Origini umili, una famiglia perbene da cui ha appreso i valori giusti da adottare.
serie b
Puscas si racconta: “Io un cavallo pazzo, ho il fuoco dentro. Le mie passioni oltre al calcio…”
L'attaccante dei rosanero ha raccontato alcuni aneddoti relativi alla sua famiglia
E' la frase che raccoglie la vita di George Pușcaș, attaccante rumeno arrivato al Palermo durante la sessione di calciomercato conclusasi pochi giorni fa. Concessosi in un'intervista ai microfoni de Il Corriere dello Sport, l'attaccante classe 1996 ha raccontato alcuni aneddoti legati ai suoi familiari, che sono stati fondamentali per la sua crescita come uomo prima ancora che come calciatore, e da cui ha appreso la passione per la natura e per la moda: "Come chiamarmi? Non ho vezzeggiativi se non il mio nickname, Puski. Con la "k", quella che mi avrebbe regalato un cognome prestigioso nel pianeta calcio come Ferenc Puskas, più gol che partite, leggenda del ventesimo secolo. Lui ungherese, io rumeno al cento per cento. E...ariete, carattere forte, ambizioso, il fuoco dentro. Fidanzato? No, sarebbe una complicazione per ora. Il mio nome significa contadino e la casa di famiglia, a Marghita dove sono nato, ha un giardino che papà coltiva con amore. Tanti cibi provengono dal nostro orto, anche il vino ha l'etichetta Puscas. E poi conigli, galline, cani, gatti. Quando torno a casa, un'oasi in aperta campagna, riesco a liberarmi dalle tensioni del calcio. I miei genitori? Quasi fratelli. Marcel, laureato in ingegneria per la sicurezza, lavora in una industria e gestisce un negozio di famiglia. Gabriela è una mamma che ama i bambini e l’eleganza. Da lei ho preso la passione per la moda. In vacanza, torno me stesso. Indosso quello che fa trend, colori vivaci e appariscenti. Mi piace farmi fotografare, partecipare al party Gatsby anni ‘30, utilizzare outfit particolari con occhiali trasparenti e bandane simbolo dell’America che vorrei scoprire. Sono stato a Washington con l’Inter, poco per i miei gusti. Infine, mia sorella Deea, laureata in lingue".
Un rapporto molto forte quello che il centravanti ha con la sorella, che lui stesso definisce essere la sua miglior complice: "Da bambini, rubavamo le bombolette spray e fingevamo d’intervistarmi. Mi dice che se sono disinvolto è grazie a lei. Era mia complice, praticavamo karate, fino alla cintura nera. La sceneggiata del Duomo di Milano, con il fidanzato che mi chiedeva in ginocchio la mano di Deea, concessa dopo avere ricevuto l’anello della promessa, l’ho inventata io; lui è un politico, un bravo ragazzo. Si sposeranno a breve. Cristi sa che dietro a Deea ci sono io... cavallo pazzo. Quel ragazzino turbolento, terribile, che faceva a pugni con tutti e passava le giornate tra arti marziali, calcio, nuoto e tennis. E voleva essere sempre il primo".
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