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ESCLUSIVA

Addio a Zamparini, Perinetti: “Uomo sensibile e passionale, amava i palermitani”

Perinetti

Le dichiarazioni rilasciate dall'ex direttore sportivo del Palermo, Giorgio Perinetti, ai microfoni di Mediagol.it

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Si è spento all'età di ottant'anni Maurizio Zamparini. Lo storico ex numero uno di Venezia e Palermo è morto nella notte all'Ospedale Cotignola di Ravenna per alcune complicazioni legate ad un problema al colon che ne aveva determinato il ricovero nei giorni scorsi.

Nella storia della società rosanero, Zamparini è stato sia il presidente, sia il proprietario, rimasto più a lungo in seno al club (dal 21 luglio 2002 al 27 febbraio 2017 e dal 21 luglio 2002 al 1° dicembre 2018), portando il Palermo in alto: dalla promozione dalla Serie B alla A, all'Europa League fino alla finale di Coppa Italia.

Un Palermo capace di dare scacco alle big del calcio italiano, in grado di conciliare gioco, risultati e spettacolo. Viaggio di palpiti, emozioni, amore e fierezza. Fremiti, speranze e lacrime. Di gioia e anche di amarezza. Intervistato in esclusiva ai microfoni di Mediagol.it, anche Giorgio Perinetti ha ricordato l'ex numero uno di viale del Fante. Tra i manager più esperti e stimati del panorama calcistico italiano, il dirigente originario di Roma ha scritto pagine professionali indimenticabili a Palermo, in varie fasi ed a più riprese.

"Devo dire che Zamparini si colloca in due periodi del calcio italiano ed in primis quello di Venezia in cui ha raggiunto risultati incredibili per una piazza così. Ha avuto grandi dirigenti, Marotta e Gianni Di Marzio fra i tanti. Ha avuto a che fare con grandi allenatori come Spalletti e Prandelli. Era un ottimo imprenditore calcistico e non solo, ma è stata la passione che ha sempre contraddistinto la sua attività. È stato un grande tifoso delle proprie squadre e questo è un aspetto che al giorno d’oggi è raro. I tifosi lo amavano tanto e ormai una figura passionale come la sua non si trova facilmente. Anche con le sue scenate, la schiettezza... Conoscevo anche lo Zamparini intimo, la sua ammaliante e coinvolgente umanità, come quando mi voleva a Palermo ma io ero del Bari. Mi corteggiò, mi stimolò e alla fine dissi sì. Amava la cucina, i  suoi vini e i suoi formaggi. Amava parlare di calcio in serenità a trecentosessanta gradi. Dietro il suo lato burbero si celava un uomo sensibile. Spesso esagerava verbalmente, ma  aveva un animo buono. Una persona che ci manca in questo momento, ci vorrebbe una figura passionale e di carattere come lui, che possa esprimersi con schiettezza sempre.

La perdita del figlio Armando di qualche mese fa ha influito, lo ha sicuramente segnato in modo dilaniante. Spesso non guardava le partite in diretta allo stadio e se le gustava in differita. Aveva già perso il suo mondo, il calcio, e questa è stata un’ulteriore mazzata per lui. Io ricordo la telefonata in cui mi ringraziò per avergli segnalato Ilicic. Quando ci siamo separati ricordo che il Palermo vinse il campionato di Serie B dominando. Dovevo rinnovare il contratto che mi legava al Palermo e avevamo già preso appuntamento, poi, improvvisamente decise di contraddire la sua decisione originaria. In ogni caso, la stima non è mai venuta meno. Mi aveva considerato di nuovo successivamente e questo mi fece piacere. Poi, qualche dirigente lo dissuase. L’invidia o la voglia di mantenere la poltrona alle volte fanno da padrone, parlo di chi c’era allora. Durante i nostri pranzi e le nostre cene lui era sempre sereno parlando di calcio. Quando lo criticavano ogni tanto qualche problema veniva fuori, ma questa è la vita. I tifosi del Palermo lo ricordano con immenso affetto? Attestati di stima meritati, perché amava la sua società, la gente, i tifosi. Alle volte non lo dava ad intendere in maniera netta, ma voleva molto bene ai palermitani. Il suo finale in rosanero? Un complesso susseguirsi di vicende. Lui non amava il calcio moderno, ovvero il cosiddetto calcio business", ha concluso l'esperto dirigente originario di Roma.

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