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Di Marzio-Mediagol: “Nuovo Palermo ok, ma il difficile verrà dopo. Sagramola e Castagnini? Dico la mia. La Serie C…”

L'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it da Gianni Di Marzio, ex di Napoli e Palermo, esperto dirigente e consulente di mercato

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Sulla cresta dell'onda da oltre cinquantanni.

Gianni Di Marzio è un'icona poliedrica del nostro calcio. Allenatore, direttore sportivo, consulente di mercato, sopraffino talent scout. Tanti ruoli interpretati con carisma, personalità e competenza nel corso di un percorso professionale variegato e ricco di prestigiose gratificazioni. Istrionico, dissacrante, schietto ed autorevole. Gianni Di Marzio ha vissuto da protagonista cicli ed ere profondamente diverse nel mondo del calcio, riuscendo sempre a ritagliarsi un ruolo di primo piano, a vincere o comunque incidere in modo determinante. Nato a Napoli nel 1940, l'ex tecnico, tra le altre, di Napoli, Palermo e Catania, è stato colui che fiutò per primo il talento inarrivabile di Diego Armando Maradona e propose alla Juventus, nel corso del suo mandato in qualità di responsabile del mercato estero dal 2001 al 2006, un giovanissimo Cristiano Ronaldo alla sua terza presenza con lo Sporting Lisbona. Tante le promozioni in massima Serie ottenute da allenatore, una storica qualificazione in Coppa Uefa ed una finale di Coppa Italia alla guida del Napoli. Queste costituiscono soltanto alcune perle di una carriera pregna di intuizioni e successi che hanno fatto di Gianni Di Marzio uno dei dirigenti più esperti e dei consulenti più apprezzati nel panorama calcistico internazionale. Un legame profondo con la Sicilia, il biennio indimenticabile da allenatore del Catania, 1982-1984, l'esperienza del 1991-1992 a Palermo. Nel capoluogo siciliano ha firmato da dirigente e profilo di riferimento dell'allora patron, Maurizio Zamparini, una straordinaria salvezza in rimonta in Serie A nella stagione 2015-2016. Un binomio eccellente quello tra Gianni Di Marzio e Davide Ballardini, che con l'ausilio dei senatori di quella squadra, Sorrentino, Maresca e Gilardino su tutti, riuscirono con un finale di torneo entusiasmante ad evitare la retrocessione.

Nel corso di un'interessante intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it, il dirigente napoletano si sofferma sul nuovo corso societario rosanero targato Dario Mirri e Tony Di Piazza. 

"Nuovo corso del Palermo? Penso stiano facendo le cose bene, direi da Serie A, al di là che parliamo di un campionato che in teoria è scontato che i rosanero vincano, anche se nel calcio non si può mai dire. Per quella che è la piazza di Palermo, con un pubblico meraviglioso ed una grande tradizione alle spalle, i nuovo vertici societari hanno fatto le cose serie, con competenza e sobrietà, senza suonare troppe grancasse, quindi io mi sono fidato immediatamente. Ci sono degli addetti ai lavori di alto livello, gente che conosce il proprio lavoro: professionalità, passione e competenza come tratti distintivi della dirigenza. Castagnini e Sagramola sono una coppia di manager da Serie A, possono gradualmente fare un percorso di alto livello, sempre che la la proprietà riesca a mettere a disposizione il budget necessario per poter poi soddisfare le esigenze del campionato e del pubblico. Tralasciando il rush finale dell'attuale campionato di Serie D, adesso inizieranno progressivamente maggiori difficoltà, non tanto nella prossima stagione, ma quando poi la squadra approderà in Serie B.  Il reale gap tra Serie D e Serie C? C'è una grande differenza, i semi-pro hanno calciatori un po' già da Serie B, il livello di competitività è sensibilmente più alto, considerando anche che ci sono delle piazze importanti con squadre che hanno un blasone ed un bacino d'utenza importante come Reggina, Bari e Catania. Un Palermo in Serie B farebbe ancora gola a potenziali facoltosi investitori nel mondo del calcio? Penso proprio di si perché Palermo è una piazza importante, gente passionale, civile e corretta che non ha mai lasciato da discutere su cose antipatiche. Se fai le cose bene il pubblico risponde presente e significa riempire sistematicamente il Renzo Barbera.  Non dimentichiamo che, al netto delle ultime tristi vicissitudini, il club rosanero ha una storia di livello ed un blasone importante. Tuttavia, mi chiedo: perché affidarsi a gente di fuori se hai degli addetti ai lavori molto competenti in loco, capaci di gestire perfettamente la società e portare giocatori di qualità. I palermitani sono all'altezza di fare cose importanti da soli senza legarsi a personaggi che vengono da fuori che magari non conoscono a dovere la realtà. Analizzando il panorama calcistico nazionale, oggi siamo però purtroppo in mano a cinesi, arabi e magnati esteri. Il  Palermo  deve essere dei palermitani. Il mio ricordo da allenatore a Palermo  nel 1991-1992? Alla Favorita  gli avversari non passavano neanche la metà campo, la stessa Udinese costruita per dominare la Serie cadetta ebbe tante difficoltà e fu sconfitta nettamente dal mio Palermo. Nonostante l'amara retrocessione. quel percorso fu fantastico, ho un ricordo tra i più intensi ed emozionanti della mia carriera da tecnico. In casa avevamo una media da promozione ma non riuscimmo a recuperare i punti che nella gestione tecnica precedente alla mia non erano stati fatti; fu un peccato perché facemmo una grande cavalcata e sfiorammo l'impresa salvezza".