TARANTO-PALERMO

Taranto-Palermo 3-1: sblocca Saraniti, la chiude Diaby. Rosa pallido allo “Iacovone”

Saraniti la sblocca con il classico gol dell'ex e trascina il Taranto al successo contro un Palermo impalpabile. Benassai raddoppia, Almici accorcia, Diaby chiude il match. Formazione di Laterza che vince con merito, rosanero non pervenuti

⚽️

di Leandro Ficarra

Sconfitta senza appello, segnali preoccupanti.

Numerosi gli elementi di criticità emersi dall'abulica performance del Palermo di Filippi allo stadio "Erasmo Iacovone" di Taranto.

La compagine rosanero ha steccato il match sotto ogni punto di vista, facendosi divorare in sede di approccio alla gara dalla brillante formazione di Laterza, mostratasi marcatamente dominante sul piano mentale, atletico ed agonistico, ancor prima che tecnico.

Sincronismi, intensità e ritmo travolgente del 4-3-3 dei padroni di casa hanno mandato in tilt il dispositivo tattico della squadra siciliana, sfilacciata ed approssimativa nella gestione della fase difensiva, sterile e desolatamente inerme in sede propositiva. Il gap tra òe due squadre, in termini di reattività, ferocia, rapidità di pensiero ed esecuzione, è stato evidente fin dal primo giro d'orologio. Due marce di differenza a tracciare un solco prestazionale vistoso tra un Tarantoelettrico, famelico e straordinariamente coeso, ed un Palermo supponente ed intorpidito, forse sorpeso da cotanta veemenza.

Saraniti ha preso il tempo alla difesa ospite su palla inattiva, sfruttando la sponda del destino e la carambola, fortuita, e letale per Pelagotti, della sfera sulla spalla di Lancini. Acuto dell'ex che assurgeva a suggello di un primo scorcio di match a fortissime tinte rossoblu,  con De Rose e Luperini sovrastati dagli omologhi di reparto, Almici e Gironpresi spesso alle spalle dai tagli degli aculei del tridente pugliese, i centrali difensivi, privi di adeguata schermatura, in ambasce nell'uno contro uno ed incredibilmente svagati in lettura e disimpegno. Mai una trama capace di far breccia nella densita ionica, Palermopressato alto ed in perenne affanno, costretto a forzare la giocata, talvolta scolastica, altre decisamente imprecisa. Floriano spesso avulso dalla manovra ed inghiottito tra le linee tarantine, Brunori e Soleri serviti poco e male, sia centralmente sia dall'esterno.

Giovinco a timbrare la traversa, Lancini e Perrotta a rimediare due cartellini gialli per turare falle figlie di banali errori nel giropalla difensivo.  

Gli unici lampi degni di nota della prima frazione tra gli ospiti erano firmati Soleri: due incornate della boa scuola Roma a turbare la soporifera tranquillità del portiere di casa Chiorra. Filippi ha cercato di stravolgere interpreti, spirito ed assetto tattico nella ripresa, perfettamente consapevole che urgeva una decisa virata per legittimare speranze di rimonta. Dall'Oglio e Valente le prime carte giocate dal tecnico rosanero in luogo di Floriano e Giron.

L'ennesima dormita su palla inattiva, con annesso raddoppio del Taranto firmato Benassai, pareva chiudere ogni discorso.

Poi, l'incertezza di Chiorra sul tirocross di Almici ha riacceso una flebile speranza in casa Palermo.

Prima Silipo per De Rose, quindi Fella per Doda. Filippi ha rotto ormeggi ed indugi, coniando uno spregiudicato 4-2-3-1 per giocarsi ogni residua chance di raddrizzare il risultato. Almici e Valente esterni bassi, Lancini e Perrotta centrali difensivi, Luperini e Dall'Oglio cerniera in zona nevralgica, Silipo, Fella e Soleri a sostegno di Brunori.

Il Taranto si è raccolto bene a protezione della sua meta campo, serrando i ranghi, azzerando interspazi e concetto di profondità. Il Palermo ha mostrato tanta volontà ma pocher idee, un forcing inerziale e generoso, privo di geometria e qualità tali da poter creare scompensi significativi alla retroguardia pugliese. Al netto di qualche traversone, letto e spazzato senza patemi dalla difesa di Laterza, la squadra rosanero non ha prodotto nulla in termini di conclusioni o potenziali azioni da gol. Evanescenza preoccupante, in ragione del fatto che Filippi ha fatto ricorso a quasi l'intero roster offensivo nell'ultimo quarto di match.

Con il baricentro alto e l'undici farcito di interpreti dalla marcata vocazione offensiva in ogni reparto, il Palermo si è inevitabilmente smagliato, concedendo campo e ripartenze al Taranto. L'espulsione di Lancini per doppio giallo ha ulteriormente complicato il quadro per gli ospiti, i pugliesi hanno sprecato due situazioni di superiorità numerica, prima di chiudere il match con il tris firmato Diaby. Il rendimento fin qui deludente di alcune individualità che hanno in dote nel proprio bagaglio tecnico i  numeri per spostare gli equlibri, le ricorrenti amnesie difensive, figlie di supponenza ed errori tecnici marchiani, l'utilizzo in alcuni reparti di giocatori non specialisti del ruolo adattati all'occorrenza, l'impiego esiguo di elementi che avrebbero immaginato ben altro minutaggio in questo primo scorcio di stagione, la palese difficoltà a conferire incisività e qualità alla propria fase offensiva, con trequartisti spesso poco coinvolti e attaccanti non sempre serviti a dovere.

Incognite, spunti di riflessione, aspetti perfettibili e difetti di fabbrica su cui lavorare. Tutto normale, fisiologico e legittimo all'alba di una nuova stagione,

Ciò che desta maggiori perplessità, alimentando comprensibili preoccipazioni, è principalmente l'aspetto mentale e nervoso. Troppo spesso la squadra non impatta il match in modo adeguato sotto il profilo agonistico e motivazionale. Restando immobile, o quasi, ai blocchi di partenza e facendosi fagocitare dalla garra degli avversari. Grinta, carattere, sana e vigorosa cattiveria calcistica. Voglia di imporsi sull'avversario, di correre a perdifiato e lottare strenuamente per conquistare metri e pallone, superando di slancio il rivale ed i propri limiti. Prerogative preponderanti ed imprescindibili, da ritrovare possibilmente in fretta, per nutrire concrete ambizioni di vertice in questa categoria.