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L'INTERVISTA

Aronica: “Percorso in panchina e mia idea di calcio. Mazzarri, Gasp e Italiano…”

Aronica

L'intervista esclusiva concessa da Salvatore Aronica, ex difensore di Palermo, Napoli e Juventus, alla redazione di Mediagol.it

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Una carriera importante da calciatore, all'insegna di passione, spirito di sacrificio e determinazione feroce. Salvatore Aronica ha costruito su forza mentale, prestanza atletica e personalità, una parabola professionale ascendente nel corso della quale si è ritagliato una dimensione importante in Serie A e vissuto l'ebbrezza della partecipazione alla Champions League. Juventus, Messina, Reggina, Napoli, Palermo, sono tante le maglie indossate dal classe 1978 che ha deciso di intraprendere la carriera di allenatore una volta appesi gli scarpini al chiodo.

L'esordio in panchina nel settore giovanile del Trapani, l'esperienza in Serie D sulla panchina del Savoia: Salvatore Aronica ripercorre i suoi primi passi da allenatore nel corso dell'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it. 

"Che allenatore sono? Ho smesso di giocare da non molto ed è sicuramente un vantaggio. Ho militato anche in club molto importanti che mi hanno fatto crescere, ho arricchito il bagaglio da calciatore ed anche a fine carriera già avevo messo in prospettiva il mio futuro da allenatore. Ho iniziato ad allenare i miei primi due anni a Trapani, conoscendo dei grandissimi ragazzi nel settore giovanile, per poi approdare al Savoia in Serie D. Nella prima squadra cambiano le responsabilità ma allenare i grandi è quello che più mi si addice. Il regolamento del campionato dilettantistico ti obbliga ad avere in prima squadra anche calciatori giovanissimi. Bisogna curare molto l'aspetto psicologico e capire il temperamento di alcuni ragazzi perché hai anche a che fare con diciottenni, diciassettenni e sedicenni che talvolta non capiscono la responsabilità di giocare in prima squadra a causa della poca esperienza. Cerco di essere coerente con tutti, sia giovani sia esperti, e di trovare la giusta amalgama in seno al gruppo. Va portata avanti un'idea di calcio, poi dipende dalla dirigenza che non sempre in queste categorie ti lascia carta bianca, consentendoti di fare ciò che ritieni opportuno. Bisogna poi avere la concretezza e la personalità per fare l'allenatore, infine l'autorevolezza e l'autorità non devono mancare.

Ho cominciato con il 3-5-2 e con il 3-4-2-1 perché ho avuto la fortuna di giocarlo da protagonista per diversi anni. Ho iniziato allenando a Trapani con Vincenzo Italiano, lui la prima squadra ed io subito dietro, e per una filosofia societaria intraprendemmo per tutte le formazioni il 4-3-3 come modulo di riferimento. Mi sono specializzato anche in quest'ultimo schieramento ma adesso uno dei miei preferiti è il 3-4-2-1 con i due trequartisti e la punta centrale, in conformità alle ideologie tattiche di Mazzarri e Gasperini, allenatori che ho avuto e da cui ho appreso davvero tanto. Italiano ha già dimostrato a Trapani di sapersela cavare, nonostante una squadra costruita nell'ultimo giorno di mercato, con gestioni societarie che si scambiavano continuamente. Ha dimostrato di avere grande voglia e nel giro di pochi anni, grazie alla sua competenza, è arrivato ad allenare in serie A".

 

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