PARMA-PALERMO

Parma-Palermo 3-3: magie Brunori, dominio ducale. Segre tris, rosa shock nel recupero

Succede di tutto al Tardini: due magie di Brunori mandano avanti i rosa, il Parma domina ma il Palermo regge a denti stretti. Accorcia Estevez poi Segre sembra chiuderla al novantesimo. Mihaila e Charpentier all'ultimo respiro gelano Corini
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Palermo calcio

Il barlume di una svolta, almeno psicologica, diviene in un'inezia un'ulteriore mazzata carica di frustrazione e rimpianti.

Difficile che spiegare che il Palermo in piena crisi di Corini era avanti di due gol al Tardini al novantesimo, contro la capolista ed in una gara dominata in lungo ed in largo dai ducali, ed è riuscito a non vincere la partita. Ardore, vis agonistica, generosità ed abnegazione, due gemme balistiche di Matteo Brunori. La prestazione del Palermo, apprezzabile per applicazione e volontà, ma estremamente modesta sul piano dei contenuti calcistici, è tutta qui.

Sulle magie del suo capitano, lob dolcissimo e col contagiri da cinquanta metri e destro fatato dal limite a baciare l'incrocio, la compagine di Corini ha provato ad edificare la sua gara di mero contenimento e sofferenza a protezione di Pigliacelli. Il Parma è apparso obiettivamente di un altro pianeta per armonia, fluidità e coralità delle trame proposte. Linearità, geometria, incisività: sincronismi ed automatismi quasi perfetti in fase di possesso, alla base di una manovra sviluppata con limpidezza, rapidità e notevole qualità tecnica. Squadra di Pecchia padrona del campo e del gioco, che ha chiuso per novantasei minuti il Palermo all'angolo, con i rosa alla stregua di un pugile barcollante, che cercava di tenere sempre alta la guardia per parare ed arginare in qualche modo la serie di colpi sferrata da un avversario decisamente superiore. Eppure, i due ganci sferzanti da ko, li aveva assestati entrambi Matteo Brunori,  capitalizzando meravigliosamente due palle recuperate da Coulibaly in zona nevralgica,  gettando le basi di una possibile piccola impresa calcistica, tramutatasi in mera d effimerae illusione al desio dell'extra-time.

Con un centrocampo muscolare e votato esclusivamente ad interdizione e schermatura, con Gomes, Segre e Coulibaly, e i due esterni del tridente a ripiegare costantemente sulla spinta poderosa del Parma con le catene laterali, il 4-3-3 di Corini è stato per larghi tratti una sorta di 6-3-1.

Senza girarci troppo attorno, difesa strenua, stoica e vigorosa nei propri venti metri di campo e licenza di contropiede, se e quando il Parma ne avesse concesso la possibilità. La prodezza di Brunori dopo pochi secondi dall'avvio, una vera e propria gemma balistica sul break di Coulibaly, ha ulteriormente esasperato questa condotta di gara. Stringere denti e maglie, rintuzzare ed arginare le avvolgenti e ficcanti trame di un avversario con cui intercorreva un gap abissale in termini di condizione psicofisica, impianto di gioco e cifra tecnica complessiva. Poi l'ennesima esecuzione d'alta scuola di Brunori, stoccata a giro sublime dai venti metri su assist di Di Francesco, originata dall'ennesimo ruggito vincente di Coulibaly in mediana, pareva suggerire che oggi era davvero tutto possibile per Lucioni e compagni. Ma, nonostante il doppio vantaggio fungesse da psicotonico nei gladiatori in maglia rosa, ripristinando un pizzico di reattività e veemenza su tackle e seconde palle, il canovaccio del match non mutava di una  virgola. Ripresa in fotocopia, Parma straripante e dominante, Palermo a fare muro nei sedici metri, soffrendo e arrancando, senza la forza, le idee, la lucidità di provare a far male agli emiliani, col baricentro proteso in avanti e fisiologicamente esposti in fase difensiva. Estevez trovava la deviazione provvida per i ducali di Lund, che beffava Pigliacelli ed il forcing crociato è progressivamente divenuto assedio. Bonny si divorava il pari, Bernabè lo sfiorava, la selva di gambe dei rosa sbrogliavano matasse complesse e disinnescavano flipper impazziti nell'area piccola sugli assalti, ragionati e reiterati, della squadra di Pecchia. Corini richiamava in sequenza Di Francesco, Coulibalu, Di Mariano, Lund e Brunori. Spazio a Valente, Henderson, Buttaro, Aurelio e Soleri. Pecchia giocava le carte Charpentier, Mihaila e Sohm.

Quando Buttaro infieriva in pressing sull'indecisione di Balogh, lanciando Segre a campo aperto verso Chichizola, l'ex Torino sembrava dare un calcio alla crisi con il suo destro vincente per il gol del tris. Era il novantesimo. Poi un rimpallo poco fortunato,, Soleri che incoccia il corpo di Sohm in un rinvio e Mihaila che piazza il destro della speranza crociata. Difficile spiegare la mancanza di cattiveria e reattività in marcatura al minuto novantasei dell'intera retroguardia rosa Punizione della trequarti per il Parma ed ultima palla utile del match. La parabola di Bernabé è lenta e leggibile, ma la difesa di Corini si fa scavalcare dalla traiettoria ed osserva il liberissimo Charpentier insaccare di testa sul secondo palo, con Pigliacelli in ritardo e non certo irreprensibile nella circostanza. Il sogno diventa incubo o quasi. La scintille della possibile svolta rischia di trasformarsi in un deleterio e cocente boomerang del rimpianto.

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