firmò un contratto in bianco. Questo per far capire quanta voglia aveva di venire a Palermo. Sabatini è una persona eclettica con una sensibilità umana, calcistica e tecnica molto rara", ha concluso.

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