Di Andrea Geraci
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Professione bomber, Roberto Stellone: la carriera, gli infortuni, l’amicizia con De Biasi e il Palermo…
Storie di bomber, non sempre sotto la luce dei riflettori, che hanno lasciato un segno nei campionati più importanti
La testa è ancora quella del calciatore in attività, nonostante abbia appeso le scarpette al chiodo nel 2011.
Forza, grinta e determinazione. Sono queste alcune delle qualità che si possono certamente attribuire a Roberto Stellone sia da giocatore, sia da allenatore. Un attaccante che non sempre godeva della luce dei riflettori, ma ricordato per prestazioni, gol di un certo peso e per quell'ironia che lo ha sempre accompagnato anche nei momenti più difficili.
Il Palermo era nel suo destino.
"Oggi è il giorno di Stellone". Per un mese, diversi anni fa, i quotidiani sportivi (e non) nazionali titolavano così il suo possibile trasferimento in rosanero, mai concretizzatosi. Almeno da calciatore. Sì, perché oggi le sorti del Palermo sono proprio nelle sue mani. Dopo l'obiettivo promozione sfumato la scorsa stagione ed il successivo inspiegabile esonero, Stellone a settembre è tornato in Sicilia, conquistando una serie di risultati utili di fila. Ed il primo momentaneo posto in classifica.
Il gol è comunque nel suo destino. Ieri bomber di professione, oggi esalta le qualità degli attaccanti attualmente in seno all'organico a sua disposizione.
CARRIERA - Nato a Roma il 22 luglio 1977, Stellone ha mosso i primi passi nella Lodigiani in C. Tre anni in controtendenza nel corso del quale ha trovato una sola volta la via della rete. Nel 96-97, invece, scopre il profumo del gol, mettendo a segno sedici reti in 31 partite. Da quel momento, sono stati nove i cambi di maglia e tre le avventure speciali.
La prima in quel di Napoli con l'immediata promozione in Serie A dei partenopei, l'amarezza della retrocessione, la soddisfazione della fascia da capitano e, oltre a tanti gol, i primi infortuni. La sintesi perfetta di quella che sarebbe stata la sua vita da bomber.
Molto importante, ma sfortunato, l'anno passato al Genoa. Stellone, che a quel tempo giocava al fianco di un certo Diego Milito, è riuscito a mettere a segno diciotto gol in 22 presenze, portando i rossoblù nella massima serie. A causa dello scoppio del caso Genoa, un illecito sportivo che coinvolse la società ligure nel 2005 con l'accusa di aver aggiustato a proprio favore il risultato di una partita del campionato di Serie B, però, Stellone e compagni vennero declassati in C.
Quattro anni indimenticabili, invece, quelli di Torino. Poche reti (solo sedici) ma tante emozioni: ancora una promozione in A, le due salvezze centrate sotto la guida di Gianni De Biasi ed infine l'amara retrocessione.
Dopo lo scivolone in B della compagine granata, Stellone ha scelto di trasferirsi al Frosinone, dove ha giocato per due anni prima di annunciare nell'estate del 2011 il suo ritiro. Ed in quel di Frosinone ha avuto inizio anche la sua carriera da allenatore. Una scalata fantastica: prima lo scudetto con la Berretti, poi con la prima squadra dalla Lega Pro alla Serie A. A conferma del suo grande feeling con le promozioni.
CURIOSITA' - Importantissimi per Stellone sono stati gli anni trascorsi al Torino. Lì conobbe l'ex rosanero Gianni De Biasi, protagonista in granata di una scalata tutt'altro che scontata, con una squadra costruita da zero in poco tempo.
Circa un mese fa, proprio De Biasi ha speso parole al miele per il suo ex attaccante: "Non mi aspettavo che il mio bomber diventasse un allenatore. Assolutamente no. Avesse avuto una testa diversa quando giocava avrebbe ottenuto risultati da big. Roberto era ed è un ottimo ragazzo, solido, con la testa sulle spalle, capace di vincere e lo ha dimostrato", sono state le sue parole. Un rapporto solido e di stima, quello che lega i due. "Forse potevo diventare un big, se non avessi avuto De Biasi... Scherzo, ovviamente - ha replicato Stellone dopo le dichiarazioni rilasciate da De Biasi -. Con lui mi sono trovato molto bene, anche quando non giocavo. Mi ha insegnato tanto".
Un aneddoto divertente è certamente quello relativo alla notte prima della finale play-off tra Torino e Mantova, raccontato dallo stesso Stellone. "Per carattere sono sempre stato così anche da giocatore, pronto alla battuta con i compagni e con il mister. La notte prima del ritorno con il Mantova fu il caos. Era partito tutto qualche giorno prima quando avevamo iniziato a tirarci degli schiaffetti nei corridoi dell’hotel. Arrivammo alle risse organizzate e agli agguati con le clave di plastica, ci andò di mezzo anche De Biasi. Quella notte stavamo facendo casino, venne su, voleva anche lui scaricare un po’ di adrenalina. S’è ritrovato in camera mia, di Jimmy Fontana e di Davide Nicola. 'La finiamo con sto casino? Domani c’è la partita…'. Lo buttammo sul letto e lo gonfiammo di mazzate...".
GLI INFORTUNI - Gli infortuni, sì. Il vero tallone d'Achille di Stellone. Tanti e mai banali. Nessuna lacrima, però, e tanta forza di volontà per ricominciare. "A vent'anni mi sono rotto il tendine d’Achille, a 21 hanno dovuto rioperarmi. Ero in ritiro con il Parma di Thuram, Cannavaro, Crespo. Persi la Nazionale. A 22 il crociato, poi di nuovo sotto i ferri per pulizia della cartilagine. La spalla, la peritonite, la pubalgia", ha spiegato in passato ai microfoni di Toro News. Un calvario senza fine.
CARATTERISTICHE TECNICHE - Forte sia con i piedi che di testa (famose le sue spizzate per servire i compagni), era in grado di agire da prima o da seconda punta grazie alla sua tecnica palla al piede e ad un mancino preciso. Era onnipresente e completo, considerata la sua forza fisica e la mobilità.
Nonostante la sfortuna, Stellone da calciatore è riuscito a lasciare un segno importante. Meritava di più, ma rimarrà certamente nella mente degli appassionati per aver regalato grandi momenti di calcio ai tifosi delle squadre in cui ha militato.
Una pagina però è ancora tutta da scrivere: il Palermo e Roberto Stellone lo sanno bene...
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